di F.M.
E’ stata rinviata per incompatibilità del giudice, l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche in Umbria Apogeo. Il gup Lidia Brutti si era infatti già occupata dell’indagine in precedenza. Per questo è stata rinviata al 12 febbraio prossimo. Intanto, nei giorni scorsi, in uno dei palazzi in costruzione sequestrati nell’ambito di quest’inchiesta a Ponte San Giovanni, è comparsa la scritta ‘Hotel Gomorra’.
‘Il centro’ Il clan partenopeo aveva provato ad acquistare il complesso residenziale il Centro di Ponte San Giovanni, prima sequestrato dai Ros e dal Gico della guardia di finanza che hanno portato a termine le indagine, e poi restituito alla ditta che lo aveva costruito e nulla aveva a che fare con i giri sporchi delle 17 persone adesso alla sbarra per reati quali truffa aggravata, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, totale evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto, emissione e ricezione di fatture per operazioni inesistenti, associazione a delinquere aggravata d legami mafiosi.
Arrestati In manette al momento dell’emissione delle misure cautelari erano finiti Angelo Russo, Filippo Gravante, Pasquale Tavoletta, Antonio Iossa, Giuseppe D’Urso, Salvatore Orecchio, Gaetano Cacciola, Maurizio Papaverone, Fiorella Luciana Pavan, Stefano Malmassari, Carmelo D’Urso, Santi Carmelo Balastro, Giuseppe Marino, Giuseppe Zinnarello e Marcello Briganti. Adesso per loro si avvicina il momento del processo.
Il capo d’imputazione «Dopo aver ricevuto rilevanti somme di denaro dall’associazione camorristica denominata ‘casalesi’ – stava scritto nel capo d’imputazione -impiegavano dette somme per l’acquisizione di società in difficoltà economica, e attraverso una serie indeterminata di delitti di truffa, sia in danno dei titolari che dei fornitori e dei clienti delle società, distraevano i profitti e se ne appropriavano, fino a condurre alcune imprese al fallimento».
Le società vuote Secondo la ricostruzione accusatoria del pm della Dda Antonella Duchini, per rilevare e svuotare le società in crisi, avrebbero creato e acquisito «una serie di società operanti nel settore dell’edilizia e della ristorazione, società aventi anche sedi inesistenti o fittiziamente collocate all’estero e operanti mediante prestanome» come l’hotel Domo di Perugia.