Dylan e Rotolo nella celeberrima copertina dell'album

di Danilo Nardoni e Daniele Bovi

Sarà Bob Dylan la ciliegina sulla torta di una 50esima edizione di Umbria Jazz che ora ha finalmente calato l’ospite più atteso. La data è quella del 7 luglio, per la serata di inaugurazione del festival in programma a Perugia fino al 16 luglio. I biglietti saranno in vendita a partire dal 18 marzo su Ticketone (e il 17 in esclusiva su Virginradio.it) a un prezzo che dovrebbe oscillare all’incirca tra i 50 e i 150 euro.

DURANTE IL CONCERTO DI BOB DYLAN TELEFONINI SIGILLATI

LE LUNGHE TRATTATIVE PER PORTARE DYLAN A PERUGIA

Lunga attesa Le trattative per assicurarsi quello che all’anagrafe è conosciuto anche come Robert Zimmerman sono state lunghe ma l’annuncio ufficiale è arrivato mercoledì 15 marzo nel corso di una conferenza stampa con la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, il presidente di Umbria Jazz, Gianluca Laurenzi, e il direttore artistico, Carlo Pagnotta. Dylan è stato sempre la prima scelta, fin da quando Umbria Jazz ha cominciato a immaginare la tanto attesa edizione per il cinquantennale dalla sua fondazione.

VIDEO – PAGNOTTA: «QUEST’ANNO CI SIAMO SUPERATI»

Il tour Dal 2 giugno inizierà il tour europeo del Rough and rowdy ways – World Wide Tour 2021-2024, che porterà Dylan in giro per il mondo fino al 2024, e dopo Portogallo, Spagna e Francia, con i concerti annunciati già da tempo, Dylan toccherà anche l’Italia. Oltre Perugia il menestrello sarà il 3 e 4 a Milano (Teatro degli Arcimboldi), il 6 a Lucca e il 9 a Roma.

Laurenzi, Tesei e Pagnotta

Costi e trattative L’accordo è stato chiuso a un costo di 400 mila euro e il contratto è stato firmato nelle scorse ore. Lunghe e difficili le trattative: «Da ottobre – ha confessato Pagnotta – Dylan ci ha fatti diventare un po’ matti; ci dicevano di stare tranquilli che avrebbe confermato solo a marzo, e così è stato». In un primo momento pareva che il musicista non volesse suonare all’aperto, poi alla fine sono state concordate due date non al chiuso (Perugia e Lucca); nel corso delle trattative si era parlato anche della richiesta di costruire una sorta di anfiteatro, fattore che avrebbe portato a un ulteriore aggravio dei costi e quindi dei biglietti. Ipotesi alla fine scartata. A disposizione dovrebbero esserci poco più di cinquemila tagliandi: «Per me – ha detto Pagnotta – non ci saranno omaggi o i conti alla fine non torneranno».

La terza volta Per Dylan sarà così la sua terza volta a Perugia e, in particolare, del secondo concerto. Il primo si tenne il 25 luglio del 2001 sempre al Santa Giuliana, organizzato dal compianto Sergio Piazzoli. La prima volta in città non è però legata a un concerto. La storia, ormai ben nota, racconta che nel 1962 il poi Premio Nobel per la Letteratura soggiornò un’intera estate a Perugia: qui, all’Università per stranieri, studiava Suze Rotolo, newyorchese di origini italiane della quale era molto innamorato. L’anno dopo, nel 1963, Dylan pubblicò il suo secondo album, «The freewheelin’», sulla cui copertina campeggiava proprio la foto di Rotolo.

Il programma Nel corso della conferenza stampa è stato annunciato anche il resto del programma del primo weekend. All’Arena sabato 8 primo set con il piano solo di Stefano Bollani e, a seguire, Kyle Eastwood che insieme all’Umbria jazz orchestra eseguirà anche diverse colonne sonore dei film girati dal padre Clint per quello che sarà un vero e proprio tributo a quest’ultimo. Il 9 apertura con Somi, che torna dopo qualche anno a Perugia, mentre nella seconda parte della serata toccherà a Herbie Hancock. Tra le novità di questa edizione anche quello che Pagnotta ha chiamato «aftershow»: oltre ai concerti che di solito si tengono alle 19.30 ci saranno anche quelli al termine del programma dell’Arena. A fine marzo il festival alzerà il sipario su tutto il resto del programma, compresi i concerti gratuiti, quelli al teatro Morlacchi e alla sala Podiani della Galleria nazionale dell’Umbria. Il direttore artistico ha assicurato che per tutti i palchi è stato pensato un cartellone di alto livello.

Biglietti e prezzi Ottimi riscontri per ora ci sono per le prevendite: al momento sono stati venduti 11 mila biglietti («meglio di quanto immaginavamo» confessa Laurenzi) e in generale c’è un aumento dei prezzi collegato all’esplosione dei costi registrata in ogni settore. Pagnotta ha sottolineato l’impennata di quelli per i materiali tecnici, per gli spostamenti («e ormai nessuno in aereo viaggia più in economy»), per gli alberghi, per il cibo e ovviamente per gli artisti: «Branford Marsalis ad esempio – ha detto il direttore – costava 25 mila dollari, ora sotto i 40 mila non se ne parla; Hancock 10 mila in più e così via. L’allestimento del Santa Giuliana costava mezzo milione, ora di più». E a proposito di spazi «dopo tanti anni – ha detto Pagnotta il cui mandato scadrà quest’anno – siamo nello stesso stato. Questa è una città senza strutture. Ho sentito parlare della Turrenetta, vedremo, ma bisognerà mantenerla».

Record L’obiettivo dichiarato da tutti è quello di battere il record di spettatori e incassi registrato nel 2019: «Sarà un’Umbria jazz mai vista – assicura Laurenzi – e se le condizioni lo permetteranno supereremo i record». Di sicuro si registra già una grande attenzione delle testate più importanti della stampa specializzata internazionale: Jazz Times ha appena dedicato otto pagine al cinquantennale e Downbeat lo farà il prossimo mese.

I conti Lo sforzo economico è e sarà importante: Regione e Fondazione UJ mercoledì rispondendo alle domande della stampa non hanno fornito numeri sul budget e sugli sforamenti; i conti dunque si faranno più in là. «Abbiamo messo risorse aggiuntive – ha detto Tesei, ringraziata da Laurenzi per il lavoro svolto – e sono sicura che oltre a noi faranno la loro parte anche gli altri soci e gli sponsor. Se a Perugia arriveranno 500 mila persone potremo dire di aver fatto la nostra parte; per noi questo format assicura sviluppo, economia, turismo e investimenti». «Quest’anno – ha aggiunto Pagnotta – è un miracolo, ma tenere questo livello sarà sempre più difficile». Insomma, serviranno soldi in più in futuro.