I Vigili del Fuoco sono al lavoro per rimuovere le macerie della Basilica
Basilica di San Benedetto, Norcia

di Angela Giorgi

La prima neve del 2017 non rallenta il lavoro delle squadre di recupero nel centro storico di Norcia e nelle zone colpite dal terremoto del 30 ottobre, né l’entità dei danni ferma i progetti di ricostruzione. Di fronte a un patrimonio culturale mutilato, luoghi di eccezionale valore artistico come la Basilica di San Benedetto o l’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci diventano veri e propri simboli. Alle immagini dei crolli devono sostituirsi, progressivamente, quelle dell’impegno quotidiano e della capacità di trovare soluzioni efficaci e innovative.

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FOTOGALLERY: LA GABBIA SULLA BASILICA

Neve sulla ricostruzione Sono appena iniziate le operazioni finalizzate al recupero della Basilica di San Benedetto di Norcia, sotto la prima neve del 2017 caduta giovedì. Dopo la messa in sicurezza della facciata, miracolosamente sopravvissuta al crollo del 30 ottobre, le squadre di lavoro stanno procedendo alla complessa sistemazione e rimozione delle macerie. Con il coordinamento della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, i vigili del fuoco hanno ora il compito di liberare quanto rimasto della Basilica dall’impressionante cumulo di materiale. Prima di spostare anche solo una pietra, lo stato attuale delle macerie deve essere ripreso da un drone. Una volta rimossi, i detriti saranno poi spostati nel vicino deposito della Soprintendenza Archeologica per valutare le condizioni dei materiali e le possibilità di recupero e per determinare la natura degli interventi che saranno effettuati dall’Istituto centrale per il restauro. Dislocato nella zona industriale appena fuori Norcia, anche il deposito è stato gravemente danneggiato dal terremoto: messi già in salvo i reperti conservati e spostati al Santo Chiodo di Spoleto, si pianifica una demolizione delle parti irrecuperabili dell’edificio per poterne sfruttare almeno gli ambienti in buono stato. Tuttavia, tra la neve caduta e la minaccia di nuove precipitazioni, sotto forti raffiche di vento, è stato impossibile realizzare le riprese con il drone nella mattinata di giovedì. Le squadre si sono viste costrette a rimandare anche gli interventi programmati ad Ancarano a causa dell’impraticabilità della strada.

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Ripartire dall’arte «Per i beni culturali non è stato un terremoto, è stato un disastro». Questa la constatazione del geometra della Soprintendenza Raoul Paggetta di fronte all’imponente ingabbiatura della facciata di San Benedetto. Dopo il terremoto che colpì l’Umbria nel 1997, il passaggio dalla messa in sicurezza alle operazioni di consolidamento fu immediato. Da un lato, non ci si trovava di fronte a criticità così forti per i beni culturali. Dall’altro, la legislazione in materia era molto più snella e consentiva di procedere con maggiore risolutezza: la legge Merloni sulla riforma degli appalti pubblici era stata sospesa e quindi non in vigore, mentre il successivo codice degli appalti sarebbe stato approvato solo nel 2006, per poi andare incontro a numerose revisioni fino all’ultima dello scorso anno. Ma la difficoltà delle operazioni di recupero non scoraggia gli addetti ai lavori. «Tenteremo di salvare l’apparato decorativo della chiesa di San Salvatore a Campi, con un intervento sugli affreschi in copertura, e ultimeremo la messa in sicurezza della collina che sovrasta l’Abbazia di Sant’Eutizio. I vigili del fuoco hanno compiuto uno straordinario lavoro, rimuovendo le salme e i detriti che erano scivolati dal cimitero danneggiando gran parte del complesso abbaziale». Questi i prossimi programmi della Soprintendenza, insieme a una serie di interventi di eccezionale complessità. «Le chiese di Savelli e, in particolare, de Le Gogne hanno bisogno di un miracolo», ammette Paggetta. «Con grande impegno, siamo riusciti a trovare professionisti disposti ad affrontare questa sfida». Perché è questa la fase cruciale: dopo il trauma del terremoto, la forza della ricostruzione non deve fermarsi.

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