di Daniele Bovi

Nel 2012 in Umbria hanno chiuso 14 imprese al giorno, festività comprese, mentre sono crollati i consumi di beni durevoli come auto, mobili o elettronica, rimandati a tempi migliori. E’ il quadro che emerge dall’analisi di Infocamere sulla «natimortalità» delle imprese e da quella di Findomestic, la banca del gruppo Bnp Paribas specializzata in credito al consumo. Secondo i dati della struttura delle Camere di commercio nella regione, nell’anno che si è appena chiuso, le iscrizioni sono state 5.455 e le cessazioni 5.245. Un’Umbria che, sottolinea Infocamere, è comunque l’unica regione d’Italia a vedere il tasso di crescita aumentare, seppur di poco, tra 2011 e 2012: da +0,17% a +0,21%, percentuali più basse della media nazionale.

I numeri Oltre a dover tenere presente che questi numeri possono riguardare anche molti casi di autoimpiego (magari ex dipendenti e fuorusciti dal mondo del lavoro che tentano la strada della microimpresa), molto peggio in termini percentuali sembra essere andato al settore artigiano. Nel 2012, stando all’analisi di Infocamere, ci sono state 1.562 iscrizioni e 1.983 cessazioni. Questo significa che su uno stock di 23.372 imprese artigiane se ne sono perse 421, con un tasso di crescita che passa da -1,32% a -1,76%. E se nel complesso rimane stabile il numero delle cooperative (1.535, due in più del 2011), le province di Terni e Perugia si piazzano nella prima metà della classifica per tasso di crescita (rispettivamente +0,53% e +0,11%). Anche in questo caso ad accusare il calo peggiore sono gli artigiani (a Terni -1,3% e a Perugia -1,9%).

PERUGIA, IL VESCOVO SFERZA BANCHE E POLITICA

I consumi In questo quadro sale anche la protesta di baristi e ristoratori della regione che, in una nota, denunciano la chiusura di 323 imprese nel corso degli ultimi tre anni e aderiscono alla giornata di mobilitazione indetta per il 28 gennaio al grido di «se le imprese chiudono chiude l’Umbria». Le cose, come detto, non vanno meglio sul fronte dei consumi: l’Istat rileva che nel confronto con i primi undici mesi del 2011 l’indice grezzo delle vendite al dettaglio diminuisce del 2%, come risultato di un calo contenuto delle vendite di prodotti alimentari (0,6%) e di una flessione più marcata di quelle di prodotti non alimentari (-2,6%). Nel confronto con il mese di novembre 2011 si registra una diminuzione del 2,1% per le vendite delle imprese della grande distribuzione e del 3,9% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici.

Auto, mercato ko Secondo Findomestic nell’anno appena passato la spesa di ogni famiglia umbra per beni durevoli è stata di 2.266 euro, un valore più elevato del resto del Paese ma comunque in flessione del 15% rispetto al 2011. Ben due terzi di questa flessione è da imputare a un mercato delle auto nuove letteralmente in picchiata: -22% rispetto al 2011, 18.779 immatricolazioni tra famiglie e imprese per un totale di 232 milioni contro i 351 del 2010. Nel 2010, tanto per dire, le immatricolazioni sono state 29.004. Poco più di tremila invece i motoveicoli venduti, con un calo del 30%: nel 2011 erano 4.317 e nel 2010 4.954. E così la prima voce di spesa delle famiglie umbre diventano i mobili: 279 i milioni spesi (17 in meno rispetto al 2011), 708 euro a famiglia (-5,55%).

Elettronica I consumi per elettrodomestici (grandi e piccoli) scendono di quattro milioni (da 60 a 56, 143 euro procapite). Per i prodotti informatici la flessione è del 5,3% mentre è di ben il 25% (più del doppio della media italiana) per l’elettronica di consumo: da 66 a 51 milioni di euro. Le previsioni per il 2013, infine, non sono rosee: la spesa delle famiglie umbre infatti, spiega Findomestic, «sarà ancora fortemente condizionata dagli effetti della manovra di bilancio e dalla fase recessiva sul reddito disponibile». «La domanda di beni durevoli – è detto infine – si manterrà ancora in moderato calo, non riuscendo quindi ad imboccare un sentiero di recupero delle forti contrazioni degli ultimi anni».

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