di M.G.P.

«È solo una bozza, non c’è nessun documento ufficiale né pre adottato né adottato», ha dichiarato a Umbria24 Eleonora Pace, consigliera regionale presidente delle Terza commissione sanità, ma la bozza è diventata ben presto il ‘documento della discordia’. Di cosa parliamo? della convenzione Regione-Università, un accordo atteso da anni utile per il riassetto del servizio sanitario regionale. Negli ultimi giorni la convenzione ha fatto molto parlare di sé; «un colpo mortale per la sanità dell’Umbria meridionale», così l’ha definita Claudio Fiorelli del Movimento 5 stelle di Terni che ha aggiunto: «Nell’azienda ospedaliera di Terni otto strutture complesse e otto primari in meno». Fabio Paparelli del Partito democratico invece chiede «il ritiro della convenzione». A dire la loro anche Cimo Umbria, il sindacato dei medici.

Pd «Già un anno fa ebbi modo di denunciare pubblicamente, sia di fronte all’assemblea comunale del Pd di Terni che poi sulla stampa, le grandi criticità che emergevano dal Piano sanitario preadottato dalla giunta regionale e dalla convenzione stipulata con l’Università degli studi di Perugia in materia di sanità, evidenziando, tra l’altro, il rischio concreto che a seguito di ciò l’azienda ospedaliera di Terni ne sarebbe uscita fortemente ridimensionata per ruolo, funzioni e servizi. A tale riguardo, ribadisco che la stipula del protocollo tra Regione e Università, rappresenta una vera e propria abdicazione della politica». Queste le parole, affidate ad una nota, del consigliere regionale del Partito democratico, Fabio Paparelli. «Oggi – prosegue – quei timori e quelle preoccupazioni trovano conferma nella bozza di documento fatto circolare dalla Regione, aggravato dall’assenza di un nuovo Piano Sanitario Regionale che avrebbe dovuto farne eventualmente da cornice. Ciò conferma la manifesta incapacità di programmare con lungimiranza e non certo per singoli atti, stralci e
anticipazioni fuori luogo, come sta facendo la giunta regionale sulla sanità ormai da troppo tempo. In merito alle anticipazioni emerse – precisa Paparelli – è necessario iniziare a sgombrare il campo da alcune ipotesi che riteniamo del tutto sbagliate. A Terni deve innanzitutto essere applicato un modello di azienda sanitaria ospedaliera convenzionata ad hoc con l’Università, perché diversamente si corre il rischio di realizzare, con la scusa della
razionalizzazione e dei tagli delle spese, un’azienda unica regionale integrata sotto l’egida dell’Università. Un’ipotesi, questa, che il centro sinistra in questa regione ha sempre scongiurato. Con altrettanta preoccupazione – prosegue il consigliere dem – constatiamo che il tema del merito sia del tutto scomparso dall’agenda comune elaborata da Regione e Università. Oggi infatti, in base a quanto scritto nella convenzione, l’attribuzione delle strutture complesse verrebbe per essere assegnata quasi su base discrezionale, troppo spesso a scapito di Terni, quando in passato era stato raggiunto un accordo che prevedeva come a capo di queste strutture, ci fossero i migliori professionisti reperibili dal punto di vista assistenziale, indipendentemente che fossero ospedalieri o universitari. Introdurre elementi di disparità tra medici ospedalieri e universitari, in nome dell’integrazione, è il modo subdolo con cui si intende di fatto unificare le due aziende ospedaliere, e ciò rappresenta per il ternano la criticità più evidente».

«Ritiro della convenzione» «Questa ipotesi – continua Paparelli – è ormai molto avanzata dato che sta già avendo evidenti ripercussioni negative per questa parte dell’Umbria. Occorrerebbe, al contrario, una precisa definizione dei ruoli e delle funzioni tra Università e Azienda, sia sul versante dell’assistenza che sugli aspetti della ricerca e della formazione. Del resto il contributo forte dell’Università, che ha rappresentato realmente l’eccellenza sanitaria, c’è stato quando, con sinergie vere, la crescita e l’integrazione hanno
viaggiato di pari passo, fornendo eccellenze professionali, cosa che almeno a Terni non avviene da tempo. Per questi motivi – aggiunge – mi auguro che si possa aprire un confronto aperto e franco con gli stessi operatori sanitari affinché prendano oltremodo coscienza del rischio che stanno correndo se questo processo non viene scongiurato. Non può essere questo il momento delle timidezze e dei distinguo, occorre chiamare la città intera alla mobilitazione nella consapevolezza che in ballo c’è il destino della salute pubblica a Terni. Per questi motivi – conclude – ritengo doveroso chiedere il ritiro della convenzione tra Regione e Università e lo stop dell’applicazione degli atti attuativi. Al contempo attendiamo le formali smentite circa l’intenzione di smantellare le strutture complesse di cardiochirurgia, maxillo facciale, di neuro radiologia ed endocrinologia dell’ospedale di Terni. A tal proposito, già martedì prossimo, sulla base dell’interrogazione che ho presentato a riguardo, ci aspettiamo che l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, faccia chiarezza una volta per tutte».

