di Marco Torricelli
Decisivo forse no, ma di sicuro nel nuovo «incontro tecnico di approfondimento e di aggiornamento» – è la definizione che ne danno i sindacati locali – in programma giovedì al ministero del lavoro, si capirà in che direzione sta andando la trattativa – tra governo e azienda, con l’importante parere dei sindacati nazionali – sull’Ast di Terni.
Le tariffe Il governo, questo appare certo, concederà quelle tariffe energetiche ‘di favore’ che ThyssenKrupp pretende – su prezzi e modalità si metteranno d’accordo tra di loro – mentre il problema della logistica, tipo il completamento della Orte-Civitavecchia, potrebbe rientrare a pieno titolo nell’ipotesi di ‘spalmare’ l’applicazione del piano e di non dargli completa attuazione fin da subito.
Tempi più lunghi Anche perché nel frattempo l’azienda potrebbe portare avanti tutte le altre iniziative già avviate: la revisione dei contratti di fornitura di servizi – tutti quelli che comportano una spesa superiore ai 200 mila euro all’anno sono stati bloccati e, quanto meno, saranno oggetto di ricontrattazione – e anche gli appalti verranno strizzati per benino. Con buona pace di chi insiste per la stesura di un protocollo.
Il personale Come sempre succede in casi come questo – a Terni ci si potrebbe scrivere un’enciclopedia – le richieste aziendali saranno ridimensionate e, ovviamente, la richiesta sindacale di «non licenziare nessuno» sarà accettata. Ma che un bel po’ di gente rimarrà a casa lo stesso va messo in preventivo: chi lavora con un contratto a termine o interinale, tanto per essere chiari, non può dormire sonni tranquilli. Come pure gli apprendisti.
La mobilità Quando era alla Berco, Lucia Morselli ha potuto contare su un consistente pacchetto di quattrini da mettere a disposizione di coloro che hanno accettato ‘volontariamente’ di essere spediti in mobilità in cambio dell’equivalente di circa tre anni di paga. Martedì ha fatto capire che chi pensava che, prima o poi, la cosa sarebbe stata proposta anche a Terni, non aveva bevuto.
Gli investimenti Qui il discorso si fa scivoloso. Molto. Perché, secondo i sindacati, quelli previsti nel piano «bastano appena a garantire la marcia degli impianti, mentre sono indispensabili interventi strutturali che possano garantire il miglioramento e il potenziamento delle produzioni». L’azienda, su questo aspetto non potrà rimanere immobile sulle sue posizioni.
Il forno da spegnere Meno agevole sarà ragionare intorno alla vera questione dirimente, perché proprio da essa dipenderà il tipo di futuro che si prospetterà per lo stabilimento ternano. Se resterà, cioè, un’acciaieria o se viene immaginata, la denuncia viene dai sindacati, come un «centro di distribuzione di acciaio laminato a freddo». Con conseguenze economiche ed occupazionali da catastrofe.
Il contesto Che la faccenda delle acciaierie ternane, peraltro, per il ministro Federica Guidi e per il presidente del consiglio Matteo Renzi – ma anche, e l’aspetto non è secondario, per i sindacati nazionali – faccia parte di un disegno più ampio e che riguarda il complesso delle produzioni di acciaio in Italia, non è chiaro solo a chi non vuol vedere e, quindi, è di tutta evidenza che, quando l’accordo si farà – in discussione è il quando e il come – sarà deciso a quei livelli.
Il cerino E non sarà nessuno di quanti stanno a quei livelli, a rischiare di bruciarsi con quel cerino che, hanno denunciato i sindacalisti ternani, si vuole lasciare nelle loro mani. Ma saranno proprio loro – ed ecco perché martedì c’era chi spingeva per tornare subito a casa ed organizzare le assemblee in fabbrica – a dover spiegare l’accordo ai lavoratori.
Il consiglio comunale Secondo il consigliere comunale Paolo Crescimbeni (Gm), «il futuro di Ast è assicurato solo dalla confluenza in un grande gruppo internazionale nel campo dell’inox. Il solo soggetto che finora ha fatto offerta per acquisire Ast è Aperam, appartenente al gruppo Arcelor Mittal, primo gruppo siderurgico mondiale. Aperam metteva sul piatto la chiusura di un’acciaieria belga per salvare l’acciaieria di Terni. L’offerta fu rifiutata da Outokumpu per motivi finanziari. Inoltre, Arcelor Mittal è interessato all’acquisto di Taranto e a fine settembre presenterà il piano industriale per quel sito. Quale occasione migliore per fare pacchetto unico con Terni, facendo a ThyssenKrupp un’offerta che ‘non può rifiutare’?».
Mi domando come si possa scrivere “le richieste aziendali saranno ridimensionate e, ovviamente, la richiesta sindacale di «non licenziare nessuno» sarà accettata”. Il signor Marco Torricelli che ha scritto l’articolo sa di cosa si parla ?!? Sa che non si scherza su certe cose ? Affermare senza avere la certezza non e’ etica giornalistica …. e la certezza di certo non puo’ averla !
Gentile Signora, intanto La ringrazio perché – anche Lei – dispensa lezioni sull’etica giornalistica. Fanno sempre bene. Poi vengo al merito: sì, gentile Signora, so benissimo di cosa si parla. Purtroppo. E Le confermo che avverrà proprio quello che ho scritto: “le richieste aziendali saranno ridimensionate e, ovviamente, la richiesta sindacale di «non licenziare nessuno» sarà accettata”. Forse, però Le è sfuggito il passaggio successivo: “Ma che un bel po’ di gente rimarrà a casa lo stesso va messo in preventivo: chi lavora con un contratto a termine o interinale, tanto per essere chiari, non può dormire sonni tranquilli. Come pure gli apprendisti”. E Le confermo che, anche questo, avverrà. La cosa non mi piace per niente, se questo Le può interessare. Ma tant’è. Un cordiale saluto. Marco Torricelli