Fabrizio Framarini

di Fabrizio Framarini*

Tra poco saranno trascorsi 5 anni dall’avvio della vertenza Basell. Un lustro non è bastato a rendere disponibili le aree all’interno del polo chimico di Terni. Annunci in pompa magna e marce indietro veloci ci hanno condotti fin qui con in mano un pugno di mosche.

Vogliamo perdere altro tempo? Quelle aree vanno comprate e messe a disposizione; si certo, si tratta di oltre 40 ettari, ma se aspettiamo ancora il rischio è che se ne liberino di più.

Dopo la richiesta di 12 milioni di euro da parte della multinazionale americana, qualcuno l’ha più cercata per capire quanto meno, da quali voci è composta quella cifra e se ci si può lavorare per ridurla? Bisogna avere il coraggio e, dopo aver puntato sul turismo, le aree rurali con i relativi agriturismi, è ora di investire sulla chimica. Occorrono non solo fondi da investire, quello che serve è una reale azione di marketing territoriale per convogliare all’interno del polo chimico aziende, e ce ne sarebbero, che hanno voglia di crescere e svilupparsi per creare magari quella filiera che permetterebbe di sostenersi ed affrontare il mercato globale.

Penso anche a strumenti come il Cluster, finalizzato alla ricerca, magari quella applicata o anche il progetto smart city nel quale Terni è inserita, che vanno sfruttati e non solo sbandierati. Altrove in Italia non si sta perdendo tempo.

Il tempo, nel polo ternano, non lo sta perdendo di certo Beaulieu (Bfit) che tiene fede a quanto annunciato appena insediata a Terni, cioè la volontà di rendere più concorrenziale il sito umbro, anche attraverso la costruzione di una centrale elettrica che gli garantirà un prezzo profittevole. L’investimento di diversi milioni di euro, ci conferma che i belgi fanno sul serio e credono nelle potenzialità e nella professionalità del sito ternano.

La Novamont lancia segnali incoraggianti che speriamo si consolidino nel 2015. Di investimenti, la società con sede a Novara, ne ha fatti molti e per diversi milioni di euro, ma non a Terni e c’è da chiedersi perché non sia stato possibile.

Treofan invece sta raccogliendo qualche segnale positivo ed ha le carte in regola per uscire dal guado anche grazie allo sforzo che stanno facendo i lavoratori.

Alla Neofil qualche giorno fa abbiamo trasformato i contratti a termine in tempi indeterminati, nonostante le difficolta’ incontrate dall’azienda, difficolta’ che non sono state solo di mercato.

Il sopracitato cluster quindi può essere sfruttato per quel che riguarda la ricerca applicata, ed i progetti già avviati tra Novamont e le altre aziende del polo potrebbero riacquistare vigore. Certo, il mercato non è, visti i costi, in grado di recepire nuovi prodotti, ma il futuro non passa per le produzioni a basso valore aggiunto ma attraverso le specialties. Così come il settore della sostenibilità ambientale, incluso nel progetto smart city, potrebbe con le aree Basell a disposizione, far insediare nel polo nuove realtà industriali che già si erano affacciate.

Se oltre a questi segnali incoraggianti si potesse in tempi rapidi, inserire la centrale Edison nel circuito delle ‘centrali strategiche’ per il Paese, questo permetterebbe alle aziende di beneficiare di un importante sconto sulla bolletta energetica. Per ottenere questo importante risultato servirebbero certezze ed un lavoro serio e veloce da parte degli organi competenti, ministero in primis.

Fuori dal polo chimico di Terni c’è la conferma dell’ impegno di Bayer Materialscience che, nonostante l’annunciato scorporo dalla casa madre e la relativa quotazione in borsa, ha ribadito, nel recente incontro tenuto in Germania tra il board ed il Comitato aziendale sindacale europeo, l’impegno ad investire; i primi risultati tangibili si iniziano a vedere con le prime assunzioni nel sito di Narni.

In tema di chimica verde, c’è poi La Tarkett, azienda sempre attenta alla ricerca e quindi al cluster.

L’Alcantara, che è sempre più un punto di forza per il territorio e dove insieme agli importanti investimenti e ad accordi lungimiranti con il sindacato, si riesce a coniugare la tecnologia più avanzata con il saper fare artigiano, il tutto in un ottica di sostenibilità ambientale che ha permesso all’azienda di essere la prima azienda “carbon neutral” a livello nazionale.

Ci sono poi due vertenze da seguire attentamente: Isrim ed Sgl Carbon.

Per il centro di ricerca qualche giorno fa, si erano mossi i primi passi, compiuti nella fase iniziale da una società di imprenditori locali creata ad hoc per dare un futuro ai ricercatori. A distanza di qualche giorno, sembra che le cose siano rientrate nel porto delle nebbie.

Per la vertenza Sgl Carbon potremmo invece essere alle battute finali per il passaggio di mano alla Morex, ma serve fare presto e, ove possibile, cercare di accorciare i tempi.

Siamo quindi in generale, si in presenza della crisi ma ci sono anche buone opportunità da cogliere e tradurre in idee e progetti.

Serve allora che la politica, lungamente assente o scarsamente convinta, cambi passo ed accetti la sfida come hanno fatto i lavoratori ed il sindacato.
Bfit, Novamont, Bayer, Alcantara e, speriamo Sgl; Sicuri che non vale la pena scommettere sulla chimica?

*Segretario generale Femca Cisl Umbria

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