Le parole di Eleonora Pace In merito è intervenuta la consigliera regionale Eleonora Pace: «Stiamo parlando di una bozza di lavoro, non c’è nessun documento ufficiale né pre adottato né adottato – ha spiegato a Umbria24 -. Ora ci si lavorerà, quando ci sarà un documento pre adottato se ci saranno delle considerazioni da fare, le faremo. Per ora c’è solo una bozza di lavoro, una base di partenza sulla quale ragionare e fare tutte le riflessioni del caso per riorganizzare le due aziende. Nessuno vuole dar spazio a un territorio piuttosto che a un altro. L’intenzione della Regione è quella di efficientare la sanità e verrà fatto tutto alla luce del sole in maniera partecipativa. Non si è mai stabilita – ha aggiunto – nessuna data per una conferenza stampa di presentazione». Per quanto riguarda le tempistiche per la convenzione la consigliera ha detto: «Ci vorrà il tempo che ci vorrà per fare un bel lavoro». Giovedì mattina l’argomento convenzione ha fatto capolino tra gli scranni di Palazzo Spada a Terni durante la seduta della Terza commissione consiliare. A ‘raffreddare gli animi’ ci ha pensato anche il presidente del consiglio comunale di Terni, Francesco Maria Ferranti: «La Regione ha scelto la strada della condivisione con tutti i soggetti coinvolti – ha dichiarato a Umbria24 -, ora ci saranno degli approfondimenti. Questa è la strada condivisa anche da Forza Italia Terni». 

Fiorelli e Cimo Nei giorni scorsi sul tema è intervenuto il consigliere pentastellato Claudio Fiorelli: «Le notizie che arrivano sulla nuova convenzione tra Università di Perugia e Regione Umbria confermano che siamo davanti a un colpo mortale per la sanità pubblica nel capoluogo dell’Umbria meridionale – ha scritto in una nota -. Uno schiaffo anche all’attrattività dell’ospedale di Terni che così respingerà ancora di più quelle professionalità di cui invece c’è assoluto bisogno. Riteniamo assurdo eliminare i centri di riferimento per l’alta specialità come quelli di cardiochirurgia, chirurgia della mano e chirurgia maxillo-facciale. Endocrinologia e diabetologia riunite in un’unica unità operativa complessa universitaria. Gastroenterologia ed endoscopia digestiva unite in un’unica struttura che passa da ospedaliera ad universitaria, mentre a Perugia le due strutture saranno mantenute separate e avranno ciascuna un primario. L’ortopedia diventerà universitaria ed il dipartimento materno-infantile diventerà interaziendale con sei unità operative complesse a Perugia e due a Terni. Questo significherà ulteriori disagi per i cittadini che avranno bisogno di cure». Anche Cimo Umbria riguardo alla convenzione ha chiesto «una nuova riflessione per migliorarla» aggiungendo, in una nota, «così grave squilibrio in danno della sanità ternana».

Incontro Coletto- aziende ospedaliere Intanto lo scorso 22 febbraio nella sede dell’assessorato alla Salute della Regione Umbria, l’assessore Luca Coletto, ha incontrato i professionisti delle aziende ospedaliere di Perugia e Terni. «L’incontro – ha spiegato l’assessore – è stato voluto proprio perché si riscontra la necessità di condividere con le apicalità delle due aziende, alcune scelte strategiche che vanno rimodulate in base alle esigenze dei medici, ai numeri e i flussi di pazienti e prestazioni erogate nei due presidi sanitari. Considerando che in Umbria sono presenti due aziende ospedaliere, entrambe con un ruolo di primo piano – ha precisato l’assessore – va trovata con gli operatori e i professionisti, la miglior forma di collaborazione per garantire il diritto alla salute dei cittadini».