Una parte della tifoseria perugina a Foggia (Foto di Marco Flamini pubblicata su Facebook)

Il 6 giugno 1993 Perugia ed Acireale si affrontarono allo stadio Zaccheria di Foggia nello spareggio di C1/B, per decretare la seconda squadra da promuovere in serie B dopo il Palermo. Il Perugia vinse 2-1 davanti a 18 mila tifosi biancorossi, ma la promozione venne revocata dopo il processo sportivo ai danni della società perugina a causa di una storia che vide protagonista un arbitro ed un cavallo acquistato alla scuderia Gaucci. Il Perugia venne condannato per illecito sportivo alla retrocessione in C1, l’anno seguente conquisterà la B dopo una cavalcata trionfale.

di Daniele Sborzacchi

Partimmo con i tenui colori dell’alba davanti agli occhi gonfi di sonno. Il fresco mattutino dei primi giorni di giugno, le sciarpe biancorosse al collo, i motori tentennanti dei pullman in sottofondo. Il mio era il numero 27, il totale non lo ricordo… Un’infinità… Molti altri andarono in treno, sventolando i vessilli da Fontivegge ed altri ancora con le proprie macchine, pronti a mille chilometri di passione. Chi con la Uno delle tante battaglie, chi con la Mercedes vecchio tipo, chi col pulmino reperito a fatica e per questo targato Arezzo. “Non me lo spaccate, eran finiti, l’ho noleggiato a Camucia…” Un torpedone biancorosso monopolizzò la Bologna-Taranto, una processione autostradale che lasciò di stucco ogni altro ignaro automobilista.

“Ma questi do vanno”, c’era scritto sulle loro facce stupite allo sfilare della carovana. Quelli, domenica 6 giugno 1993, andavano a Foggia. Quelli, una piccola muraglia cinese stilizzata composta da 18 mila tifosi ebbri di Grifo, andavano a sostenere il Perugia nella sfida contro l’Acireale, sognando il paradiso della serie B. “Se enno acesi li spegnemo”; Val di Sangro, Termoli, Poggio Imperiale, lo svincolo per Foggia. L’afa soffocante, 36 gradi, sudore e voci strozzate.

I Grifoni stanno per scendere in campo, “c’emo le maglie dei Los Angeles Lakers”, sento sorridente la voce del mio vicino mentre Cornacchini e compagni tolgono le casacche. Completo giallo, bordino viola e sugli spalti biancorosso dappertutto… Una trasferta? Uno spareggio? Macché… Un’esperienza. Io, diciassettenne imberbe e con qualche brufolo di troppo, ero col Bonci e mi sentivo protetto. Un grande il Bonci… Un baluardo della peruginità; con la sua Uno azzurrina, ci portava sempre a vedere il Grifo e sulla salita del Bulagaio ogni volta scandiva “Oh issa” per dare coraggio a quelle amate quattro lamiere saldate. Nemmeno un refolo di vento, il giorno più caldo della mia vita, bottigliette d’acqua vendute a dieci mila lire nel baretto della curva. Poi gli striscioni, la Torta N’chi ciccle, le bandiere e la lettura delle formazioni.

Papadopulo subito a dare fuoco alla contesa, sbracciante quasi in campo davanti alla panchina dei siciliani. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vendicarsi di Gaucci che lo punì con l’esonero l’anno prima. ll Sor Ilario composto come sempre, l’arbitro Treossi di Forlì coi capitani Savi e Sorbello, i fotografi a bordocampo pronti ad immortalare ogni istante. Primo tempo equilibrato, poi nella ripresa “Traini!!!!!!!!” e via con l’1-0. Cambi Acireale, dentro Walter Mazzarri e Nunzio Dario (Ira) Di Dio… Un mancino telecomandato toglie la ragnatela all’incrocio lasciando Fabbri di stucco. Pari acese e tanta paura, respiri ansimanti sugli spalti, botte da orbi in campo. Poi, beh poi… Pagano che si fa beffe delle leggi di gravità, vola palla al piede su quella fascia destra suo regno incontrastato.

Nessuno può fermare Rocco, nato a pochi chilometri dallo Zaccheria, e la sua falcata elegante e potente. Nemmeno un paio di difensori in disperati tackles scivolati. Assist al bacio e ancora lui… Pasquale Traini, chioma folta e tocco da rapace. Lo stadio quasi viene giù, sotto i piedi non sento nulla perché mi ritrovo in aria, sbatto la faccia sulla balaustra, mi rompo pure un dente. E Chissenefrega… Il Grifo ha vinto, in alto dalla finestra di un palazzo sbuca uno striscione “Alè Perugia”, il prato verde è preso d’assalto per la caccia agli storici cimeli.

L’adrenalina non va via, nessuno pensa all’impensabile. Al cavallo, all’arbitro Senzacqua di Fermo, al ghigno beffardo di Papadopulo che forse già sapeva… Si torna a casa, stanchi morti ma felici, rigorosamente senza voce e ancora col cuore in gola. È notte fonda, devo far piano perché babbo tra poco si alza e andrà a lavorare. Il tempo di accendere il televideo e leggere di una presunta inchiesta contro il Perugia. Mah… Sarà… Vo a dormire ripensando ai pullman in autostrada, a Pagano sulla fascia, all’urlo di Traini stile Tardelli.

Oggi, trent’’anni dopo, senza brufoli ma con la barba, penso a quel giorno. A quell’esperienza indimenticabile che nessuno mai ci potrà togliere dal cuore. Diciottomila perugini a Foggia. Brividi… C’erano anche Moreno, Luca, altri tifosi che oggi non ci sono più. Scommetto che anche loro, come me, sarebbero felici di bersi una birra, guardarsi alle spalle e sorridere rivedendo quel mitico striscione: “6-6-93: Te c’eri, lu c’era, Ceres anch’io”.

Dall’archivio storico de Il Giornale dell’Umbria

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.