Elettrocarbonium (foto Rosati)

Il 19 gennaio. Questa la data di convocazione del tavolo al ministero dello Sviluppo economico per tornare a discutere il futuro della fabbrica di Narni di proprietà di Sgl Carbon ma concessa in comodato d’uso ormai da un anno alla Elettrocarbonium, che ha riassunto 65 lavoratori ora chiaramente in forte apprensione.

Futuro appeso a bonifiche

Sgl-Elettrocarbonium A confermarlo direttamente l’assessore regionale allo sviluppo economico, Fabio Paparelli, che su richiesta del consigliere democratico Eros Brega ha aggiornato l’aula sulla delicata vicenda, precipita il 4 gennaio scorso con l’ultimatum della proprietà Sgl-Carbon di restituzione degli immobili e degli impianti. In particolare l’assessore che è anche vicepresidente della giunta ha ricostruito: «Ci sono stati due contratti fino al 31 dicembre 2015, che hanno attribuito in comodato d’uso lo stabilimento e gli impianti alla Elettrocarbonium, condizionandone l’efficacia alla sottoscrizione di un accordo di programma che definisse le vicende ambientali e le prospettive industriali e di continuità produttiva del sito. La conferenza di servizi attivata per la definizione delle bonifiche ha ritenuto di dover richiedere alla Sgl ulteriori approfondimenti rispetto al piano presentato (in particolare si tratta della copertura di un’area di 5 mila metri quadrati, ndr). A tale fine è stato assegnato il termine del 15 febbraio nella prospettiva della successiva sottoscrizione dell’accordo  di programma e quindi della risoluzione della clausola sospensiva contenuta nei contratti originariamente stipulati».

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Incontro al Mise il 19/1 Poi l’ultimatum di Sgl-Carbon: «Il 4 gennaio 2016, dopo numerosi incontri convocati dalla Regione e dopo fitta corrispondenza tra le parti, Sgl ha trasmesso ad Elettrocarbonium la richiesta di riconsegnare gli stabilimenti nel termine di 20 giorni. La Regione – sono state le parole di Paparelli – ha fatto la propria parte concedendo 140 mila euro di incentivi per la riassunzione di parte 70 occupati attuali e 1,4milioni per possibili investimenti che però l’azienda non ha ancora utilizzato. Obiettivamente è interesse delle imprese coinvolte e del territorio che si addivenga ad una soluzione che passi attraverso la stipula dell’accordo di programma evitando la deindustrializzazione e gli impatti occupazionali dell’area e consentendo il rispetto degli obblighi sulla base del rispetto delle norme vigenti. La richiesta di restituzione del sito ci ha indotto a chiedere una urgente convocazione del tavolo nazionale ricercare soluzioni utili a salvaguardare la continuità produttiva e i livelli occupazionali, ma non spetta certo alla Regione in generale inserirsi nei rapporti contrattuali tra due imprese (che devono perfezionare la compravendita di immobili e impianti, ndr)».

Brega (Pd) e Liberati (M5s) E poi il richiamo a Elettrocarbonium: «Serve un piano industriale per sostanziare la prospettiva produttiva comunque ci deve essere un rispetto rigoroso delle norme sulla bonifica. Dobbiamo tenere insieme la necessità del rispetto delle norme ambientali con la salvaguardia del sito e dei posti di lavoro». Sulla relazione di Paparelli è intervenuto Brega (Pd): «aspettiamo la convocazione del tavolo nazionale al ministero e rinviamo il dibattito sull’argomento alla prima seduta utile dell’assemblea. L’impegno prioritario sarà comunque di salvaguardare i 70 posti di lavoro rimasti». Meno tenero il capogruppo Andrea Liberati (M5S): «Abbiamo incontrato a Narni delle persone coinvolte nella vicenda, che ci hanno manifestato forte malessere. Abbiamo compreso che un piano industriale non c’è, mentre tre giovani sono stati già licenziati. Va fatta chiarezza anche sul profilo ambientale. Esiste un problema enorme con la trielina, che in un campione ha superato di 12.800 volte la soglia massima. Il ferro è anche 30 volte oltre la soglia. La bonifica non può essere messa in secondo piano. Dobbiamo evitare di fare false promesse, che poi vengono al pettine».

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