Massimo Casucci

Pubblichiamo l’intervento del segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Massimo Casucci, letto nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014

di Massimo Casucci*

È passato un anno da quando, in questa medesima sede, l’Anm salutava con favore la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, ponendo l’attenzione sulla necessità di non prorogarne l’effettiva attuazione. Effettivamente, la proroga non c’è stata, anche se le solite, ricorrenti voci di corridoio tipiche del nostro Paese l’hanno più volte evocata fino all’ultimo. La revisione è quindi entrata in vigore. E questo, a livello del nostro Distretto, è stato sicuramente un importante passo avanti per la razionalizzazione del servizio giustizia, con la ripartizione della competenza per territorio tra i tre Tribunali di Perugia, Terni e Spoleto.

Questo, però, è stato solo un primo passo. Un passo che potrebbe essere ben presto vanificato da vuoti normativi, tentazioni di modificare quanto appena disposto, mancato apprestamento delle risorse indispensabili per il funzionamento del sistema emerso dalla riforma. Sotto il profilo normativo, è da rilevare tanto la mancata previsione di una norma transitoria che regoli la competenza riguardo ai procedimenti penali pendenti ante 13 settembre 2013, quanto il tempo che si è reso necessario per introdurla, solo e finalmente nel Consiglio dei Ministri di ieri, con inutile e perniciosa stasi dei procedimenti provenienti dai territori “trasferiti”. Se tale integrazione è tardata ad arrivare, già si è deciso di modificare parzialmente alcuni trasferimenti di competenza, anche nel distretto umbro.

Ci si domanda se sia opportuno che tali modifiche vengano approvate ora, a distanza di pochi mesi dall’entrata in vigore, quando comunque è già previsto nella riforma un periodo biennale di “prova”, all’esito del quale verificare sul campo, e con dati attendibili, l’effettiva necessità di modifiche. L’alternativa, ossia una prima modifica a oggi, con la prospettiva di altri cambiamenti tra poco più di un anno, rende concreto il rischio di un futuro ondivago e incerto, e di una conseguente paralisi dei processi di pertinenza di territori interessati.

Eguale preoccupazione suscitano le prospettive di modifica, in materia penale, del sistema delle misure cautelari, che con l’annunciata volontà di introduzione della collegialità nella fase genetica delle misure rende gli organici di TUTTI e tre i Tribunali umbri inadeguati allo scopo, a causa della crescita esponenziale dei casi di incompatibilità. Se queste sono le questioni di carattere normativo, e non sono di poco momento, ancor più rilevanti appaiono le problematiche relative all’implementazione della riforma per ciò che con gergo militare potremmo definire “uomini e mezzi” o, con gergo manageriale, “risorse umane e materiali”.

Fatto sta che, di là dalle definizioni, le carenze di personale, di strutture e di beni strumentali assumono di giorno in giorno carattere organico, strutturale, cronico, inevitabilmente tendente alla paralisi dei servizi. In maniera telegrafica, quanto all’edilizia giudiziaria:
– l’abbandono della sede provvisoria di Balanzano di Perugia, pur con tutta l’attenzione che le parti interessate (Presidente del Tribunale, Ordine degli Avvocati, Anm) pongono alla questione, resta legato al rispetto del cronoprogramma da parte del Comune di Perugia e degli enti coinvolti nella ricollocazione degli Uffici nell’Acropoli;
– a Spoleto, la nuova sede della Procura che si sarebbe dovuta completare nel settembre scorso, è ancora di là dall’essere realtà;
– ancora a Perugia, si è in attesa degli esiti delle (auspicate e sollecitate) verifiche disposte dal Presidente del Tribunale circa l’idoneità dei locali adibiti ad aule e servizi per le udienze penali nella sede di via XIV Settembre;
– la situazione ternana, poi, è emblematica: appare al momento sotto controllo, ma solo per le gravissime carenze di organico che la caratterizzano, il cui auspicabile superamento comporta la inevitabile ed urgente necessità di adeguare sin da subito le strutture esistenti.

