di Marco Torricelli
Dovevano dare delle risposte. Cioè, insomma: avrebbero dovuto. Il sottosegretario De Vincenti aveva fatto la voce grossa: «Entro due settimane», eccetera. Era l’8 marzo. Di settimane ne sono passate tre – la quarta è in corso – e di LyondellBasell si sono, di nuovo perse le tracce.
Gli incontri Nei giorni scorsi è stato tutto un lavorio, soprattutto dentro i sindacati: riunioni e incontri, con i sindacati locali che non riuscivano a trovare una strategia comune e con quelli nazionali che, coinvolti in una discussione di cui all’esterno non s’è fatto trapelare nulla, a non hanno saputo fare di meglio. Anche perché, in ballo, c’era anche la questione relativa agli impianti di Ferrara, con le procedure di licenziamento avviate e poi sospese fino al 10 maggio.
Lo stallo Per quanto riguarda Terni, invece, tutto è rimasto fermo a quell’8 marzo: con quello che a questo punto suona stonato definire ‘ultimatum’ del governo a Basell ed i successivi commenti favorevoli di sindaco e assessore regionale: «Credo che siamo di fronte ad una presa di posizione, da parte del governo – aveva detto l’assessore Riommi – della quale la multinazionale non potrà che tener conto». Infatti.
Meraklon Con il risultato che, a quasi un mese di distanza, la situazione non si è mossa e questo stallo rischia di avere conseguenze drammatiche anche per la Meraklon, che a Basell fornisce la materia prima, il polimero e per l’acquisto della quale erano arrivate due offerte: della multinazionale belga Beaulieu, realtà importante nel mercato del filato di polipropilene, con una quota di mercato del 25% e del gruppo che fa capo all’imprenditore varesino Italo Fabro.
I dubbi La commissione ministeriale, che a febbraio doveva decidere quale delle due offrisse le migliori garanzie, però, non si è ancora pronunciata ufficialmente, anche se la Beaulieu viene data come strafavorita. Ma, paradossalmente, questo rischia di rivelarsi un ulteriore problema: chi si prende la briga di dare il ‘via libera’ ai belgi, visto che non si ha nessuna certezza sul futuro reale che attende il polo chimico ternano nel suo complesso? Per essere ancora più chiari: che senso avrebbe tenere in vita la Meraklon – o come si chiamerebbe, una volta passata di mano – se tutto intorno crolla, o per dirla tutta, si porta avanti fino alle estreme conseguenze il lavoro di smantellamento che è già di fatto iniziato?
La strage La chimica, intanto, continua a perdere altri pezzi: l’Adica di Nera Montoro – una delle quattro aziende che, in Italia, possono produrre fertilizzanti e fitofarmaci – è ormai sull’orlo del fallimento. Con il personale in cassa integrazione e, anche lì, con la proprietà, che fa capo al modenese Odoacre Mandrioli, che sta portando via tutto il possibile, mobili compresi. Mentre poco lontano, all’Alcantara, 36 lavoratori con contratti a tempo determinato (su 43) sono stati messi alla porta in base ad alcune norme comprese nella riforma Fornero.
I sindacati Le organizzazioni confederali, intanto, scendono in campo in difesa dell’Alcantara: «Sarebbe grave – dicono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – dipingere la situazione dell’azienda con tinte fosche. Durante il lungo periodo di crisi 2008-2013, Alcantara è stata una delle pochissime aziende del territorio che è riuscita a mantenere l’organico – dai 295 addetti del 2008 ai 304 di oggi». È chiaro, affermano, «che sarebbe stato bello potere trasformare tutti i contratti, man mano che si avvicinano le scadenze, ma ciò, come detto, non sarebbe assolutamente compatibile con l’equilibrio aziendale e l’attuale tipologia di ordinativi».
Nessun paragone Sarebbe «assolutamente fuorviante – dicono ancora i sindacati – il parallelismo tra l’Alcantara ed Adica. Qui, infatti, la condizione è quella dell’attesa di un’udienza, che ci sarà nei prossimi giorni a Bologna, dall’esito della quale saranno probabilmente vanificati tutti gli sforzi fatti in questi anni per trovare una soluzione proprietaria che avrebbe garantito il futuro occupazionale dei 30 lavoratori. Anche qui, speriamo che quanto prima si possa trovare ancora qualche soluzione di continuità produttiva con il confronto aperto sul tavolo del sindaco di Narni, anche se ad oggi questo resta alquanto improbabile»
E’ basell che fornisce la materia prima a meraklon e non viceversa…