di Giovanni Baricca
Fuori Pier Francesco Battistini, dentro Andrea Camplone. Fuori Piero Lombardi, dentro Giacomo Dicara. E fuori anche Alvaro Arcipreti, dentro… «Per il momento nessuno, poi si vedrà».
Amarcord Ha il sapore dell’amarcord il ribaltone biancorosso, che nella notte ha maturato gli esoneri di allenatore, allenatore in seconda e coordinatore dell’area tecnica perugini. Il sapore dei fasti galeoniani anni novanta: nuovo mister e assistente, Camplone e Dicara, sono stati presentati oggi in conferenza stampa. È il socio forte del Perugia, Gianni Moneti, a spiegare le ragioni del cambio in corsa: «I risultati della squadra, certo. Ma anche il clima di nervosismo che aleggiava tra i giocatori e l’allenatore».
Chi ha pagato Frizioni interne allo spogliatoio, dunque, che se da un lato hanno portato all’azzeramento dello staff tecnico, dall’altro non impediscono a Moneti di ammettere che «a pagare, alla fine, è stato forse chi aveva meno colpe. Siamo stati cinici? Forse. Prima però viene il Perugia, poi i rapporti, gli affetti, e tutto il resto. A gennaio, d’altronde, non si può smantellare una squadra intera…». Che peraltro, parola di Moneti, «è stata ben costruita. La qualità non manca, altrimenti non si tiene testa al Latina in inferiorità numerica. E non si vince col Benevento alla prim a di campionato».
Arcipreti Qualcuno, a questo punto, logicamente chiede il perché dell’esonero di Arcipreti. La risposta, in sintesi, è nessuna: «Bisognava tagliare con certe situazioni, tutto qui. Camplone ora può lavorare in maniera tranquilla e senza alcuna pressione. Modulo e uomini sono sue scelte, proprio come per Battistini. In giro ne ho sentite tante, ma vi assicuro che la società non ha mai interferito con le decisioni dell’allenatore».
La scelta di Camplone La patata più bollente degli ultimi due anni e mezzo biancorossi, adesso, finisce nelle mani di Andrea Camplone «che la società ha scelto perché corrisponde in pieno a ciò che pensiamo torni utile al Perugia per migliorare risultati e, quindi, classifica». Il primo contatto tra il neotecnico biancorosso e la coppia di imprenditori romani è avvenuto solamente nella mattinata di lunedì, dirà più tardi Gianni Moneti. Il contratto che lega Camplone al club di Pian di Massiano è valido fino a fine campionato. «Se un allenatore lavora bene, tanto, la conferma di solito scatta in automatico» commenta il pescarese. Che nel taccuino di Moneti e Santopadre è finito anche a seguito della rinuncia di un altro illustre ex grifone, Walter Novellino. «Aveva già altri progetti – ammette Moneti -, più importanti di questo. Progetti che non si è sentito di abbandonare». Chiaro.
Stile Galeone Riprende la parola Camplone: «Il mio calcio si ispira molto a quello di Galeone. È un calcio spregiudicato, che non ammette la paura. E in fondo è proprio questo l’aspetto su cui intendo lavorare maggiormente: ho visto il Perugia più volte quest’anno (anche domenica contro il Catanzaro, prima ancora di essere stato contattato dalla società, ndr) e ho visto una squadra impaurita, rinunciatria. A partire da domani, cercheremo di limare questo timore».
Si punta in alto Gli obiettivi del Perugia restano gli stessi, assicura Camplone («Intanto i playoff, poi, eventualmente, il campionato». E pure il modulo di gioco, pare, non verrrà rivoluzionato: «Gli interpreti buoni a disegnare un 4-3-3 ci sono tutti – spiega il tecnico -. Un giocatore con un allenatore può dare cinque e con un altro può dare dieci. Molto dipende proprio dalle problematiche dello spogliatoio. Saranno tutti sotto esame, comunque, come del resto lo sono anch’io. Il mercato di gennaio? Vedremo. Intanto abbiamo questi e lavoriamo con questi».