di Massimo Colonna
«Non si sono fatti minimamente intimidire dall’accesso dei carabinieri in Comune per l’acquisizione di documentazione, culmine di una condotta in vero sfregio e spregio verso chi, in questo momento, vive il dramma della disoccupazione». C’è anche un’inevitabile riflessione sociale negli arresti per assenteismo di sette dipendenti del Comune di Stroncone: a metterla in evidenza non solo il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Terni Maurizio Santoloci, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per i lavoratori infedeli, ma anche lo stesso procuratore capo di Terni Alberto Liguori che nella conferenza stampa ha messo in evidenza il comportamento del sindaco Alberto Falcini molto attento verso i comportamenti finiti oggetto di contestazione, tanto che a dare input alle indagini è stato proprio un suo esposto
Stroncone mercoledì mattina dopo gli arresti
Intervista: parla il procuratore
L’ordinanza «I fatti contestati – si legge nell’ordinanza del giudice Santoloci – costituiscono chiaro danno economico alla pubblica amministrazione, peraltro in un momento di delicata e grave crisi generale, creando inoltre danno all’immagine per l’ente presso il quale detto personale è impiegato». Il quadro probatorio dunque, descritto dal procuratore Liguori come «robusto», trova conferma anche nel documento del gip. «Tutte le prove raccolte ed allegate alla richiesta della procura della Repubblica – si legge nel testo – risultano chiare ed esaustive, oltreché perfettamente conformi alle accuse riportate nel capo di imputazione redatto dal pm Elisabetta Massini».
Normale modus operandi «L’attività di intercettazione video e altre attività – spiega il giudice – hanno fornito prove certe della prassi ormai consolidata adottata dagli operai dell’autoparco del Comune di Stroncone che timbravano vicendevolmente i cartellini del personale che entrava in ritardo, usciva in anticipo ed in alcuni casi era completamente assente dal servizio». Per il giudice le prove portano a ritenere che i sette arrestati si muovevano nella più totale normalità pur essendo nell’illecito. Fattore, questo, legato forse anche all’anzianità di servizio: «La reiterazione e la tranquillità delle condotte illecite – scrive Santoloci – hanno ragionevolmente indotto a ritenere che le stesse costituissero normale modus operandi degli operai dell’autoparco che non si sono fatti minimamente intimidire dall’accesso dei carabinieri in Comune per l’acquisizione di documentazione. La condotta registrata appare peraltro un vero sfregio e spregio verso il proprio fortunato ruolo di dipendente pubblico e costituisce un affronto nei confronti di chi, in questo momento, vive il dramma della disoccupazione».
Il ruolo del sindaco Il procuratore Liguori ha voluto poi sottolineare il ruolo del sindaco Falcini, il quale nell’ottobre scorso ha presentato l’esposto da cui poi è partita l’indagine dei carabinieri. Il tutto dopo che lo stesso primo cittadino avesse più volte richiamato i dipendenti infedeli a rimettersi in carreggiata, senza però evidentemente trovare ascolto. «Fa riflettere il fatto che oggi un sindaco – ha spiegato Liguori – debba anche essere attento a chi va a lavorare e chi no, oltre che a pensare al benessere della città e ai vari lavori da portare avanti. Per questo dico che serve più attaccamento alle istituzioni, soprattutto da parte di chi ci lavora all’interno, pensando sempre che si sta lavorando per la collettività e anche a spese della collettività».
Twitter @tulhaidetto