Alla Regione Umbria non piace l’anticipo del passaggio dalla tv analogica a quella digitale, il cosiddetto “switch over”. Il giorno dopo la richiesta dell’Acgom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di concludere la digitalizzazione dell’Italia in anticipo (Toscana e Umbria nella seconda metà del 2011), arrivano due reazioni a dir poco fredde da parte delle istituzioni umbre.

Brega dice no Il primo è il presidente del consiglio regionale, Eros Brega. «Il passaggio al digitale terrestre – dice – è certamente un’opportunità per l’Umbria che potrebbe però creare seri problemi se realizzata prima del termine inizialmente previsto». Brega auspica quindi una «dilazione dei tempi proposti dall’AgCom e, per raggiungere tale obiettivo, ritiene utile utile e urgente attivare dei confronti istituzionali per affrontare il problema anche in sede ministeriale».

Vinti: Marini contraria Il secondo è l’assessore Stefano Vinti. «Sorprende – afferma Vinti – la richiesta al ministero dello Sviluppo economico avanzata dall’AgCom, per anticipare alla fine del 2011 il termine di cessazione del servizio di radiodiffusione televisiva in tecnologia analogica su tutto il territorio nazionale, ipotesi sulla quale la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini già si è espressa negativamente». «Esprimiamo forti perplessità – sottolinea – soprattutto perché tale richiesta è stata avanzata senza la benché minima forma di consultazione delle Regioni che stanno lavorando per arrivare in maniera puntuale alle scadenze fissate, per garantire alle emittenti radiotelevisive un futuro anche in digitale e salvaguardare i livelli occupazionali».

Incontro in calendario «L’Umbria – aggiunge l’assessore regionale – si sta muovendo in questa direzione e dopo un primo incontro tenutosi nell’estate scorsa ne è stato fissato un altro per venerdì 21 gennaio, con tutti i soggetti coinvolti per costruire collegialmente un percorso che, all’insegna della massima partecipazione e collaborazione, renda il passaggio al digitale un’occasione di crescita per gli operatori e gli utenti». «Il passaggio al digitale – conclude Vinti – deve salvaguardare, inoltre, le frequenze e le emittenti locali e non trasformarsi in un assalto alla diligenza da parte dei giganti radiotelevisivi che scorrazzano nell’anomalo duopolio italiano».

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