L’Anm locale, nel sollecitare la risoluzione delle suddette problematiche, rileva come sia indispensabile e urgente l’ampliamento/adeguamento degli uffici giudiziari del distretto, con una seria riprogettazione del sistema di edilizia giudiziaria del capoluogo umbro, volta all’unificazione dei servizi in un’unica, organica struttura, che riporterebbe gli uffici giudiziari perugini a quegli standard minimi di fruibilità che da troppi anni mancano. Ma, ancor prima della fruibilità dei servizi in termini strutturali, l’Anm locale sottolinea come la carenza di personale amministrativo sia a livelli tali da non consentire, in alcuni uffici, nemmeno il disbrigo delle pratiche correnti, se non grazie al gratuito sacrificio dei singoli.
A titolo esemplificativo, l’ormai prossima entrata in vigore (30.6.2014) dell’obbligatorietà del deposito in via telematica degli atti processuali in sede civile (Legge di stabilità 2012) impone un tempestivo sforzo dell’Amministrazione non solo sul versante delle dotazioni informatiche, ma anche (e soprattutto) del personale amministrativo addetto alla gestione informatica, che dovrà essere prioritariamente (e tempestivamente) istruito e dedicato a quel tipo di gestione. Pensare che le attuali, ridotte risorse di personale siano sufficienti a gestire sia i dati informatici che il copioso cartaceo esistente significherebbe porre una seria ipoteca, fin dall’inizio, sull’efficienza, cui invece punta il nuovo sistema.

Quanto al processo penale, la cronica mancanza di cancellieri rende sostanzialmente impossibile la prosecuzione dei processi nelle ore pomeridiane, con conseguenze immaginabili in termini di durata irragionevole dei processi e di maturazione della prescrizione. In alcuni uffici il personale è addirittura dimezzato, rispetto alle previsioni di piante organiche già di per sé inadeguate, con inevitabile accumulo di arretrato anche in quegli uffici in cui la copertura dei posti giudicanti e requirenti e la diffusa, notevole laboriosità dei colleghi magistrati del distretto consentono lo smaltimento del lavoro in tempi rapidi. D’altra parte, i tempi dilatati delle procedure di nomina e trasferimento dei magistrati e quelli ancor più lunghi delle procedure per la copertura dei posti direttivi e semidirettivi contribuiscono ad acuire le sopra elencate criticità che caratterizzano le sedi giudiziarie umbre. Sedi giudiziarie soverchiate, secondo un trend purtroppo omogeneo rispetto a quello nazionale, dalla difficoltà di gestione dell’ordinario, combinata con la frequente ricorrenza di processi e inchieste di notevole rilevanza locale e talvolta anche nazionale.

In siffatte, difficili condizioni operative, dinanzi al fisiologico emergere di spinte e di interessi contrapposti riguardanti il merito delle singole vicende giudiziarie, dev’essere evitata e comunque scongiurata la diffusione, soprattutto attraverso i mezzi d’informazione, di messaggi, più o meno sibillini, di carattere demagogico e talora anche pericolosamente prossimo alla diffamazione, volti a porre in dubbio l’autonomia e l’indipendenza di singoli magistrati o a delegittimare interi uffici giudiziari e a interpretare l’attività di applicazione della legge come favore reso a una parte, piuttosto che come imparziale esercizio della giurisdizione. Queste pratiche sono inaccettabili, profondamente ingiuste e hanno come unico effetto il progressivo imbarbarimento del sistema. Ciononostante, i magistrati del distretto continuano a esercitare serenamente le loro funzioni, con equilibrio e imparzialità, con spirito di servizio rivolto in maniera univoca e convinta alla tutela dei diritti.

In questo quadro – che denota una forte sofferenza strutturale e sistemica nonostante il notevole impegno di tutti i protagonisti del mondo della giustizia, magistrati e personale amministrativo – forte è l’appello della Giunta locale dell’Anm:
– al Csm perché acceleri le procedure di copertura dei posti, apicali e non, nelle sedi umbre;
– al Ministro perché sia data adeguata attuazione al recupero di efficienza (di cui la revisione della geografia giudiziaria costituisce solo un primo passo) mediante assunzioni di personale amministrativo ed implementazione delle risorse strutturali e strumentali degli uffici;
– agli enti locali perché rispettino le tempistiche programmate per il recupero di spazi e perché avviino la doverosa rivisitazione dell’edilizia giudiziaria nell’ottica di un indispensabile accentramento dei servizi, cominciando finalmente a considerare la giustizia per quello che è, ovvero non un peso da sopportare ma un servizio alla collettività, di cui devono farsi carico;
– al variegato mondo dei media, affinché questi, nel rispetto della loro funzione essenziale di “cane da guardia” della democrazia loro riconosciuta a livello costituzionale e sovranazionale, fungano da stimolo, con sguardo attento e spirito critico, alla formazione e alla crescita della pubblica opinione anche in merito alle vicende giudiziarie del distretto, ma costituiscano anche un responsabile e convinto argine a eventuali spinte verso la delegittimazione della magistratura e dei suoi singoli componenti.

*Segretario della Sezione umbra dell’Anm

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