di Daniele Bovi

Per il terzo anno consecutivo il mercato del lavoro in provincia di Perugia è in rosso. Saranno infatti 2.200, secondo la rilevazione Excelsior presentata mercoledì dalla Camera di Commercio di Perugia, i posti di lavoro persi nel corso del 2011. Risultato che arriva dal saldo tra i 10.800 licenziamenti previsti e le 8.600 assunzioni che le imprese pensano di fare. A pagare il prezzo più alto, come sottolinea lo stesso ente camerale, sono i giovani sotto i trent’anni: anche per loro infatti è prevista una contrazione delle assunzioni previste dal 36% del 2010 al 32% del 2011. Segno meno anche per il personale immigrato, dal 23% del 2010 al 19% del 2011, mentre le difficoltà maggiori le subiranno il settore delle costruzioni e le piccolissime imprese tra uno e dieci dipendenti. In sintesi «svaniscono – afferma il presidente dell’ente Giorgio Mencaroni – i timidi segnali di ripresa del primo trimestre 2011». Analisi che fa il paio con quella della Banca d’Italia che ha spiegato che l’anno in corso sarà caratterizzato dalla crescita zero.

Mercato «povero» Il mercato del lavoro regionale si conferma poi un mercato qualitativamente «povero» se si considerano i profili professionali richiesti. Guardando agli assunti con titolo universitario o con high skill (dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici) i segnali sono infatti poco incoraggianti: la richiesta di titoli universitari scende ancora (dall’8,4% all’8%) mentre gli «high skill» passano dal 18% al 15% e il confronto con il dato nazionale (22%) è impietoso. Si conferma poi il dato che vede prevalere, tra le assunzioni, la scelta di contratti a tempo determinato (53%) mentre scendono quelli a tempo indeterminato (dal 34% al 30%) e il part-time si attesta al 18%.

Le professioni più richieste Il rapporto Excelsior spiega poi quali sono le professioni più richieste nel corso del 2011 e quanta fatica fanno le imprese a trovarle. Al top ci sono gli «addetti alle vendite al minuto» (690 assunzioni), seguiti dal «personale ausiliario di magazzino, spostamento merci, comunicazioni ed assimilati» (500), dal «personale non qualificato nei servizi di pulizia, igienici, di lavanderia» (490), dagli operai specializzati addetti alle costruzioni (370) e così via fino a quelle figure qualificate nei «servizi personali» (190). E sono proprio gli operai specializzati nelle costruzioni quelle figure che le imprese nel 57% dei casi fanno fatica a reperire, seguite da chi si occupa dei servizi alla persona (52,4%). Continua poi ad essere difficile (43,8%) trovare addetti alla ristorazione e ai pubblici esercizi.

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