di Maurizio Troccoli
Se il 90esimo della trattativa fosse stato fischiato la sera dell’incontro di Cosmi con la comunità perugina, sarebbe un eclatante autogol del centrosinistra, per dirla con il linguaggio calcistico del mister. A maggior ragione oggi, quando si apprende di un sondaggio commissionato dal Partito democratico, che, come anticipato dal Corriere dell’Umbria, con un articolo a firma di Alessandro Antonini, vedrebbe Cosmi, primo tra i vari nomi di possibili candidati.
Provando a scattare una foto della serata allo Zenith di Perugia, l’intero arco del centrosinistra è seduto in platea ad ascoltarlo. Si sa, che in politica, essere presenti o assenti a un appuntamento pubblico, assume un significato chiaro. A maggior ragione se, a seguito di like su Facebook ed espliciti incoraggiamenti.
Dai dirigenti Pd, fino a rappresentanti della sinistra e della società civile, e ancora esponenti massimi di forze sindacali come la Cgil e non solo, sono tutti seduti in platea. Come a dire: noi ci siamo.
Ma il gelo piomba in sala, quando – come se non bastassero le numerose precisazioni di Cosmi sul fatto di non volersi candidare a sindaco – viene sollecitato dal giornalista di Umbria24 Daniele Bovi, con una richiesta di chiarezza: «Cosmi direbbe di no anche rispetto a un esplicita chiamata che arriverebbe ufficialmente dai partiti?». Tradotto: è vero che in politica non ci si candida, semmai è qualcuno che ti candida, ora però, inteso che lei non lo fa, se la candidassero i partiti, sarebbe disponibile a ripensare la sua indisponibilità? E lui: «No. Voglio fare l’allenatore di calcio. Sono qui per dare un contributo, ma non come candidato sindaco».
Partita chiusa, si direbbe. Se fosse il novantesimo minuto della trattativa. Peggio sarebbe se, invece, questa scelta fosse subordinata, alle possibilità presunte di trovare un posto da allenatore. E, in caso contrario, rivalutare la disponibilità.
Nel frattempo, una riflessione sorge spontanea. Chi ha esperienza politica alle spalle, sa bene che dirigenti politici, a un simile appuntamento, come quello dello Zenith, ci arrivano a carte giocate. Di certo non come un comune cittadino che deve ascoltare cosa abbia da dire un ‘papabile’. Ci sono cioè persone, pontieri, in grado di mettere a conoscenza i politici delle reali intenzioni del nome maggiormente in auge. Arrivare all’appuntamento, per farsi dire, davanti agli occhi, un secco no, oltre che come un autogol, suona come una ingenuità politica.
Ma il calcio insegna che ci sono i tempi supplementari. E la vivacità di queste ore, nella politica perugina, tra fuoriusciti dall’orbita di centrosinistra, come il civico Fora che abbraccia Romizi, e probabili nomi come quello di Cicchi che eroderebbero tra i cattolici, oltre le turbolenze interne al pd, con blocchi di base pronte a sponsorizzare giovani nomi per ipotetiche primarie, impongono la cautela dell’opzione ‘supplementari’. Se, ai più, pare che il centrosinistra non sappia che pesci prendere, è forse il momento che chi ne ha la responsabilità della guida, giochi le proprie mosse, sporcandosene, eventualmente le mani. Il limbo, apparentemente rassicurante, alla lunga, potrebbe rivelarsi una pericolosa insidia.