La Ims di Spoleto

Trecento operai in cassa integrazione dalla fine di agosto. Produzione ferma da un mese. E tante, troppe ombre sul futuro del cuore industriale della città, la Ims (Industria metallurgica di Spoleto).

Un rebus fino a martedì Cosa stia davvero succedendo all’interno del polo di Santo Chiodo resta tuttora un rebus. I sindacati nonostante il nuovo incontro avuto venerdì con la proprietà non si azzardano ad aprire bocca e anzi si sono affrettati ad alzare un incomprensibile muro intorno ai dettagli emersi nel corso della lunga riunione. Bocche cucite fino a martedì mattina quando davanti alle oltre trecento tute blu dovranno riferire le parole dell’ingegnere Massimo Santoro, il direttore dello stabilimento. Fino a quel giorno non trapelerà nulla, ma è abbastanza evidente che la situazione della Ims resta particolarmente delicata. Forse anche più di quanto finora le parti abbiano lasciato intendere.

300 Le trecento casse integrazioni ordinarie (cig) erano state richieste nel corso di un incontro tenutosi nella sede perugina di Confindustria. Erano i primi giorni di agosto quando i vertici del polo metallurgico spoletino parlarono di una “crisi congiunturale”, di una “flessione dei carichi di lavoro” e quindi dell’esigenza di richiedere preventivamente le canoniche tredici settimane di cassa ordinaria a decorrere dal 29 agosto, giorno in cui i vari reparti della fabbrica avrebbero dovuto riprendere la produzione dopo la cosiddetta fermata estiva, le ferie per intendersi. Tredici settimane di cig per tutta la forza lavoro salvo gli operai in forze alla finitura e al collaudo, i due step finali delle lavorazioni della Ims rimasti a lavoro per smaltire i pezzi già prodotti. Tuttavia l’auspicio era quello di non dover ricorrere all’integrazione salariale per più di quattro settimane: un mese avrebbe permesso alla Ims di riprendere fiato, riassestare i carichi di lavoro e tornare a produrre i particolari in ghisa e in alluminio.«L’orizzonte di questa crisi – fu il commento del direttore Santoro registrato dai quotidiani locali a margine dell’incontro che ufficializzò le cig – resta quello di fine settembre, la flessione dei carichi di lavoro è legata alla crisi internazionale con il mercato dell’automobile (la produzione della Ims viene assorbita quasi interamente dalla Fiat, ndr) andato giù del 10 percento, per cui ci auguriamo di veder arrivare qualche segnale positivo dal mercato».

Che succede? Buone nuove che ad agosto, come ha raccontato la cronaca finanziaria, non sono affatto arrivate. Ora, dunque, resta da capire se l’orizzonte di cui parlava Santoro un mese fa si è semplicemente allungato, rimanendo però all’interno dei confini di una crisi congiunturale legata ad una flessione degli ordinativi. Oppure se nel polo metallurgico si vadano profilando scenari più allarmanti.