di Massimo Colonna

«In Umbria non c’è mai stata tanta concentrazione di risorse come in questo momento sul versante delle politiche industriali. Occorre utilizzarle al meglio per traghettare il tessuto produttivo della nostra Regione lungo le direttrici di Industria ed artigianato 4.0 utilizzando in maniera selettiva gli strumenti a disposizione che sono: Fondi comunitari (Por-Fesr), area di crisi complessa , area di crisi complessa nelle zone terremotate, area di crisi complessa nel perugino e fondi per la ricostruzione post sisma». Così Fabio Paparelli, vice presidente della giunta regionale, intervistato da Umbria24, fa il punto sul prossimo futuro dell’Umbria per quanto riguarda i temi economici di più stretta attualità: lavoro e crisi del turismo.

Il punto sul turismo «Fino al 24 agosto – spiega – l’Umbria stava conoscendo una crescita del turismo due volte superiore alla crescita italiana realizzando un vero e proprio boom di arrivi e presenze. Dopo il sisma di ottobre l’Umbria sta perdendo una fetta importante di mercato soprattutto sul versante italiano anche a causa di una errata comunicazione dei media. Per consentire la ripresa di questo settore dobbiamo operare su due fronti: la comunicazione e la promozione in primo luogo. Stiamo lavorando ad un piano strategico che a partire dagli spot messi in onda durate il Festival di Sanremo vedranno l’Umbria protagonista su tutti i media e sul digital web con un vero e proprio social media team in grado di animare adeguatamente il mondo dei social ed il web. Stiamo inoltre organizzando dieci educational da tenersi con i maggiori tour operator sui maggiori mercati internazionali». E intanto spunta un nome su quello che potrebbe essere il volto nuovo per il prossimo spot tv: dopo Vittorio Sgarbi cresce l’ipotesi Monica Bellucci. «In attesa che questa campagna di comunicazione, cui si affiancherà quella prevista nel decreto terremoto come sistema delle Regioni del Centro Italia su cui sta lavorando Enit, produca i suoi effetti abbiamo bisogno di sostenere le imprese commerciali, artigianali e turistiche ricomprese nell’area del cratere del sisma ma anche quelle fuori del cratere».

Il decreto post sisma In questi giorni è poi in discussione il decreto sul terremoto. «Dobbiamo velocizzare il più possibile la ripresa delle attività produttive. In questi giorni – spiega Paparelli – stiamo portando avanti il percorso di delocalizzazione delle attività produttive e professionali a Norcia, Cascia e Preci. La stima parla di 300 attività che hanno bisogno di un nuovo sito per poter lavorare. Le imprese hanno tempo sino al 10 febbraio, anche se il termine non è perentorio per presentare istanza. Appena avremo il quadro completo metteremo in campo un percorso rapido, partecipato e condiviso con i Comuni ( che debbono individuare e mettere a disposizione le aree) e le singole imprese». «Per quanto riguarda il decreto serve chiarezza: la linea che la presidente Catiuscia Marini e io stiamo portando avanti è quella di arrivare a chiedere il prolungamento degli aiuti, Partite Iva con 5mila euro una tantum, anche per il 2017, di chiedere che la cassa integrazione sia estesa a tutti i lavoratori. E soprattutto che ci sia il riconoscimento del cosiddetto danno indiretto e che questo avvenga in maniera calibrata. Non è pensabile inserire tutte le Regioni in quanto tali e tutte le tipologie di attività produttive. Per sperare di avere successo dobbiamo circoscrivere la partita del danno indiretto alle sole imprese di natura turistica e commerciale che risiedono nelle province che hanno almeno un comune inserito nell’area del cratere altrimenti corriamo il rischio di non portare a casa nulla».

La Valnerina «Il decreto sul sisma prevede che la Valnerina sia riconosciuta anche essa come area di crisi complessa. Il governo ha previsto per le Regioni 60 milioni di euro per costruire un accordo di programma volto a promuovere nuovi insediamenti produttivi. Sabato ci sarà la visita della commissaria europea Corina Cretu alla quale chiederemo che i Comuni del cratere possano godere dello stesso regime di criteri di Terni e Narni che prevede di elevare i contributi a fondo perduto per nuovi investimenti dal 20 al 30 per cento. Questi strumenti, unitamente ad una strumentazione comunitaria Por Fesr utilizzata in maniera selettiva, ci consentiranno di traguardare l’Umbria del 2020 verso i paradigmi dell’innovazione 4.0».

Area di crisi complessa L’altra grande partita in corso è quella che riguarda l’area di crisi complessa Terni-Narni. «Nelle scorse ore è stato emanato il decreto per la costituzione della cabina di monitoraggio e controllo della area di crisi complessa Terni –Narni. Ora non appena il decreto sarà pubblicato scatteranno i 120 giorni in cui Invitalia (l’agenzia governativa che fa da trait d’union tra governo e territorio,ndr) dovrà redigere il Piano di riqualificazione e riconversione industriale e presentarlo alla cabina di regia, formata dai ministeri Sviluppo economico, Ambiente, Infrastrutture e Università, più Regione Umbria, Comune di Terni e Narni. Abbiamo di fronte quattro mesi di intensa attività e di confronto con le parti sociali. «La Regione metterà a disposizione di questo processo di riqualificazione 35 milioni di euro per il sistema delle piccole e medie imprese, per l’efficientamento energetico del sistema produttivo e soprattutto per la riqualificazione delle competenze e delle risorse umane con particolare attenzione ai giovani e agli adulti che con la crisi sono usciti dal ciclo produttivo. Le parole d’ordine saranno lavoro e innovazione».

Il futuro del Pd Tante sfide sul tavolo e allora è impossibile non parlare del Partito democratico, ancora alle prese con i postumi del referendum e con le solite correnti interne. «Rimango convinto che solo un Pd protagonista di un’alleanza con le forze innovatrici e riformatrici della Regione sia l’unica forza di governo che può portare l’Italia e l’Umbria fuori dalla crisi. In questo contesto ritengo che Matteo Renzi, anche tenendo conto degli errori della partita referendaria, sia l’unica leadership possibile nell’interesse del Paese. L’auspicio è che anche in Umbria il Pd sappia lasciarsi alle spalle il passato, l’eccesso di correntismo e di personalizzazione, sia capace di fare sistema per affrontare le sfide difficili che ci sono davanti. Il Pd deve aprirsi alla società civile e ai fermenti che ci sono in essa, ma allo stesso tempo deve cambiare pratiche e costumi interni per rimettersi in sintonia con i bisogni della comunità».

@tulhaidetto

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