Attività estrattiva in caduta libera

Sono 54 le cave in esercizio o produzione in Umbria nel 2015, di cui 40 nella provincia di Perugia e 14 nella provincia di Terni. Rispetto al 2014, in cui erano in produzione 68 cave, c’è stata una riduzione anche consistente delle attività. Complessivamente, al 2015, risultano 83 autorizzazioni per l’esercizio di attività estrattive, tre in meno rispetto ai due anni precedenti, e si riferiscono oltre alle cave attive anche a cave in fase di recupero ambientale e coltivazione conclusa, e quindi in chiusura, o sospese oppure non ancora iniziate o in produzione. A queste attività vanno aggiunti i cantieri minerari in esercizio, che nel 2015 risultano 4 (tre nel comune di Gubbio e 1 in quello di Foligno). Sono alcuni dei dati della relazione informativa sull’attività di cava relativa alle annualità 2013, 2014 e 2015 che l’assessore all’Ambiente Fernanda Cecchini ha illustrato alla Giunta regionale. La relazione è stata poi trasmessa al Consiglio regionale per il suo successivo invio alla commissione consiliare competente.

I numeri Nel 2015 la produzione risulta molto differenziata, non solo in termini di materiali prodotti, ma anche e soprattutto per i volumi estratti; ad esempio sono 14 i siti con produzioni inferiori a 5.000 metri cubi all’anno, 15 con produzione fra i 20.000 e i 50.000 metri cubi annui, 9 con produzioni superiori a 100.000 metri cubi all’anno.
Il volume di materiali estratti è diminuito dai 3.671.218 metri cubi del 2013 a 3.080.000 nel 2014 fino ai 2.909.335 metri cubi del 2015. A parte il settore arenarie e calcareniti che nel periodo 2013-2015 ha avuto un aumento di produzione di circa il 10%, c’è una flessione media del 66 per cento in termini di produzione e il settore più colpito risulta essere in termini percentuali quello delle sabbie e ghiaie (-72%), seguito dal settore delle argille (-71%), i calcari (-49%) e i basalti (-39%).

Moratoria dei versamenti «L’attività estrattiva – commenta l’assessore Cecchini – ha subito un forte contraccolpo a causa della crisi globale. In particolare, il settore che più ne ha risentito è quello connesso direttamente con l’edilizia ma anche settori a notevole valore aggiunto risentono comunque degli effetti recessivi, con drastiche riduzioni. In considerazione di questo stato di crisi delle aziende del settore – ricorda l’assessore – è stata introdotta la possibilità di chiedere la moratoria dei versamenti dovuti per il 2014 e il 2015 per il recupero ambientale e nel 2015, con legge regionale, è stato ridotto l’importo unitario del contributo sul materiale estratto relativo al 2016 e successivi. Le aziende hanno assistito infatti sia a una notevole contrazione del mercato, con un meno 66 per cento rispetto al 2006, sia a un abbattimento del prezzo dei materiali senza una significativa diminuzione dei costi di produzione».

Contributi La stima del contributo per la tutela dell’ambiente per l’annualità 2013 ammonta a oltre 1,773 milioni di euro, per il 2014 a circa 1,475 milioni di euro e quello per l’annualità 2015 a circa 1,915 milioni di euro. Di questi, il 50 per cento è destinato alle casse regionali. «Con il riordino istituzionale e la riallocazione alla Regione delle funzioni in materia di cave e miniere prima esercitate dalla Provincia – sottolinea l’assessore Cecchini – la quota del contributo ambientale di competenza regionale è passata al 67 per cento. Per il 2016 si stima pertanto un incremento delle entrate regionale rispetto al 2015, da circa 737 mila euro a circa 957 mila euro».

Sicurezza sul lavoro Quanto all’attività di vigilanza e controllo sulla regolare esecuzione dei lavori e la sicurezza sul lavoro, il numero medio dei controlli per attività è di 1,5: mediamente un’attività estrattiva viene visitata almeno una volta all’anno. «La Regione, oltre alle funzioni di vigilanza, ha acquisito anche altre nuove competenze e attività quali quelle riguardanti la procedura di accertamento della disponibilità dei giacimenti di cava, atto pianificatorio propedeutico all’approvazione dei progetti di coltivazione di cava e l’intera gestione degli introiti del contributo ambientale, il 33 per cento dei quali è destinato alle amministrazioni comunali interessati dall’esercizio delle attività estrattive».

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