La conferenza stampa di oggi

di Daniele Bovi

Il leniniano «che fare?» torna d’attualità dentro Rifondazione comunista che venerdì e sabato celebrerà, con ritardo, il congresso regionale. Uno dei punti nodali, forse quello più importante, riguarda essenzialmente la collocazione del partito sullo scacchiere delle prossime regionali. Da una parte ci sono il segretario regionale Luciano Della Vecchia e quello provinciale Enrico Flamini ai quali non dispiacerebbe una corsa autonoma dal Pd ma che una scelta, ora, non la vogliono fare; dall’altra c’è la truppa guidata da Stefano Vinti che una scelta chiede di farla subito, ritenendo il centrosinistra la casa del Prc, dove continuare ad abitare in modo «autonomo, competitivo e unitario». Una battaglia dove la forza dei numeri sta dalla parte dei primi.

La mozione Vinti giovedì, insieme ad Andrea Caprini (assessore a Todi) e Gianluca Schippa (membro dell’esecutivo di Bevagna) ha messo sul tavolo una mozione dal titolo «Costituente per una nuova sinistra umbra» in cui si ribadisce quanto sopra: «Noi siamo all’opposizione del governo Renzi – spiega Vinti – ma bisogna valutare cosa si fa qui in Umbria. Io voglio allearmi per cambiare le cose, senza essere ‘appecoronati’ al Pd. Chiedo a chi vuole stare fuori dal centrosinistra: quali motivazioni locali verrebbero addotte per giustificare una scelta di questo tipo?». Un punto fermo per Vinti e soci è rappresentato da un secondo mandato di Catiuscia Marini (che il Pd deve ancora ufficializzare), e dall’appoggio ai candidati presidenti e ai candidati consiglieri del centrosinistra che domenica si presenteranno alle elezioni provinciali.

Bisogna scegliere «Questa giunta regionale – aggiunge Caprini – ha fatto il massimo possibile date le condizioni. Oggi, visti i tempi, è arrivato il momento di decidere da che parte stare». Il quadro di partenza è a tinte fosche: «Alle amministrative – dice l’assessore tuderte – le sconfitte sono state chiare. Non abbiamo più rappresentanti in tanti comuni: è arrivato il momento di prendere atto che non siamo più autosufficienti». E così per un partito non più autosufficiente non rimane altro che procedere, secondo Vinti e gli altri, sulla via di una strada unitaria, obiettivo che la sinistra umbra insegue da anni senza mai essere riuscita a centrarlo, se non attraverso esperimenti elettorali non sempre felici. «Nell’ultimo congresso del 2012 – spiegano – ci eravamo posti l’obiettivo di costruire la “Sinistra umbra” e per arrivare a questo proponiamo, oggi, l’avvio di una costituente».

Aperto a tutti Un processo aperto agli altri partiti ma in primis alle liste civiche «dichiaratamente di sinistra, progressiste e ambientaliste presenti sul territorio». Il tutto nel quadro di un «profondo rinnovamento delle scelte di governo della regione per i prossimi anni e non di una semplice correzione di linea». Insomma, «una fase politica si è chiusa – dice Vinti – e oggi serve un nuovo soggetto unitario senza pensare di guidarlo. Non serve un raduno di reduci e combattenti, chi è stato in prima linea in questi anni dovrà fare un passo indietro. Leggo sui giornali che gli esponenti della sinistra dicono di volersi mettere insieme ma io chiedo: insieme per fare cosa? Dove ci collochiamo?».

Piano B Se le cose dovessero andare diversamente da quanto Vinti spera, un piano B sembra esserci: «In caso – risponde – non ci rassegneremmo. Se non sei nelle istituzioni diventi una sorta di centro sociale. Il nostro obiettivo è stare in consiglio e se quella proposta dal Pd diventerà la nuova elettorale, tema sul quale la sinistra non è stato neppure in grado di avanzare una sua proposta, ai partiti divisi non spetterà nulla. Vogliamo o no la rappresentanza?». Vinti risponde sì e, in caso di rottura, c’è chi è pronto a giurare che alle regionali di fine marzo spunterà una lista.

One reply on “Prc, via al congresso: al centro il nodo delle alleanze. Vinti: «Bisogna stare nel centrosinistra»”

  1. La lista unitaria si farà comunque, sia dentro che fuori al csx. Il problema non è solo elettoralistico, dal congresso dovrà uscire un’ipotesi sugli sviluppi futuri: o il csx rimane lo stesso, e allora si può fare, oppure non si fa.

    La palla dev’essere nel campo del PD, insomma.

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