di Iv. Por.
«Non siamo marziani», dicono, e non stanno sereni, i sindacati sulla vicenda della Nestlè-Perugina, che la si voglia chiamare vertenza o meno. La risposta di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria arriva dopo la nota dell’azienda, con cui venivano contestate le «elaborazioni di fonte sindacale» sul possibile aumento degli esuberi (da 210 a 300) alla luce del presunto calo dei volumi. L’accusa è quella di alzare un polverone, oltre che inutile, dannoso, anziché collaborare al rilancio. Ma a questa lettura i sindacati rispondono piccati.
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Non siamo marziani «Se fossimo marziani e non conoscessimo la realtà della fabbrica – affermano Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil – saremmo tutti più sereni dopo la comunicazione rilasciata da Nestlè agli organi di informazione: a San Sisto non ci sono esuberi, né rischio di licenziamenti e la produzione nel 2015 non cala. La vertenza Perugina dunque non avrebbe alcun senso di essere. Purtroppo la realtà è ben altra».
E’ una vertenza «Nestlè – proseguono i sindacati – conferma la crisi di mercato in essere, non parla di piano industriale né di investimenti e continua ad evidenziare come unica strategia di rilancio la presenza del marchio ad Expo, sui cui risultati concreti però non abbiamo dati ufficiali. Ecco perché il termine “vertenza” è assolutamente adeguato, visto che gli esuberi (210, non abbiamo mai parlato di 300) sono ancora tutti lì, nonostante la momentanea sospensione dei contratti di solidarietà, peraltro già prevista per fronteggiare la fisiologica (seppure ritardata) ripresa delle produzioni nell’alta stagionalità. Solidarietà che al contrario continua ad incidere sulle posizione indirette (impiegati e intermedi)».
Proposte concrete I sindacati fanno notare come «da tempo la Rsu, insieme alle organizzazioni sindacali, chiedono all’azienda un confronto nel merito delle proposte concrete e dettagliate per il rilancio di Perugina avanzate dai lavoratori. Proposte, già sottoscritte attraverso una raccolta firme da numerosi cittadini e portate il 31 agosto in II commissione regionale Attività produttive. Proposte che le organizzazioni sindacali umbre consegneranno ai vertici europei di Nestlè nel prossimo coordinamento aziendale europeo in programma a Girona in Spagna il 9 settembre».
Sl: «Aprire vertenza vera» Anche il mondo politico continua a mobilitarsi, a sinistra come a destra. «La dichiarazione della Nestlé Perugina in merito alla situazione dello stabilimento di San Sisto – dicono Stefano Vinti dell’associazione Sinistra Lavoro Umbria e Giuseppe Mattioli de La Sinistra per Perugia – non fuga nessuna delle preoccupazioni che in questi giorni hanno espresso i lavoratori, i sindacati e allertato la Regione Umbria. Le generiche prese di posizione della Nestlè hanno come obiettivo quello di cercare di rassicurare i lavoratori sugli impegni futuri della multinazionale che si è, però, guardata bene dal mettere nero su bianco. Una sorta di: ‘non vi preoccupate stiamo lavorando per voi’. D’altra parte, Perugia conosce bene questo atteggiamento della Nestlé che, alla vigilia di ogni ristrutturazione, ha sempre sistematicamente smentito quello che si accingeva a compiere. La Perugina si difende e si rilancia solo aprendo una vertenza vera, mobilitando il territorio e le sue espressioni sociali, politiche e culturali».
Squarta: «Basta chiacchiere» Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Marco Squarta, invita l’azienda a passare dalle parole ai fatti. «La proprietà dimostri che i 300 esuberi di cui si parla sono solo una ‘elaborazione sindacale’, che il calo dei volumi produttivi è infondato e che c’è un reale impegno a sostegno dello sviluppo competitivo della fabbrica di San Sisto di Perugia. Per la prima volta inoltre i lavoratori intraprendono una iniziativa sui generis, presentando loro un piano industriale alternativo: una soluzione propositiva a cui però la Nestlè risponde con spot a cui non sembrano seguire impegni concreti».