Epifania folle quella che si è consumata su un campo di calcio spoletino mentre sul rettangolo la squadra locale affrontava una compagine ternana: dalla panchina un allenatore avrebbe raggiunto gli spalti, scavalcando la rete, per poi scagliarsi contro i genitori che inveivano contro la squadra avversaria; in tribuna parole grosse e spintoni davanti agli occhi dei bambini. Tra loro c’è chi ha detto addio al calcio.

Partita finisce in rissa Secondo quanto riferito a Umbria 24, alla base della rissa, sedata da qualcuno di buon senso, un episodio tra piccoli calciatori, forse un fallo di reazione, per cui un undicenne della squadra ternana si sarebbe ritrovato del sangue al labbro. Le urla di mamme e papà che ne sono conseguite, con toni particolarmente accesi, avrebbero fatto scattare l’allenatore e da lì al via «attimi di pura follia» come  racconta Stefano Lupi, delegato provinciale del Coni a Terni che da testimone e padre, su Facebook ha scritto una lettera aperta descrivendo gli occhi impauriti e l’espressione impietrita di suo figlio che con scarpini e parastinchi ancora indosso gli ha detto: «Andiamo via». Sabato ha riconsegnato la borsa alla società e vuole smettere per sempre. Si trattava di una partita amichevole e Lupi, interpretando forse la sensazione di altri presenti, riferisce di aver avuto paura per quello che sarebbe potuto accadere. Il panico di quei momenti si è trasformato poi in un’amarezza e un disagio profondo che bene ha espresso in un post.

Stefano Lupi «Non c’è nulla di più struggente – scrive Lupi – di un amore che finisce, soprattutto quando la conclusione è particolarmente violenta ed inaspettata. E’ quello che è successo oggi durante una partita di calcio di giovanissimi. Una rissa tra allenatori, le urla scomposte di alcuni genitori ed ancora la indegna gazzarra fra opposte tifoserie hanno indotto mio figlio, innamorato del calcio, a dire basta ad 11 anni. Me lo ha detto con gli occhi impauriti di chi non capisce il perché, di chi si è sentito perso ed indifeso in un campo di gioco, di chi ha visto quello che non si sarebbe mai immaginato. E’ uscito dal campo terrorizzato, senza nemmeno spogliarsi, mi ha stretto la mano pregandomi di andar via. Ero sbalordito, incapace di dare spiegazioni a quell’assurdo comportamento. C’era una rete che ci divideva mentre si accendeva una stupida rissa. Da anni mi batto per togliere quelle maledetti reti dai campi. Non proteggono appunto, ma dividono. Ho visto un allenatore o comunque un dirigente della squadra avversaria addirittura scavalcarla per scagliarsi contro il pubblico. In quel momento quella stessa rete mi separava da mio figlio, impedendomi di portarlo via e proteggerlo. Sono arrabbiato e sconfortato. Nel giorno dell’Epifania lui e tutti gli altri bambini delle due squadre hanno ricevuto da noi adulti uno dei doni più brutti : la disillusione verso lo sport che più amano. Tornando a casa mi ha detto che non vuole più giocare, appunto giocare, al calcio. E’ finito un amore, tanto più bello quanto legato alla giovinezza. Non mi interessa ricercare gli odierni colpevoli né citare le società. Non mi rasserena ciò. Oggi il calcio ha perso diversi innamorati. Peccato ! Questo non cambierà le cose ma un amore è comunque finito».

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