Aurel Rosu e la vittima Luca Rosi ( foto Troccoli)

di Francesca Marruco

«Non hanno avuto alcuna umanità neanche dopo avergli sparato contro, nonostante avesse le mani legate. Non hanno dato modo ai familiari del povero Luca di chiamare i soccorsi perché li hanno legati e gli hanno portato via l’automobile. Per questo non meritano che gli venga concessa alcuna attenuante generica e che vengano condannati al massimo della pena come chiesto dai pubblici ministeri». Chi parla è l’avvocato Valeriano Tascini, che nell’ambito del processo ai quattro rumeni accusati di aver ucciso il bancario perugino Luca Rosi, rappresenta i genitori della vittima come parte civile.

Nessuna umanità Il legale, dopo aver ripercorso i momento dell’omicidio, ricordando che tutti e tre i rumeni hanno materialmente avuto un ruolo nell’uccisione di Luca Rosi,  ha evidenziato la «completa mancanza di umanità e pietà di tre giovani» che hanno anche privato i familiari della possibilità di chiedere aiuto. La richiesta risarcitoria per i genitori è di sei milioni di euro totali, a cui vanno ad aggiungersi gli altri nove chiesti per la sorella, la fidanzata, il cognato e il nipote della vittima dall’avvocato Silvia Egidi.

Pena giusta non esemplare Il legale ha parlato di pena «giusta, non esemplare. Giusta per un crimine crudele senza precedenti». Martedì mattina è stata anche la volta dell’avvocato Luciano Ghirga che rappresenta il Comune come parte civile. «Abbiamo chiesto una cifra simbolica per riparare al danno di immagine subito dalla città. Ma la nostra presenza qui era per testimoniare la vicinanza del Comune ai familiari».

Richiesta per Rosu Al termine della parti civili, è stata la volta dell’arringa dell’avvocato Maria Antonietta Salis che difende Aurel Rosu, il più giovane dei tre rumeni, che per primo confessò tutto agli inquirenti. L’avvocato che lo difende sin dal rientro in Italia, ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di concorso in violenza sessuale ( quella avvenuta il 3 febbraio dello scorso anno durante la rapina in casa di Sergio Papa, ai danni della suocera), e la riqualificazione del reato di concorso in omicidio in concorso atipico in omicidio, il riconoscimento dell’insussistenza delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche dovuto al fatto che ha collaborato, è incensurato ed è giovane.

Ruoli e aggravanti Il duello vero in questo processo infatti si gioca tutto qui. Sulle aggravanti che potrebbero valergli l’ergastolo e sul ruolo che ha avuto ognuno di loro singolarmente e in gruppo.  Lo hanno ricostruito i pm Duchini, Formisano e Petrazzini: Iulian Ghiorghita ha sparato a Luca Rosi cinque colpi di pistola, Dorel Gheorghita lo ha preso a pugni in faccia, mentre Aurel Rosu gli ha sparato contro nonostante avesse una pistola a salve in mano. Per sfregio. Per mancanza totale di umanità. Perché erano fatti di cocaina, come raccontò lui stesso. Perché pensavano di farla franca. La sentenza potrebbe arrivare prima dell’estate.