Massimo Monni (foto archivio F. Troccoli)

«Negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi nel trattamento dei pazienti con epatite C cronica, in particolar modo nei pazienti con infezione da HCV genotipo 1. Per la cura di questa malattia è necessaria la somministrazione di antivirali diretti di prima generazione. Ad oggi, come è stato fatto presente durante il convegno Epotalogico Umbro, al quale ho preso parte nella giornata di sabato 23 maggio, in Umbria questi particolari farmaci non sono distribuiti a tutti i malati, costringendo alcuni di essi ad acquistarli a prezzi stratosferici. La nostra è l’unica regione che non prevede un’assistenza farmacologica paritaria per chi è affetto da epatite C cronica». A dirlo, in una nota, è il consigliere regionale e candidato con la lista di Umbria Popolare in appoggio a Claudio Ricci, Massimo Monni.

Pazienti di serie b «Un fatto, questo – prosegue Monni -, di estrema gravità e che porta lontano dai principi di uguaglianza alla base di qualsiasi società moderna. Si viene infatti così a scoprire che nella nostra regione esistono pazienti di serie B e pazienti di serie A. La famosa eccellenza del sistema sanitario umbro, di cui l’Amministrazione attuale si fa tanto vanto, si sgretola ben presto. Basta, infatti, mettere in luce casi come questi per comprendere che l’a, b, c dell’assistenza viene a meno. Si risparmia su cose importanti, lasciando da parte problemi seri e mettendo all’angolo persone che hanno una reale necessità di cura. Il fatto che la regione Umbria sia l’unica a non passare antivirali diretti di prima generazione lascia attoniti e senza parole».

Regione: è falso Ma la replica della Regione arriva a stretto giro: «È assolutamente falso quanto affermato dal consigliere regionale di Umbria Popolare Ncd secondo il quale l’Umbria sarebbe l’unica Regione a non prevedere un’assistenza farmacologica paritaria per chi è affetto da epatite C. Al contrario la Regione Umbria ha già preso in carico 85 pazienti con epatite, anticipando dal proprio bilancio le risorse necessarie, non avendo ancora il Ministero della Salute adottato uno specifico provvedimento che stabilisca con certezza le risorse da assegnare alle Regioni per tali terapie che, si ricorda, sono costosissime ed oscillano tra i 60 e gli 80mila euro a trattamento. È quanto precisa l’Assessorato alla Sanità della Regione Umbria che sottolinea che i criteri di priorità che devono essere utilizzati per prendere in carico i pazienti affetti da epatite sono stati formalmente definiti dall’Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, ed a questi criteri la Regione Umbria si attiene».

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