di Maurizio Troccoli

All’ombra degli storici camini della ‘Perugina’, vicende recenti e memorie, hanno riacceso i riflettori sulla storica fabbrica. Alcune ‘liete’, altre meno. Se la fiction ha rispolverato l’immagine della nota imprenditrice Luisa Spagnoli, ideatrice del Bacio e di un certo modo di concepire lo stile e il lavoro femminile, nello stesso periodo della proiezione del film, a Perugia, la pronipote Carla Spagnoli, aveva annunciato l’imminente vendita delle note caramelle ‘Rossana’. Ripercorrendo gli episodi, a quell’annuncio ‘Nestlè’ risponderà con un piano industriale di rilancio da 60 milioni. Cosa risponde oggi, invece, rispetto al nuovo annuncio che scuote nuovamente la storia della fabbrica e della città? Viene da chiederselo leggendo la nota firmata che arriva, ancora una volta, da casa Spagnoli: «Ci risulta – scrive Carla – che la Nestlè abbia smantellato un altro importante reparto: il canale dei regali aziendali, quello delle ‘Strenne’ per intenderci». Per capire meglio è opportuno riavvolgere il nastro.

IL PIANO INDUSTRIALE DI NESTLE’
VIDEO: IL PIANO INDUSTRIALE
LA CESSIONE DELLE ROSSANA

Notizie da casa Spagnoli «Da quando è stato presentato il Piano industriale lo scorso marzo – ancora Carla Spagnoli -, quello dei famosi ’60 milioni di euro in tre anni’ è come se tutti i problemi siano stati risolti e l’azienda goda di ottima salute. Ma non è così. Del rilancio della Perugina e dei volumi produttivi non c’è traccia, prodotti storici come ‘Ore Liete’ e ‘Rossana’ sono stati ceduti già da qualche mese e i reparti biscotti, zuccheri, caramelle e colaggio sono stati dismessi. A testimonianza del grande ‘rilancio’ che non c’è». Ci sarebbe però, nelle informazioni recapitate all’indirizzo di Carla Spagnoli, una cessione di un altro storico ramo d’azienda, con conseguenze occupazionali a Perugia:  «Stiamo parlando – spiega – di un reparto strettamente legato alla storia dell’azienda, perché negli anni i regali aziendali hanno portato al top l’immagine del marchio ‘Perugina’ nelle aziende, dandogli lustro. Le ‘Strenne’ hanno contribuito molto a dare al marchio l’immagine di bellezza, raffinatezza e arte che da sempre rendono unici lo stile e la storia perugina. Basti pensare al felice connubio che c’è stato tra i regali aziendali e la ceramica di Deruta. Ora si dice che Nestlè abbia già smantellato del tutto il canale, affidando i regali aziendali ad un unico ‘strennista’. E che ne è stato degli agenti che si sono sempre occupati di questo reparto? Semplice: o accettavano di lavorare per l’unico strennista o dovevano andare via».

TUTTA LA VICENDA NESTLE’-PERUGINA

Le conseguenze Carla Spagnoli sostiene che sono già  ‘carne viva’ le prime conseguenze e riguardano gli agenti e i stagionali: «Si vocifera addirittura – dice ancora – che agenti storici, pieni di capacità, esperienza e classe, la cui arte è stata ereditata in Perugina dai loro padri nella speranza di trasmetterla ai loro figli, stiano passando alla concorrenza. È tutto finito e a beneficiarne, come sempre, saranno i marchi concorrenti. Ovviamente la dismissione dell’ennesimo reparto allo stabilimento di San Sisto avrà delle ripercussioni, anche gravi, sull’occupazione: a pagarne più di tutti le conseguenze saranno i lavoratori stagionali, molte delle quali donne, che soprattutto nei periodi natalizi e pasquali venivano chiamate per la produzione delle ‘Strenne’ e che adesso rimarranno a casa».

VIDEO: CAMUSSO COI LAVORATORI

Le lavoratrici care a Luisa Spagnoli solleva anche la questione delle lavoratrici, questione, appunto, cara alla bisnonna Luisa: «Il problema riporta a un’altra pagina di storia recente, non certo proficua per il territorio: le Strenne si lavoravano nella cooperativa Euroservice, nata a sua volta dallo smantellamento dello stabilimento Perugina di Castiglione del Lago, dove si producevano panettoni e colombe. Negli anni ’90 la Nestlè ha chiuso lo stabilimento, portando la produzione nella fabbrica del panettone Motta, a Verona! La Euroservice, specializzata nelle confezioni, era caratterizzata dalla manodopera femminile ma, ad inizio 2000, fu chiusa da Nestlè, che portò le produzioni a San Sisto, nel reparto ‘Strenne’ appunto. Oggi Nestlè ha chiuso anche quel reparto, regalando tristi pagine di lavoro femminile. E pensare che Luisa Spagnoli è entrata nel cuore e nelle coscienze anche per l’audace difesa del lavoro delle donne, quando non c’erano né quote rosa né commissioni per le pari opportunità. Oggi solo storie di chiusure e di precarietà del lavoro sembrano raccontare la storia attuale della Perugina. Gli stagionali, padri e madri di famiglia, hanno sempre risposto alle chiamate con la consapevolezza di essere poi stabilizzati nel tempo. In questi anni, infatti, il percorso di lavoro nello stabilimento di San Sisto ha funzionato in questo modo. Ora, invece, di questi stagionali sembra non esserci traccia e ancora non si sa se verranno richiamati. Così, dopo diversi anni, in Perugina si è persa pure la speranza della stabilizzazione del lavoro».

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«Sindacati testimonial» L’attacco, quindi, ai sindacati: «Tutto questo avviene nel silenzio generale e assoluto dei sindacalisti, gli stessi che a marzo ‘glorificavano’ pomposamente il Piano industriale della Nestlè di cui sono strenui difensori, molto più degli stessi manager. Ormai sembra che i sindacati, e la Cgil in testa, siano diventati ‘testimonial’ ufficiale della Nestlè, i più realisti del re».

Twitter@MauriTroccoli

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