La presentazione del protocollo

di Daniele Bovi

Un parco giochi dove praticare sport estremi, un outlet per vendere vestiti, la produzione di alcuni tipi di alghe, un centro dedicato ai big data e via così. È aperto a ogni possibilità il futuro della centrale Enel a carbone di Bastardo, di fatto non più funzionante e inserita da mesi, insieme ai due impianti a turbogas di Pietrafitta nel progetto «Futur-E» voluto da Enel, che riguarda 22 impianti in tutta Italia giudicati non più strategici e tecnologicamente datati. La seconda vita degli impianti è al centro del dell’accordo quadro firmato giovedì mattina a palazzo Donini dalla presidente della Regione Catiuscia Marini e da Massimo Bruno, responsabile Affari istituzionali Italia di Enel. I due, insieme al vicepresidente Fabio Paparelli e ai sindaci dei Comuni interessati (Gualdo Cattaneo, Giano, Piegaro e Panicale) hanno spiegato quelli che sono i termini dell’intesa che rappresenta una cornice in vista del vero e proprio accordo di programma da stipulare entro il prossimo 30 giugno e che stabilirà tempi, modalità e risorse.

Fermento Data da segnare nel calendario insieme a quella di fine novembre (un giorno ancora da stabilire tra il 28 e il 30) quando a Bastardo verrà presentata la piattaforma online attraverso la quale chi vorrà potrà presentare progetti (vincolanti) per il futuro della centrale a carbone. Quelle citate in apertura sono solo alcune delle idee messe in campo per determinate centrali in giro per il paese, anche se per quanto riguarda Bastardo si sono già fatti avanti alcuni possibili investitori; insomma, contatti informali (anche con aziende del territorio) ce ne sono ma dovranno concretizzarsi nei prossimi mesi attraverso impegni vincolanti. «C’è molto fermento – spiega Paparelli – e varie iniziative». Quello che nessuno vuole, da Enel fino ai sindaci, sono «cattedrali nel deserto. Lì – dice il primo cittadino di Giano – servono servizi e progetti dinamici in grado di dare una prospettiva. È una zona che va resa appetibile per le industrie».

Non ce ne andiamo Il messaggio che Enel ha voluto mandare è netto: «Noi – ha detto Bruno – non scappiamo da qui, con l’Umbria abbiamo un rapporto meraviglioso. Aprendoci alle idee che arrivano dall’esterno vogliamo dare a chi ha voglia di investire (una mano sul punto la daranno anche il Ministero dello sviluppo economico e Invitalia) la possibilità di realizzarle. Lavorando insieme agli enti e alle popolazioni quelle aree potranno avere una seconda giovinezza». Quel che è certo è che «non ci sarà più una ripresa energetica collegata al carbone» e che i progetti, da valutare insieme alle istituzioni e alle comunità locali a proposito della loro sostenibilità economica e sociale, potrebbero non essere necessariamente collegati, come visto, al mondo dell’energia. Un punto fondamentale poi riguarda il futuro dei lavoratori di Bastardo e Pietrafitta: tutti saranno ricollocati all’interno di Enel e nessuno, secondo le promesse, perderà il posto di lavoro.

Pietrafitta E a proposito di Pietrafitta, per il momento i due impianti a gasolio non più in funzione dal 2014 non saranno inseriti dentro «Futur-E» ma Enel, oltre a garantire la continuità produttiva dell’impianto principale a gas naturale da 365 megawatt, si impegna a «ricercare ogni forma di collaborazione e confronto con le istituzioni e la popolazione locale»; in più c’è anche l’obbiettivo di valorizzare il museo paleontologico e di risolvere tutte le eventuali criticità di natura ambientale e sanitaria delle quali si sta discutendo da mesi. La Regione invece a proposito di Pietrafitta e Bastardo promette di mettere a disposizione tutti gli strumenti, anche finanziari, che sarà possibile mettere sul piatto. L’accordo dà poi vita a un comitato tecnico composto da un rappresentante ciascuno di Regione, Enel, Comune di Piegaro e Gualdo Cattaneo. Comuni che giovedì hanno parlato di un punto di partenza positivo per i territori e hanno chiesto a Enel di farsi motore propulsore per la riconversione delle aree interessate.

I commenti «Enel – commenta Marini – poteva gestire la vicenda anche creando problemi rilevanti sul fronte occupazionale e della gestione del territorio. Con l’accordo invece si tiene conto delle aspettative e delle attese delle comunità locali; ci sono voglia e volontà di immaginare un progetto ed Enel aiuterà anche ad attrarre investimenti». Secondo Paparelli si tratta «di un punto di partenza ma anche di un traguardo importante. Saranno valutati i progetti migliori e per i dipendenti di Enel non ci saranno ripercussioni». La collaborazione tra Enel e l’Umbria andrà avanti anche su altri fronti, a partire dal progetto per la cablatura del territorio di Perugia con la banda ultralarga, che si concluderà all’inizio del prossimo anno. L’azienda inoltre, ha spiegato Bruno, sostituirà tutti i contatori della regione con quelli di nuova generazione, vuole entrare nel business della mobilità elettrica (gli occhi sono puntati sulle flotte dei bus pubblici) e a breve firmerà anche un protocollo con la Protezione civile che migliorerà la sinergia in tutti quei casi (terremoti ma non solo), in cui le due realtà dovranno lavorare insieme.

Squarta critica A bocciare l’accordo è invece il consigliere regionale di FdI Marco Squarta secondo il quale «il protocollo è caratterizzato da una straordinaria assenza di contenuti e 51 lavoratori della Centrale di Bastardo dovranno lasciare l’Umbria perché l’azienda ha deciso di metterli in mobilità». Nel patto il consigliere vede solo «Vaghi progetti di reindustrializzazione e riqualificazione. Un anno dopo l’inizio delle schermaglie, il finto braccio di ferro tra Enel e Regione sulla centrale Enel di Bastardo ha portato a un risultato scarso e deludente per i lavoratori, che rischiano di dover lasciare l’Umbria per non perdere il posto di lavoro. Trentasei entro la fine del 2016, 15 entro la fine del 2017. A Bastardo rimarranno soltanto in 15, un organico di presidio a guardia del fortino vuoto».

Twitter @DanieleBovi

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