Al centro il prefetto Antonio Reppucci

di Ivano Porfiri

«La droga a Perugia è un problema come lo è in tutte le altre città. Noi forze dell’ordine siamo in guerra, ma le famiglie devono fare di più: chi si accorge di avere un figlio drogato deve ammettere un fallimento». Usa parole forti, anche sopra le righe, il prefetto di Perugia Antonio Reppucci, che ha incontrato la stampa insieme al procuratore generale della Corte d’appello Giovanni Galati, alla presenza del questore Carmelo Gugliotta, del colonnello dei carabinieri Angelo Cuneo, del colonnello della gdf Vincenzo Tuzi e i vertici delle altre forze dell’ordine. Un incontro nato per dare una risposta alla trasmissione Announo, «ma che non abbiamo fatto prima – ha spiegato il prefetto – per non essere strumentalizzati in campagna elettorale».

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Announo «La7 – per il prefetto – ha fotografato Perugia in maniera esagerata e apocalittica. Stavolta c’è stato un moto di stizza da parte dei cittadini. Ho avuto già un incontro con il nuovo sindaco e andremo in tutte le scuole perché quello della sicurezza è un problema che coinvolge tutti». Contro la trasmissione Announo ha parlato in special modo il procuratore Galati. «Non sono di Perugia ma sono orgoglioso di sentirmi perugino. E’ ora di dire basta di denigrare Perugia. In quella trasmissione ho sentito una giornalista dire che Perugia è la capitale del narcotraffico, ma sa questa giornalista cosa vuol dire narcotraffico? Qui non ce n’è traccia, c’è invece lo spaccio minuto. E poi c’era un deputato (Giovanardi, ndr) che ha bofonchiato che ‘tutti sappiamo cosa è successo con Meredith’ a proposito della droga. Ma chi lo ha informato? Non sa niente perché in quel processo sono venuti fuori 2 spinelli». Affondo duro anche sul servizio: «Un film dalla scenografia e dalla sceneggiatura squallida, creato ad arte con luoghi e oggetti come le siringhe in primo piano che si troverebbero facilmente in ogni città». Secondo il procuratore, dunque, «è stato violato il principio base del diritto di cronaca cioè raccontare la verità, al fine di andare incontro ai pruriti del pubblico. Ai giornalisti dico quello che diceva il filosofo Giovanni Reale: avete più potere dei politici, avete in mano anche le sorti di una città».

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Statistiche ingannevoli Secondo Reppucci e Galati, in definitiva «non è vero che Perugia è la capitale della droga». «Il fenomeno esiste ma le statistiche sono ingannevoli – ha affermato il prefetto -: altrove molte morti sono classificate come naturali, qui voi con l’efficienza della vostra sanità risalite sempre alle cause e allora il dato delle overdose sembra maggiore che altrove».

Nessuna infiltrazioni Prefetto e procuratore hanno anche negato che in Umbria ci siano infiltrazioni della criminalità organizzata. «Ci sono dei tentantivi – ha sottolineato Galati – ma le operazioni dimostrano che vengono bloccate sul nascere». Anche Reppucci ammette di avvertire dei tentativi: «Venendo dal Sud, appena arrivato ho avvertito notai e professionisti: chi ha soldi da riciclare va a caccia di imprese sull’orlo del fallimento in territori vergini, facciamo attenzione».

Meredith e le altre cause Ma se si è venuta a creare quella che, a loro parere, è «una visione distorta» le cause sono molteplici. «C’è una serie di concause – ha detto il prefetto – a partire dallo spopolamento del centro quando i perugini si sono trasferiti in periferia, perché lo svuotamento fa sì che ci sia campo libero: dove arretra il bene avanza il male. Poi c’è stato il caso Meredith». «Ha influito senz’altro – secondo Galati – perché quella vicenda ha richiamato l’attenzione mediatica in modo enorme, una vicenda peraltro in cui la droga non aveva un ruolo centrale e che si avvia a conclusione in Cassazione».

Noi in guerra Tornando alla droga, per Reppucci sono due gli aspetti chiave. «Noi, intesi come forze dell’ordine, siamo in guerra. Una guerra che ha portato dei risultati, come il calo delle overdose da 25 a 15 l’anno, al calo anche del numero dei furti. Una guerra combattuta contrastando l’immigrazione clandestina e presenziando il territorio».

E le famiglie? L’altro aspetto chiave è il ruolo delle famiglie. «Qui c’è un grande consumo di droga come altrove – ha sentenziato il prefetto -, perché il problema è sociale e si cerca una trasgressione o si combatte il proprio smarrimento con queste sostanze, e accade in ogni fascia sociale. Ma è falso che i consumatori vengano da fuori, sono una piccola percentuale, il 10-15%, gli altri sono locali. Sono i figli delle nostre famiglie e le famiglie hanno una responsabilità enorme. Il cancro è proprio lì. Una mamma, un genitore che non si accorge che il proprio figlio fa uso di droga è una fallita, si deve solo suicidare. Mio padre mi avrebbe tagliato la testa. Invece, io vedo che nei colloqui qui in prefettura quando convochiamo i genitori dei circa 500 assuntori segnalati ogni anno, tendono a giustificare i figli: è solo uno spinello. Si autoassolvono. Invece bisogna ripartire da qui e lavorare tutti insieme, lo Stato apparato (e lo Stato c’è) ma dall’altra parte le famiglie».

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2 replies on “Droga a Perugia, prefetto: «Problema c’è come altrove, dove c’è un figlio drogato la famiglia ha fallito»”

  1. Facile scarica le responsabilità sulle madri, ma che ne sapete voi di quello che una madre deve sopportare dal momento che si accorge di avere un figli che fa uso di eroina. Da quel momento non c’è più la pace e neanche sicurezza nella propria casa. Nei momenti peggiori la notte ci si chiude a chiave nella propria camera. Andarlo a cercare dove noi tutti perugini sappiamo che c’è spaccio, vedere con i propri occhi i passaggi di mano di bustine e soldi, mai un auto della polizia o carabinieri che pattugliava questi posti. Prenderlo a schiaffi davanti a tutti e tutto e piangere disperata fino all’ultima lacrima. Ora sembra che le cose vanno meglio, ma non grazie a voi che scaricate su noi madri i vostri fallimenti. IO non mi sento una fallita, ho lottato fino allo sfinimento ed ancora lo sto facendo per tirare fuori da questo schifo mio figlio, ma voi vi siete scordati di fare la vostra parte.

  2. Al di là della pessima frase sulle madri, sono quasi sconvolto dall’atteggiamento del Prefetto, a partire dall’uso del torpiloquio e dall’incapacità di parlare italiano correttamente, senza dialettisimi. Spicca anche tutto il carico di arroganza verso i giornalisti troppo critici (anche il Procuratore, comunque, non scherza)

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