«Convenzione con Università può essere modificata. Non ci sarà azienda ospedaliera unica, sebbene i parametri nazionali lo consentirebbero». È questa la risposta dell’assessore alla Sanità della Regione Umbria, Luca Coletto, interrogato nel corso della seduta dell’assemblea legislativa dal consigliere Dem Fabio Paparelli. Focus sulla convenzione Regione-Università, l’esponente del Pd ha chiesto «quali azioni la giunta intenda mettere in campo affinché l’ospedale di Terni non venga spogliato, generando incolmabili distanze tra le due aziende ospedaliere di Terni e Perugia e se non ritenga necessario intervenire al fine di non far perdere all’ospedale di Terni la Struttura complessa maxillo facciale, cardiochirurgia, neuroradiologia ed endocrinologia».

Paparelli sulla sanità «In Umbria, da tre anni a questa parte, la sanità ha smesso di funzionare – ha detto Paparelli in aula – e siamo di fronte ad un vero e proprio paradosso dato dal fatto che, pur registrando un aumento esponenziale della spesa pubblica e del debito, sono calati i servizi e la qualità delle prestazioni sanitarie. Si ravvisa una evidente precarizzazione dei vertici delle aziende sanitarie e della tecnostruttura regionale, che hanno portato ad aver cambiato 18 Direttori in appena tre anni, un vero record negativo che impedisce ogni tipo di programmazione. Quindi l’inadeguatezza delle scelte fatte, rispetto ai ruoli di vertice, non poteva che avere riflessi anche sulle strategie che competono ad una amministrazione regionale in una materia delicata come la sanità. Tra le scelte infelici si può ricordare, su tutte, la pre adozione di una proposta di Piano Sanitario Regionale avvenuta con la Dgr 17.11.2021, n. 1138, che ha suscitato aspre critiche provenienti sia dall’Università che dal Ministero della salute. Con il protocollo d’intesa in via di adozione, l’Università degli Studi di Perugia si appropria, di fatto, della politica sanitaria e delle risorse della Regione stessa, con forti ricadute negative in particolare sull’azienda ospedaliera di Terni: su questo protocollo si gioca la vera partita del riequilibrio territoriale».

Convenzione Regione-Università «L’attuazione della convenzione – continua Paparelli -, con il modello che propone apre di fatto la strada alla futura unificazione delle Aziende ospedaliere di Terni e Perugia con il relativo accorpamento di molti dipartimenti dando vita ad un forte scippo e disequilibrio nei confronti dell’azienda ospedaliera di Terni. Il depotenziamento dell’ospedale di Terni sta cominciando con la cardiochirurgia, una struttura complessa dove è prevista la figura del primario, che nelle intenzioni dei protocolli attuativi diventerebbe una semplice struttura dipartimentale gestita da un responsabile, con il dipartimento in capo all’azienda ospedaliera di Perugia. La struttura di maxillo facciale, oggi struttura complessa con un primario, verrà ridotta a struttura semplice dipartimentale, mentre la struttura complessa sarà fatta a Perugia. Anche per la neuroradiologia è previsto un declassamento e passerà da struttura complessa a struttura semplice con la struttura complessa sempre a Perugia. L’endocrinologia passa tutta all’Università, e qui di fatto viene spogliata l’azienda ospedaliera di Terni. La chirurgia maxillo facciale di Terni è presente da 40 anni sul territorio e da 30 è struttura complessa che opera pazienti non solo di Terni e provincia, ma anche di Roma, Viterbo, Rieti, Siena e Grosseto, nonché pazienti di altre regioni. Questo è dovuto al prestigio del primario che è riconosciuto, ieri come oggi, in ambito nazionale e internazionale come esperto di patologie per l’articolazione temporo–mandibolare. Qualora si perdesse la struttura complessa verrebbe meno la reperibilità traumi h24 per 7 giorni a settimana e questo andrebbe a creare un pericoloso allungamento ulteriore delle liste di attesa per le visite, che risultano già chiuse a Perugia, mentre a Terni l’attesa è di circa 7/14 giorni. Le medesime considerazioni valgono per la cardiochirurgia, neuro radiologia ed endocrinologia, la cui soppressione come strutture complesse vorrebbe dire ridimensionamento ulteriore per l’ospedale di Terni. L’azienda ospedaliera di Terni ha sempre giocato un ruolo determinante nella mobilità attiva, ruolo oggi venuto meno a causa della gestione di questi ultimi anni. È necessario evitare che con l’alibi della razionalizzazione si vada di fatto verso l’azienda unica regionale, esiziale per la città di Terni. Inoltre gli atti di programmazione sono ancora in discussione nella commissione competente mentre si stanno impropriamente e contro il volere dell’Assemblea legislativa, attuando pezzi di programmazione con singoli atti e disposizioni. Ricordo, infine, che la Regione Umbria si era impegnata ad inviare al Ministero della Salute gli atti contenenti le proprie scelte programmatiche».

Risposta di Coletto e la replica L’assessore Luca Coletto ha risposto che «non c’è alcun atto amministrativo che definisce le situazioni descritte. Si sta cercando di concertare tra i due ospedali di Perugia e Terni, che resteranno separati, con due diverse aziende. Vogliamo ottimizzare entrambi i poli, lasciando a Terni le potenzialità maturate, anche rispetto alla mobilità attiva legata al Lazio. La convenzione è solo pre-adottata e può ancora essere migliorata e modificata. Non c’è intenzione di depotenziare i due poli ospedalieri. È in corso una concertazione che riguarderà anche il reparto di urologia, con la ridefinizione delle apicalità». Paparelli ha replicato dicendosi «deluso dalla risposta. Ci sono documenti che dimostrano la concretezza della proposta di modifica che sposta centri direzionali e persone da Terni a Perugia, con un aumento della mobilità passiva dei cittadini ternani. Se esistono i margini per creare una sola azienda ospedaliera, come dice l’assessore, questo spiega il graduale perseguimento di questo obiettivo. La Convenzione è tutta da riscrivere, eliminando la previsione dell’azienda universitaria integrata».

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