I giornalisti Tortora, Rizzo e Stella al Legality Days di Ast

di Massimo Colonna

«Il problema è che oggi per reati economici nel nostro Paese non si va più in carcere. E pensare che uno dei casi in cui il protagonista è addirittura morto in gattabuia si è verificato proprio a Terni». Citano anche la storia di Cesare Mastrella, il funzionario della dogana di Terni che nel 1962 venne arrestato a condannato a 25 anni per dei soldi che non doveva avere, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, i due giornalisti del Corriere della Sera. «Una condanna del genere oggi la trovi solo in altri Paesi, non certo in Italia». Tanti casi scottanti di malgoverno e mala gestione della cosa pubblica dunque alla seconda giornata dei Legality days, istituiti da Ast con il supporto di Confindustria Umbria. In una sala Blu di Palazzo Gazzoli gremita ad intervistare le due penne ecco Gaia Tortora, volto di La7.

Prescrizione Tanti i temi di livello nazionale affrontati: dalla norma sulla prescrizione «che l’Europa ci spinge a cambiare perché ritenuta non valida ma che nessuno modifica», fino al sistema giudiziario e alle sue regole. In poltrona tanti esponenti delle istituzioni, tra cui l’amministratore delegato di Ast Massimiliano Burelli, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e il suo vice Francesca Malafoglia. In più forze dell’ordine, sindacati e categorie. «In Germania – ha spiegato Stella – ci sono oltre 7 mila detenuti per reati economici, come la corruzione. In Italia 230, ossia 35 volte di meno. Un numero impressionante». «Il problema – ha aggiunto Rizzo – è che ci commette questi reati sa che non verrà punito con il carcere. Cosa dicono ai media quelli che vengono scoperti con le mani nella marmellata? Dicono sempre: ‘Sono sereno’. Certo, perché sanno che non pagheranno come dovrebbero perché il sistema non lo permette. Anche a causa delle norme sulla prescrizione».

Il caso Mastrella «E pensare che una persona andata veramente in carcere e poi addirittura morta dentro le quattro mura lavorava proprio a Terni. Cesare Mastrella era un funzionario della dogana che venne preso con un miliardo di lire: venne condannato a 25 anni di detenzione, li fece finché non morì in carcere. Oggi ce lo vedete qualche corrotto a farsi 25 anni di galera? Guardate cosa succede negli Stati Uniti o negli altri Paesi: i corrotti vanno in carcere, si mettono la tuta da carcerato e stanno lì. E questo – ha spiegato Stella – sinceramente da cittadino mi conforta».

I giovani e l’estero «E allora cosa possiamo dire ai nostri giovani che vogliono andare all’estero?», chiede la Tortora. «Noi due – ha spiegato Rizzo – siamo comunque ottimisti sul nostro Paese. L’Italia è comunque stabilmente la seconda realtà europea per il manifatturiero. E questo nonostante tutti i problemi che ha, come le mafie. E’ uno dei segnali che ci fa dire che il bene c’è, che il terreno è buono. Ma servono regole certe e soprattutto farle rispettare».

I rimedi «Io credo – ha spiegato Stella – che ad oggi ci debbano essere due punti di riferimento per la società. Uno è papa Francesco, che rappresenta e deve rappresentare l’educazione morale della società. L’altro deve essere lo Stato, che deve invece pensare all’educazione legale. Ma è inutile parlare di regole quando poi non ci fanno rispettare, oppure quando si creano dei meccanismi di controllo dei controllori, per cui si verificano conflitti d interesse che in altre realtà europee la popolazione nemmeno si sognerebbe di dover sopportare».

@tulhaidetto