Giannangeli, Bendini, Datteri, Flamini, Sgalla e Sbarra

di Ivano Porfiri

«Il lavoro non si crea per decreto, ma con gli investimenti. Però è certo che spesso non si assume un dipendente di cui si avrebbe bisogno per piccoli intoppi che potrebbero essere facilmente superabili con il confronto. Ecco, questo accordo, nel lungo periodo, potrebbe creare occupazione proprio agevolando le relazioni». Il direttore della Cna dell’Umbria, Roberto Giannangeli, fotografa così il significato di una firma, definita per certi versi «storica», come quella sull’accordo per la contrattazione territoriale di secondo livello, raggiunto tra le associazioni degli artigiani e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

L’accordo Introducendo la firma, Giannangeli ha sottolineato come si tratti di un «accordo regionale che regola le linee strategiche per la contrattazione di secondo livello. La piccola e piccolissima impresa, che in Umbria rappresenta oltre il 90 per cento dell’economia, ha retto in questi anni con molte difficoltà alla crisi. Ora si tratta di ripartire adoperando tutti gli strumenti idonei. Nei prossimi mesi, grazie a questo accordo, partirà la contrattazione settoriale, unico strumento per dare flessibilità e adattarsi ai cambiamenti veloci del panorama». Accanto all’accordo-quadro, che stabilisce le linee guida a cui si atterranno tutti i contratti territoriali di settore, è stato firmato anche un avviso comune per l’applicazione del criterio di proporzionalità alle sanzioni irrogate ai dipendenti all’interno delle imprese.

Collaborazione imprese-dipendenti «Si tratta di un primo passo avanti rispetto a questo scenario di crisi che sembra non esaurirsi mai – ha spiegato il vice presidente Confartigianato, Giuseppe Flamini – oggi siamo consapevoli che, in verità, non finirà, ma ci sta portando verso un nuovo mondo. A questo dobbiamo adattarci in fretta con strumenti nuovi ed efficaci». Anche per Roberta Datteri, vice presidente Cna, si tratta di un «accordo importante» in quanto «favorisce, più che il confronto, io direi la collaborazione, la stessa che noi abbiamo con i nostri dipendenti, che io considero patrimonio di un’impresa artigiana. Le risorse umane faranno sempre più la differenza in termini di competitività, pertanto tutti insieme dobbiamo lavorare per avere obiettivi comuni e condividere i risultati raggiunti e questa firma va in quella direzione».

Blocco sociale Dal lato sindacale, l’accordo forse ha un significato ancora più profondo. «Dopo tanti anni si fa un accordo sindacale-industriale – ha esordito il segretario della Cisl, Ulderico Sbarra -, speriamo sia solo l’inizio. Mentre la politica annaspa, le parti sociali tornano centrali. Rappresentanza e contrattazione sono termini che non possono essere rottamati. Quello che dobbiamo creare è un blocco sociale e pre-politico, per stimolare chi decide ad agire per favorire l’economia e il lavoro». Per Vincenzo Sgalla, segretario Cgil, la «contrattazione è in antitesi con l’anarchia. In questi anni i furbi hanno scavalcato le regole, noi ci torniamo con un accordo che, tra le altre cose, affronta temi come la sicurezza sul lavoro. Ma si parla anche di flessibilità e orari, temi che non sono tabù per il sindacato: vogliamo negoziare su questo. Sui salari è chiaro che non ci saranno aumenti immediati, ma lavorare insieme nel medio termine porterà anche a redistribuire ricchezza». Anche secondo Claudio Bendini della Uil si introducono «elementi innovativi che potranno favorire lo sviluppo. Un contributo potrà darlo anche l’ente bilaterale dell’artigianato (Ebrau) che lavora su nuove forme di welfare».

Auspicio Confindustria Cgil, Cisl e Uil hanno auspicato che, da questo accordo, possano nascerne altri con altre associazioni datoriali come Confindustria. «Lo speriamo – ha detto Sgalla – anche se sono mondi diversi, dato che con Confindustria c’è in piedi un tavolo nazionale sul modello contrattuale». Un certo ottimismo lo palesa Sbarra, per il quale «nell’ultima relazione degli industriale ho notato aperture importanti sulla responsabilità sociale d’impresa e sulla necessità di confronto. Vedremo se ne potrà nascere qualcosa».

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