©Fabrizio Troccoli

Accendere il forno entro maggio, concepire la cassa integrazione come strumento per ritornare a lavoro e ottenere gli aiuti economici dalla Regione come da Invitalia: si potrebbe sintetizzare così il significato del primo tavolo di crisi alla Tagina di Gualdo Tadino. Dove erano presenti la Regione Umbria, con l’assessore allo sviluppo economico e i vertici della finanziaria regionale Sviluppumbria, il sindaco di Gualdo Tadino, i vertici aziendali, le segreterie Cgil e Cisl, le segreterie di Filctem e Femca e la Rsu aziendale.

Cgil «L’azienda, rappresentata ai massimi vertici, ha confermato che la speculazione sui costi energetici prima e gli elevati costi per approvvigionamenti energetici imposti oggi alle aziende energivore, costringono a protrarre il fermo degli impianti che dura ormai dalla fermata estiva dello scorso anno – spiegano Euro Angeli (Filctem Cgil) e Simone Sassone (Femca Cisl) – Il fermo prolungato ha creato anche un problema di liquidità che al momento blocca la ripartenza degli impianti pur in presenza di un buon pacchetto di ordini». 

Almeno un forno Nelle stesse condizioni del sito gualdese si trovano anche gli altri 2 siti Saxa ubicati a Rocca Secca e Anagni. Tale situazione (presenza aziendale in più regioni) fa in modo che la crisi Saxa venga ricondotta in sede ministeriale a Roma. «Nel frattempo l’azienda, anche tramite il coinvolgimento di Invitalia, conta di ripartire a Gualdo Tadino almeno con un forno, entro il mese di maggio – continuano Angeli e Sassone – La Regione si è impegnata a supportare l’azienda con gli strumenti a disposizione».

La cassa integrazione Nel frattempo, per tutelare tutta la forza lavoro, è stato richiesto un ulteriore anno di cassa integrazione. «Da parte nostra – spiegano i sindacalisti – abbiamo precisato che la cassa deve essere vista solo come lo strumento per risolvere la crisi. I lavoratori infatti devono quanto prima rientrare al lavoro, anche attraverso un impegno finanziario concreto di tutti gli azionisti di Saxa. Contestualmente a ciò, pur comprendendo le difficoltà, pretendiamo il massimo sforzo da parte aziendale, specialmente nel rispettare le scadenze dei pagamenti dei ratei di cassa, negli ultimi mesi infatti si sono ripetuti ritardi che minano ancora di più la situazione economica dei lavoratori». Le organizzazioni sindacali hanno deciso di prorogare lo stato di agitazione indetto lo scorso mese, per mantenere la massima attenzione di tutte le istituzioni a tutti i livelli, perché non si disperda questa realtà produttiva su questo territorio fortemente colpito dalla desertificazione industriale.