di Chiara Fabrizi
Una doccia gelata. Così definiscono alcuni dei sessanta lavoratori in organico a Isotta Fraschini (alluminio) il mancato via libera del ministero dello Sviluppo economico (Mise) al rinnovo della cassa integrazione straordinaria, in scadenza l’8 luglio. L’ok risulta invece firmato per Ims (ghisa) con gli oltre 150 operai che risultano coperti dall’ammortizzatore sociale fino al 2 dicembre.
TUTTO SU CRISI EX POZZI
La maxi frode e gli arresti
Stoppato il rinnovo della cassa integrazione A fare la differenza tra le due aziende del polo metallurgico della ex Pozzi sarebbe la procedura di vendita, pubblicata e conclusasi senza la presentazione di offerte vincolanti per Isotta Fraschini, recentemente indetta e quindi tuttora in corso quella di Ims. La notizia dello stop alla pratica del rinnovo è rimbalzata da Roma a Spoleto, creando grande preoccupazione tra i 60 lavoratori dell’alluminio che ora rischiano di rimanere senza alcun sostegno al reddito fino a nuovo ordine. Tuttavia i commissari straordinari, Claudio Franceschini, Marco Sogaro e Simone Manfredi, si sarebbero attivati anche attraverso il tribunale di Spoleto, che tre anni fa ha richiesto l’amministrazione straordinaria dell’azienda.
Contromisure L’obiettivo sarebbe quello di ottenere una proroga per l’ammortizzatore sociale dei sessanta di Isotta Fraschini, almeno fino all’esito della gara di vendita di Ims. Già, perché se è vero che il primo tentativo di cedere la fabbrica dell’alluminio di Santo Chiodo è stato un flop, dall’altra è anche vero che non tutto è definitivamente perduto. Il disciplinare di gara di Ims, con termini tuttora aperti per due diligence e offerte vincolanti, prevede infatti la possibilità di acquistare anche Isotta e quindi l’intero complesso della ex Pozzi. Se sarà sufficiente per ottenere la firma del Mise lo si capirà nei prossimi giorni.
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