di Francesco Della Porta *
Per decenni i governi italiani hanno ignorato la questione energetica, promuovendo soluzioni obsolete come costruire un gasdotto che da Otranto risalirà lo Stivale lungo la costa adriatica, o bruciare il Css-rifiuti nei forni di cementifici e inceneritori. Secondo un noto consulente del governo Draghi, i pannelli solari erano un inutile regalo all’ economia cinese.
Dopo la guerra in Ucraina, i ripetuti aumenti del prezzo di gas e petrolio, e gli effetti devastanti del riscaldamento globale, finalmente anche i legislatori italiani si sono adeguati. Ma, come spesso accade con le decisioni dell’ultimo minuto, il risultato è deplorevole.
Il 9 luglio 2025 la giunta regionale Umbra ha adottato la legge 7/2025 ‘Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro’. La legge stabilisce i criteri per individuare le aree dove è possibile impiantare pannelli fotovoltaici, impianti eolici e altre fonti di energia rinnovabile.
Quattro mesi dopo, il 21 novembre 2025, il presidente della Repubblica ha firmato il decreto legge 175 “Misure urgenti in materia di Piano transizione 5.0 e di produzione di energia da fonti rinnovabili”. Il decreto si limita a definire i pochissimi luoghi dove non è consentito installare pannelli o impianti eolici.
La legge regionale rivendicava il diritto dei governi locali a decidere come proteggere e gestire il proprio territorio. Pur offrendo una soluzione basata esclusivamente sull’iniziativa privata (come del resto il DL 175) cercava almeno di tutelare alcune aree di straordinario interesse paesaggistico, per esempio la cornice di oliveti tra Assisi e Foligno.
Ebbene, quella aspirazione è stata minata prima da una sentenza del Tar del Lazio, e poi dallo stesso DL 175: le amministrazioni locali non hanno autorità per decidere come utilizzare i loro territori per le rinnovabili. Il territorio, dice lo Stato, deve essere aperto all’ iniziativa privata, senza regole o interferenze.
Poichè non c’è più tempo, occorre snellire le procedure, semplificare le autorizzazioni, tagliare gli angoli. Per esempio il regime di Pas (Procedura abilitativa semplificata) consente di installare impianti fotovoltaici (Fer) in Italia, che generano meno di 10 Mw. La procedura permette l’inizio dei lavori dopo 30 giorni dalla presentazione al Comune, se il progetto è conforme a norme e strumenti urbanistici, senza attendere un’autorizzazione esplicita (All. B del decreto 190 /2024). Dal lato opposto, per impianti superiori a 30 Mw la decisione in ultima istanza spetta al consiglio dei ministri.
In ambedue i casi è scavalcato il governo locale, cui spetterebbe la tutela del territorio. Di fronte all’urgenza occorre lasciare mano libera ai privati, sciogliere tutti i vincoli e le prudenze, e affidarsi al mercato!
Gli effetti di questo liberismo tardivo e scomposto si possono vedere per esempio in frazione Pantalla del comune di Todi: una ordinanza del Tar dell’ Umbria del 17 dicembre 2025 (presidente Pierfrancesco Ungari) ha imposto la sospensione dei lavori di costruzione di un impianto fotovoltaico, rinviando la decisione finale a una udienza il 12 maggio 2026. Il motivo contingente è la mancata osservanza della fascia di rispetto a tutela di un bene culturale, e l’inesistenza di Scia e Cila dell’ impianto.
Il ricorso al Tar era stato avanzato dal comitato No al fotovoltaico senza sostenibilità di Pantalla. Lo stesso comitato aveva indirizzato un esposto alla Direzione investigativa antimafia, alla Procura e alla Guardia di finanza, sollevando perplessità sul procedimento di vendita all’ asta dei terreni (di proprietà dell’Ente pubblico “La Consolazione Etab” con sede a Todi). I terreni furono acquistati nell’ottobre 2024 per 904.000 euro dall’unico partecipante all’ asta, la Società Ecochain Disign, cotituitasi sei mesi prima come start-up innovativa, e successivamente capitalizzata fino a 1.127.500 euro.
E’ rassicurante che un giudice del tribunale amministrativo regionale stabilisca la necessità di verificare la legittima destinazione d’uso del territorio. E’ sconcertante che, affinché ciò avvenga, sia necessario un ricorso formale da parte dei comitati cittadini.
Trattandosi di decisioni le cui conseguenze sono permanenti, incidono profondamente sul territorio, e condizioneranno i destini di molte generazioni, la Regione dovrebbe costituire organismi semplificati di verifica, consultazione e ricorso, e metterli a disposizione di cittadini e amministrazioni locali. Le fonti rinnovabili di energia sono indispensabili, la semplificazione è benvenuta, ma la tutela del territorio non può essere delegata alla libera e incontrastata iniziativa privata.
*Nota della redazione. Ricordiamo che Francesco Della Porta, editorialista per Umbria24 su questioni ambientali, ha alle spalle una lunga esperienza professionale nella Silicon Valley, dove ha lavorato per circa venticinque anni occupandosi di innovazione tecnologica e partecipando alla fondazione di start-up poi approdate in borsa. Il suo percorso formativo comprende una laurea in Storia economica conseguita a Milano, una in Economia ottenuta alla Cambridge University e studi di management svolti alla Stanford University. Dopo il rientro in Umbria, si è dedicato anche alla gestione di attività agricole e alla partecipazione attiva ai comitati ambientali eugubini.
