Da sinistra Carla Erbaioli, Paolo Martellini e Stefano Lisci (Pd)

«Avviare azioni concrete di prevenzione al disagio giovanile attraverso un progetto ampio che parta dalle scuole primarie; attivare punti di ascolto; e anche una rete sociale di associazioni e soggetti che sappiano cogliere i primi segni di disagio ed incanalarli nelle giuste strutture per un adeguato supporto psicologico». Queste le richieste contenute nella mozione urgente che la consigliera Carla Erbaioli (Pd) ha presentato al sindaco del Comune di Spoleto alla luce dei tre suicidi verificatisi negli ultimi mesi in città dove recentemente due giovani si sono lanciati nel vuoto dal Ponte delle Torri e nelle scorse settimane un’altra giovanissima si è gettata nel vuoto dalla finestra di casa in zona viale Marconi.

Mozione Pd sul disagio giovanile E proprio dal monumento simbolo che parte l’atto della consigliera Erbaioli: «Pensare il problema sia il Ponte delle Torri significa non aver compreso. In queste situazione di crisi generale si genera un inevitabile fallimento per la nostra comunità quando davanti alla difficoltà di vivere qualcuno getta la spugna. Quando le persone colpite sono minorenni ancora maggiore è la nostra responsabilità la politica ha il compito di tentare in ogni modo di alleviare il disagio giovanile che pervade una parte dei nostri giovani concittadini. Dobbiamo dare risposte, prevenire, mettere in campo azioni concrete, lanciare le basi per un progetto di largo respiro che indaghi il malessere, il disagio, il bullismo, la nostra incapacità di comprendere i bisogni, le aspettative, le istanze dei giovani, la difficoltà delle famiglie a un percorso di dialogo, di educazione». E quindi: «Sarebbe importante avviare un’indagine sullo stato dei giovani e creare una rete di protezione, che non è la rete da mettere sotto un ponte, ma una rete di protezione sociale contro la fragilità, impegnando anche le associazioni (culturali, sportive, di promozione sociale) le famiglie, la scuola, le parrocchie, i ragazzi stessi che possano farsi sentinelle attive per i loro compagni più fragili, più indifesi. Se non facciamo questo avremmo fallito come comunità».

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