di Chia.Fa.
Sono almeno una cinquantina i terremotati umbri che mercoledì mattina hanno sfilato tra le vie di Roma per chiedere allo Stato meno burocrazia e quindi risposte celeri sia sul fronte della realizzazione delle casette (soluzioni abitative di emergenza) che per l’avvio vero e proprio della ricostruzione.
Anche terremotati umbri a Roma In particolare, un pulmino prestato dalle suore del monastero di Santa Rita di Cascia con a bordo una decina di persone è partito alla volta della capitale, seguito da alcune auto. Al volante Daniele Simoni, camionista bloccato per due giorni a Trisungo dall’emergenza neve, che insieme a tanti ha indossato la fascia tricolore dei sindaci «per farci carico di tutta la cittadinanza, anche di chi – spiega a Umbria24 – per i diversi problemi tuttora patiti non ha potuto partecipare. Noi umbri probabilmente saremo stati una settantina tra residenti di Cascia, Norcia e pure di Castelluccio. Abbiamo sfilato in silenzio fino a Montecitorio dove una delegazione è stata ricevuta da diversi parlamentari, tra cui Luigi di Maio».
Giovane di Cascia: «Ecco cosa abbiamo chiesto» A rappresentare l’Umbria proprio Simoni: «Abbiamo definito una serie di punti su cui i deputati si sono impegnati a trovare soluzioni già col prossimo decreto legge. Le problematiche da Amatrice a Cascia sono naturalmente diverse, ma di base c’è la richiesta di snellire la burocrazia e ridurre i tempi. In particolare è emersa con forza la necessità di accelerare nella consegna delle stalle e dei moduli abitativi per gli allevatori; sono stati richiesti interventi di ripristino della viabilità ordinaria; l’avvio dello smaltimento delle macerie che rappresenterebbe un segnale di speranza; la messa in sicurezza del patrimonio storico artistico e delle aree cimiteriali. Personalmente – è andato avanti Simoni – ho anche chiesto che non ci si culli sui container collettivi perché quelli – ha osservato – sono alloggi transitori».
L’incontro con la Boldrini All’incontro coi parlamentari è seguito quello con la presidente della Camera, Laura Boldrini: «Abbiamo ricapitolato anche con lei le nostre necessità e il confronto è stato franco. Abbiamo trovato apertura massima al dialogo e siamo stati rassicurati, tuttavia in diversi hanno avvertito: oggi siamo venuti in silenzio, ma se dovesse esserci bisogno di ritornare saremmo costretti a far sentire la nostra voce. La nostra è stata una protesta estemporanea, organizzata in tre giorni da un gruppo di amici attraverso Facebook, ma soprattutto indipendente, l’unica bandiera sventolata è stata quella del Centro Italia ferito».
@chilodice