di Daniele Bovi

Per i tanti che avevano già brindato al ritorno della sede del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria a Perugia, è meglio rimettere la bottiglia in frigo. Sulla scorta delle proteste in corso in queste ore in Abruzzo, domenica il Ministero della Giustizia fa sapere che «l’individuazione della sede a Perugia non è stata ancora effettuata».

L’ACCORPAMENTO UMBRIA-ABRUZZO-MOLISE

La frenata L’istituzione dei nuovi provveditorati «avverrà con il nuovo regolamento di organizzazione del ministero della Giustizia che sarà adottato con Decreto del presidente della Repubblica. A oggi – spiega il Ministero – è stato solo elaborata un’ipotesi tecnica trasmessa ai sindacati per osservazioni. Nulla di più. L’iter, pertanto, è in corso. Ci sarà modo di attuare un tavolo di confronto anche con le regioni interessate».

La situazione A oggi l’Umbria è aggregata con la Toscana e la sede del provveditorato è a Firenze; una soluzione contro la quale nel corso del tempo si sono levate numerose proteste dei partiti e della polizia penitenziaria, che nelle ultime settimane hanno accusato Firenze di inviare regolarmente in Umbria i detenuti più problematici. A fine ottobre in una comunicazione del Ministero firmata dal direttore generale Massimo Parisi, Via Arenula ha inviato ai sindacati lo schema di decreto con il quale si fa nascere il provveditorato Umbria, Molise e Abruzzo, con sede a Perugia. Fino a oggi, Molise e Abruzzo sono state accorpate al Lazio.

Le proteste Contro l’accorpamento da diverse settimane si stanno facendo sentire i sindacati abruzzesi della polizia penitenziaria che, lunedì mattina, saranno a L’Aquila davanti alla sede della Regione Abruzzo per protestare. Sappe, Osapp, Uil, Uspp, Cisl, Cgil e Cnpp parlano di «scippo» e chiedono alla Regione di intervenire «con maggiore insistenza presso il Ministro della Giustizia facendo modificare il decreto oggetto del contendere». Perugia viene giudicata troppo distante: per i sindacati la soluzione per Abruzzo e Molise deve tenere conto di «funzionalità, razionalità ed economicità». Nei giorni scorsi poi il senatore pd Michele Fina ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio, chiedendo alla Regione di intervenire e al Ministero di modificare lo schema di decreto.

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