Una mazzata per i negozi e locali dell’Umbria. Con il saldo dell’ultima rata dell’Imu, in scadenza lunedì 17 dicembre, i pubblici esercizi si ritroveranno a sborsare una cifra annuale complessiva compresa fra cento e duecento milioni di euro. È questo il calcolo effettuato dal Centro Studi Fipe-Confcommercio sulla reintroduzione della tassazione immobiliare di proprietà sostitutiva della vecchia Ici.

I numeri Solo in Umbria, i 4.245 pubblici esercizi dovranno versare una cifra compresa tra i 2 milioni e 613 mila euro (gettito complessivo aliquota 7,6%) e i 3 milioni e 644 mila euro (gettito complessivo aliquota 10,6%). Ogni singolo esercizio umbro si troverà a pagare da 587 euro (gettito medio aliquota 7,6%) a 819 euro (gettito medio aliquota 10,6%) nella provincia di Perugia; da 692 (gettito medio aliquota 7,6%) a 966 euro (gettito medio aliquota 10,6%) nella provincia di Terni. Se si considera il totale degli immobili adibiti ad uso commerciale, il dato umbro è naturalmente più pesante. Le 31 mila imprese umbre verseranno, infatti, una cifra compresa tra i 19 milioni e 128 mila euro (gettito complessivo aliquota 7,6%) e i 26 milioni e 678 mila euro (gettito complessivo aliquota 10,6%).

Imprese in difficoltà «Si tratta di costi molto alti – commenta Fipe-Confcommercio della provincia di Perugia – che non sono deducibili in alcun modo dai bilanci. Tali maggiori oneri metteranno in seria difficoltà tutte le imprese e potrebbero essere addirittura insostenibili per quelle che sono già in stato di sofferenza. E non va meglio a chi non è proprietario delle mura, perché inevitabilmente questi costi si ripercuoteranno prima o poi sui canoni di locazione».

Rispetto all’Ici In pratica, l’Imu si tradurrà in un maggior costo per le imprese commerciali in genere che va da un minimo del +92% ad un massimo del +168%, che in valore assoluto significa un esborso aggiuntivo rispetto alla precedente tassazione dai 680 ai 1.250 milioni di euro. Ogni impresa si troverà in bilancio maggiori oneri che vanno da un minimo di 352 euro ad un massimo di 642 euro.

Le aliquote A far schizzare così in alto le cifre sono state le delibere comunali emanate in questi mesi per la fissazione definitiva delle aliquote. Spesso si è fatto ampio ricorso alle maggiorazioni consentite e pertanto l’aliquota ordinaria risulta ben superiore allo 0,76 per cento arrivando a toccare, in molti casi, il valore massimo dell’1,06 per cento. Per gli immobili ad uso commerciale le conseguenze sono pesanti. Il risultato, con riferimento ai valori massimi di Ici ed Imu, è di un maggior onere del 52% che va ad aggiungersi al 62% determinato dall’aumento dei coefficienti.

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.