Un operaio

di D.B.

Il tasso di disoccupazione in Umbria scende al di sotto del 10 per cento, anche se rimane il più alto tra le regioni del Centro Italia. A certificarlo è l’Istat che ha diffuso martedì i dati relativi al mercato del lavoro nel secondo trimestre dell’anno, che vede passare la percentuale nella regione dal 10,2 del 2014 al 9,8 per cento del 2015; per rintracciare un numero più basso occorre andare al terzo trimestre del 2012. Le forze di lavoro (cioè le persone occupate e quelle in cerca di occupazione) passano da 385 mila a 397 mila, mentre gli occupati crescono da 345 mila a 358 mila (il numero più alto dall’inizio del 2012, mentre nei due ultimi trimestri erano 355 mila e 352 mila). Il numero di umbri in cerca di occupazione invece è stabile a quota 39 mila. Altro indicatore importante è il tasso di occupazione, ovvero il rapporto tra gli occupati e la popolazione tra i 15 e i 64 anni che passa dal 60,3 per cento del periodo gennaio-marzo 2014 al 63 per cento dello stesso periodo del 2015.

I numeri Un dato da analizzare con attenzione è quello che parla degli inattivi, categoria dentro la quale l’Istat classifica diverse situazioni: da quelli che un lavoro lo cercano, ma non troppo attivamente, a coloro che non lo cercano e non sono disponibili a lavorare. Complessivamente sono 167 mila mentre nello stesso trimestre del 2014 erano 183 mila, anche se dagli ultimi mesi del 2014 il numero è in crescita (162 mila da ottobre a dicembre e 164 mila da gennaio a marzo). Il settore dei servizi è quello che in Umbria impiega il maggior numero di occupati (249 mila), mentre nell’agricoltura sono 10 mila e nell’industria 100 mila. Ma chi sono i 39 mila disoccupati della regione? Stando alle tabelle dell’Istituto 22 mila sono ex occupati, cioè quelli che un lavoro l’hanno perso, mentre 11 mila sono ex inattivi e quelli senza alcun esperienza 7 mila.

Marini Se complessivamente, come visto, il numero di disoccupati è uguale a quello del 2014, è la composizione interna del dato a cambiare: fra i 39 mila infatti ci sono più ex inattivi (da 8 mila a 11 mila) e meno ex occupati (da 25 mila a 22 mila), mentre il numero di coloro che non hanno esperienza è rimasto identico. «Io – ha scritto commentando i dati la presidente della Regione Catiuscia Marini – ho avuto sempre fiducia sulla capacità dell’Umbria, e del sistema delle imprese, di tornare a crescere. Ora occorre proseguire con azioni che aiutino il consolidamento ed il potenziamento della ripresa. Questi dati non solo ci indicano che c’è una inversione di tendenza per il Paese, ma testimoniano come vi siano anche per l’Umbria effetti positivi che fanno scendere il tasso di disoccupazione al 9,8 per cento, mentre aumenta al 63 per cento (rispetto al 60,3 per cento dell’anno precedente) il tasso di occupazione. Dati che dimostrano, inoltre, come l’Umbria resti agganciata alle Regioni del Centro-nord tant’è che la crescita registrata nella regione, più 2,7 per cento, è la più marcata del Paese e ben superiore alla media nazionale».

Fiducia nelle imprese «Ho sempre avuto fiducia – aggiunge la presidente dell’Umbria – soprattutto nello sforzo delle imprese umbre che in questi anni hanno investito in innovazione e ricerca, e anche negli effetti positivi delle nuove regole del mercato del lavoro. Fattori che avrebbero contribuito significativamente nel determinare una inversione della tendenza negativa che vi e’ stata invece negli ultimi anni. E continuo ad aver fiducia perché in Umbria c’è un sistema di imprese dinamico e al tempo stesso siamo una regione con i conti pubblici in ordine e spesa sotto controllo, come in sanità e nella gestione delle risorse comunitarie. Ora occorre irrobustire questa ripresa, potenziarla e consolidarla. E in questa direzione stanno già andando le misure della nuova programmazione comunitaria 2014-2020. Personalmente, insieme alla Giunta regionale, mi sento fortemente impegnata per azioni che favoriscano il più possibile l’occupazione giovanile, a favore della quale – conclude Marini – adotteremo delle misure straordinarie di carattere regionale».

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