Lo stabilimento Tione

di M. To.

La battuta viene facile. Più che un Odessa – dal nome della società che a luglio del 2013 ne ha assunto il controllo – quella dello stabilimento orvietano dell’acqua Tione somiglia ad un’Odissea. Che adesso ha condotto alla richiesta di concordato preventivo.

Odessa Da luglio 2013, come detto, la produzione delle acque minerali Tione (a Orvieto) e Claudia (ad Anguillara, nel Lazio) era passata sotto il controllo una società, Odessa appunto, costituita apposta e che aveva rilevato le quote di Sopai, che controllava i due gruppi. Presidente del consiglio di amministrazione di Odessa è Alessandro Lucrezio, romano di 52 anni e al suo fianco ci sono Paolo Simoni e Ezio Gallo.

Le promesse Di loro si sa poco: «La società – si erano presentati così – si compone di figure professionali ed imprenditoriali con oltre 20 anni di storia nel campo del polimero; l’obiettivo dichiarato dalla nuova proprietà è di realizzare una sinergia verticale attraverso la capacità di approvvigionamento delle materie prime (Pet), concretizzare accordi sinergici con società leader nel campo della produzione delle preforme; orizzontale per il tramite di accordi commerciali e di produzione veicolati sulla base di rapporti esistenti da anni nel campo delle acque minerali»

Il Pet L’impressione che si era avuta subito, era stata che il vero business di Odessa voleva essere legato più alla plastica, pardon, al polimero. Insomma, più alle bottiglie che all’acqua che avrebbero dovuto contenere. Ma le cose non sono andate per il verso giusto, tanto che la situazione è precipitata in fretta, fino a giungere sul tavolo del prefetto di Terni, al quale la proprietà aveva garantito di essere pronta a presentare un piano industriale alla Cassa di Risparmio di Orvieto per ottenere il rifinanziamento del debito.

La crisi La produzione, alla Tione, è ferma da ottobre e per i 23 addetti diretti, ai quali se ne aggiungono almeno altrettanti dell’indotto, la situazione è drammaticamente sfociata nel blocco dei cancelli per evitare che una linea di produzione fosse smontata e portava via a causa del mancato pagamento alla Deutsche Leasing che lamenta il mancato pagamento delle rate.

I debiti Il concordato preventivo veniva da tempo considerato necessario dalla proprietà attuale «per fronteggiare una situazione debitoria che risale alla precedente gestione della società e che non si riesce più a sostenere con la liquidità corrente»: sei milioni di euro, per dire, la Tione li deve alla Cassa di risparmio di Orvieto e poi ci sono i circa 4 relativi alla linea a rischio, più altri debiti vari.

La società Odessa aveva fissato la propria sede presso lo studio dell’avvocato Michele Pontecorvo a Roma, che però preferisce, fa dire da una gentile collaboratrice, «in questa fase non parlare con i giornalisti». A parlare, invece, dovrà essere il tribunale di Terni. E non è per niente sicuro che ciò che dirà sarà piacevole.

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