di Daniele Bovi
Al buio e nell’incertezza. È così che l’Umbria andrà al voto domenica, quando saranno chiamati alle urne quasi 700 mila umbri che dovranno misurarsi con una legge tutta nuova, il Rosatellum, di cui molti fanno fatica a capire il funzionamento. Questo avverrà al termine di una campagna elettorale che per definizione è sempre «la più brutta di tutti i tempi», dove a dominare secondo il professor Paolo Mancini è stato il tema dell’immigrazione; settimane tutt’altro che entusiasmanti, in Umbria scivolate perlopiù tra incontri al chiuso con truppe più o meno cammellate e senza comizi in piazza, evitati non solo per il meteo. Uno dei simboli che rimarranno, oltre alle plance vuote, è quel palco nel centro storico di Perugia, in piazza della Repubblica, rimasto desolatamente deserto.
FOTOGALLERI:I CITTADINI AL VOTO A PERUGIA
MANCINI: «L’IMMIGRAZIONE È STATO IL TEMA CENTRALE»
I partiti Si ricorderà un Pd sulla difensiva, come certificano gli spot circolati negli ultimi giorni, la rottura della prassi costituzionale da parte del M5s che manda per mail la lista dei suoi ipotetici ministri al presidente della Repubblica prima ancora che si voti (una mossa però efficace sul piano della comunicazione), il rosario e il Vangelo di Salvini, simboli religiosi gettati con enorme cinismo nel tritacarne della campagna elettorale, Berlusconi che è ormai l’avatar di se stesso sulla stessa scrivania del 2001, gli episodi di violenza e il dibattito su fascismo e antifascismo.
LE SFIDE PIÙ IMPORTANTI NEI COLLEGI
La regione In Umbria il primo dato di cui tener conto sarà quello dell’astensione, in crescita costante da un trentennio come mostrano con chiarezza i numeri. Questi ultimi, quelli dei sondaggi (da prendere con le molle ovviamente), hanno certificato che dalle urne a meno di sorprese non uscirà un vincitore in modo chiaro; uno scenario tripolare simile a quello di cinque anni fa, ma probabilmente con ancora più incognite. La palla dunque, esattamente come nel 2013, passerà al Quirinale dove nel frattempo c’è un altro inquilino; starà a Sergio Mattarella, numeri alla mano, dare le carte. Centrali saranno le partite dei collegi che appaiono tutte incertissime in Umbria, con un corpo a corpo che in teoria dovrebbe essere tra centrosinistra e centrodestra con la variabile però del M5s. Quanto spingerà ad esempio la ‘nomina’ a ipotetico ministro di Paola Giannetakis? Quanto consenso saranno in grado di drenare i candidati dell’uninominale con le loro figure? Quanto conteranno i loro profili e quanto il puro e semplice voto d’opinione?
I CANDIDATI UMBRI E I SOCIAL: ANALISI
Perugia Il nodo politico di questa tornata, inutile girarci intorno, è il collegio Perugia-Trasimeno della Camera e in particolare il capoluogo; è questo il tavolo verde dove, pokeristicamente, Giacomo Leonelli e i suoi sostenitori hanno fatto il più classico degli all in. Se il segretario regionale la spunterà avrà portato a casa una vittoria non scontata, altrimenti si aprirà l’ennesima crisi dentro il Pd. Nel capoluogo dietro la cortina fumogena di comunicati e photo opportunity ci sono spinte e controspinte i cui effetti sono tutti da valutare: come si comporteranno i socialisti privati di quella candidatura che hanno a lungo assaporato? che faranno i bocciani ‘confinati’ nel collegio Foligno-Altotevere invece che in quello di Perugia e grandi esclusi come Valeria Cardinali? E, dall’altra, come si comporterà Pietro Laffranco, silurato da FI? Un vortice pericolosissimo a un anno dal voto per le comunali, altra partita decisiva sulla quale i risultati di domenica – checché ne dicano i protagonisti – non potranno non avere effetti.
GIOVANI E ANZIANI: I NUMERI DEL CORPO ELETTORALE UMBRO
MEDIALAB: I GRAFICI SULL’ETÀ DEGLI ELETTORI
Gli altri Le schermaglie, come quella Polinori-Romizi, dicono che la corsa al 2019 è di fatto già partita e che in quell’ottica un risultato positivo ora può fare da spinta, in un senso o in un altro, e può determinare la scelta dei contendenti. Tutto sommato più digeribile e meno pericolosa, benché dolorosa, potrebbe essere una sconfitta a Terni visto quanto successo negli ultimi mesi. Poi ci sono gli altri: LeU si aspetta un risultato sopra la media a Perugia e in generale in Umbria, voti che nella maggior parte dei casi sono quelli in uscita dal Pd che, quindi, dovrà far conto sulla propria capacità di accrescere il consenso. Un’incognita è rappresentata anche dal voto dei più piccoli: per quanto riguarda il centrosinistra è tutto da valutare il peso di +Europa e di Insieme, quest’ultima priva come detto del Psi umbro.
ASTENSIONISMO IN CRESCITA DA 30 ANNI IN UMBRIA
Centrodestra e M5s Quanto al centrodestra, politicamente si tratta di un impasto tutto nuovo, lontano anni luce da quello conosciuto anni addietro; un mix di sovranismo e populismo con in più un Berlusconi uguale a se stesso ma senza più la forza elettorale di un tempo. Tre anni fa alle regionali la Lega non ancora trumpiana prese quasi sei punti in più di Forza Italia e dalle urne di domenica usciranno i nuovi equilibri. Anche il M5s è radicalmente cambiato rispetto a cinque anni fa; di quel Movimento e di quello delle origini è rimasto poco o niente dopo la svolta governista impressa da Di Maio che, anche a Perugia, ha tratteggiato quello che ora assomiglia molto a un Movimento da ceto medio. Tutti, chi più chi meno, impegnati in queste settimane a snocciolare un rosario di proposte buone più per l’oggi, al massimo per il domani, non in grado di far intravvedere una visione del futuro paese. A decidere ora saranno gli umbri.
Twitter @DanieleBovi