Il consiglio comunale

di Massimo Colonna

Arrivano le prime repliche dopo la pubblicazione del Piano delle alienazioni comunali che nelle prossime ore dovrebbe essere spedito ai consiglieri in vista del voto finale. Il consigliere comunale di Forza Italia Federico Brizi parla di «offesa ai cittadini ternani» in merito allo smantellamento del Videocentro, mentre per il responsabile di Rinascita socialista Andrea Fabbri la vendita del Centro multimediale «è un’opera di distruzione».

Forza Italia attacca «Una costante da anni tra i vari assessori al Bilancio – scrive Brizi in una nota – c’è la creatività. Continua ad essere un’ulteriore offesa all’intelligenza dei cittadini ternani. L’aver messo in vendita il Videocentro a 14 milioni di euro rappresenta un’operazione di pura fantasia. Oggi stiamo parlando di uno scatolone vuoto con tecnologie obsolete a un prezzo che serve solo a far quadrare un ipotetico bilancio e senza un progetto per la sua riconversione (forse trasformarlo in un mega garage renderebbe più). Non sarebbe stato forse meglio quando ancora si era in tempo trasformarlo in un campus universitario trasferendoci le sedi decentrate invece che spendere tanti soldi in costose quanto inutili ristrutturazioni? D’altronde stiamo parlando di un’amministrazione che non intrattiene rapporti pubblici e privati al di là dei confini di Narni, anche se oggi tra le tante l’amministrazione di Roma ha lo stesso colore politico di quella nostrana, a testimonianza di non essere in condizione di mettere in un circuito virtuoso o comunque attrarre imprese o operatori del turismo. Un consiglio: io metterei in vendita ponte Allende, sicuramente per l’acquirente sarebbe un affare  più appetibile perché potrebbe mettere una tassa sul passaggio: si tratterebbe di un’operazione di finanza creativa almeno credibile».

Rinascista socialista «Centro Multimediale, il Comune vende tutto – spiega Fabbri . I teatri di posa, gli uffici, la scuola. Dopo 15 anni arriva a compimento l’opera di distruzione avviata dall’ex sindaco Raffaelli che nel 2000 decise di classificare il Cmm come una sorta di rifiuto speciale assegnandone la gestione ad Agarini. Le amministrazioni post-comuniste che si sono alternate a Terni dal 1999 in poi non hanno saputo e non sanno progettare. Non riescono a immaginare il futuro e dunque non possono costruire percorsi per realizzarlo. Forse non è una colpa. Di sicuro un limite che soffoca la città. I teatri di posa, gli uffici, la scuola erano parte di un progetto che quando nacque era avveniristico; anticipava di almeno 30 anni una realtà che oggi tocchiamo con mano ogni minuto della nostra vita. Un progetto nato anche dalle intuizioni di un amministratore illuminato come Fabio Fiorelli, un socialista che pensava alla sua comunità perché l’amava. L’Unione Europea credette in quel progetto finanziandolo con 35 miliardi di vecchie lire, finanziamenti strutturali a fondo perduto. Quel progetto doveva servire a creare occupazione in un campo del tutto nuovo: l’audiovisivo di impresa poi collegato alle tecnologie digitali che proprio agli inizi degli anni Novanta muovevano i primi passi anche in Italia. Per il momento conforta il fatto  che con ogni probabilità gli immobili ex Cmm posti in vendita a più di 14mln di euro non troveranno acquirenti».

Twitter @tulhaidetto

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