La Cgil di Perugia esprime «profondo cordoglio e rabbia per la morte di un lavoratore, di appena 31 anni, colpito da una scarica elettrica al mangimificio Grigi di Bastia lunedì scorso e deceduto mercoledì dopo due giorni di agonia». «Siamo di nuovo a piangere un altro lavoratore giovane, immigrato (la vittima era di nazionalità romena) e dipendente di una ditta esterna», scrive Cgil a proposito della tragedia per cui la procura ha aperto un fascicolo con 5 indagati.
La denuncia «Contro chi alimenta tutti i giorni la xenofobia – continua la denuncia del sindacato – non è inutile sottolineare che anche in questo caso a pagare con la vita è un lavoratore straniero (circa la metà dei decessi sul lavoro in Umbria colpiscono lavoratori extra comunitari) e che per l’ennesima volta si tratta di un dipendente di un’azienda esterna, una condizione che si ripete molto, troppo spesso».
Morti sul lavoro Secondo i dati Inail, al 30 settembre erano già 18 le vittime sul lavoro del 2016 in Umbria, delle quali 14 in provincia di Perugia. Con la morte di mercoledì, e quella nel mese di ottobre di un 51enne, sempre a Bastia Umbra, «abbiamo già raggiunto il dato molto pesante dello scorso anno: 20 morti sul lavoro. Al contempo, anche gli infortuni non mortali sono in aumento, da 8179 dei primi 9 mesi del 2015 a 8441 di quest’anno. Un dato che deve far riflettere: nella crisi economica che ci attanaglia da oltre 8 anni sono peggiorate e continuano a peggiorare le condizioni nelle quali molti lavoratori sono costretti ad operare».
L’iniziativa per decennale Umbria Olii «La Cgil di Perugia – continua la nota – nell’esprimere il proprio cordoglio e il proprio dolore ai familiari della vittima, rinnova l’impegno a tenere alta l’attenzione sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Per questo, in occasione del decennale della strage alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno il prossimo 25 novembre, si terrà a Perugia (Palazzo Cesaroni sala della Partecipazione ore 9,30) un appuntamento non solo per ricordare le vittime, insieme ai loro familiari, ma anche per chiedere più impegno, più controlli, più sanzioni: in poche parole, più rispetto per la vita di chi lavora».