«C’è stata l’immediata attivazione del protocollo relativo e nessun contagio». Questa la risposta che l’assessore regionale Luca Barberini ha formulato in sede di commissione all’interrogazione presentata dal consigliere Marco Squarta (Fd’I) sul caso della tubercolosi in una classe elementare di Spoleto, dove 8 bambini e 4 insegnanti sono risultati positivi al test relativo dopo che una bimba della medesima primaria è risultata affetta dalla malattia infettiva. Il caso è finito anche all’attenzione del ministero dell’Istruzione per una richiesta di risarcimento presentata dai genitori dei bimbi risultati positivi e un’interrogazione dei Cinque stelle.
Caso tubercolosi in classe in Regione In particolare Squarta ha chiesto di verificare l’operato dell’Asl2 «sia in merito all’azione di contrasto del contagio che riguardo le modalità di prevenzione dello stesso». In questo senso l’assessore alla sanità Barberini ha riferito: «I sintomi iniziali della tubercolosi – ha spiegato Barberini – sono subdoli e di non immediata percezione: la bambina presentava poca tosse e febbriciattola serale, e non tutte le sere. È stato immediatamente attivato il protocollo relativo, con la ripetizione dei test anche sui negativi, che ha permesso di individuare 8 bambini e 4 insegnanti tutti inviati al secondo livello di procedura, con raggi X e profilassi antibiotica, i cui esiti hanno evidenziato che non svilupperanno la malattia».
In centro sottoposti ai test E poi: «La procedura è stata estesa anche ai soggetti che hanno avuto contatti meno prolungati, 83 bambini frequentanti la mensa scolastica e 11 docenti, tutti negativi, che ripeteranno il test a distanza di otto settimane. C’è stata la risposta necessaria da parte del presidio ospedaliero, non c’è stata propagazione e non abbiamo segnalazione di casi particolari». Il consigliere Squarta si è dichiarato «parzialmente soddisfatto, perché un minimo di leggerezza c’è stata, specialmente per quanto riguarda l’aspetto della prevenzione del contagio di una malattia potenzialmente rischiosa per la popolazione, anche in considerazione del fatto che ci sono zone del mondo, da cui provengono i bambini che frequentano le nostre scuole, in cui queste patologie sono endemiche».