di Marta Rosati

«O tutti sono distratti oppure qualcuno temeva il nostro apporto, più grave sarebbe se non fossimo considerati degni di dare il nostro contributo per la legalità. In ogni caso, la mancanza di confronto e di coinvolgimento lascia pensare che qualcuno abbia qualcosa da nascondere». Allibiti, delusi e particolarmente irritati i segretari di Fim, Fiom, Fismic, Ugl e Uilm all’indomani della firma sotto il protocollo di legalità stipulato tra Acciai speciali Terni e la Prefettura, tra una battuta e l’altra, dichiarano: «Siamo stati esclusi tanto dall’elaborazione del documento quanto dalla cerimonia di martedì».

Ast e prefettura, sindacati esclusi Dallo sfogo condiviso nella sede della Cgil di Terni dai numeri uno delle sigle di settore, si ha la sensazione, tanto per dirla con una metafora, che ‘il vaso è colmo’. La questione del protocollo di legalità, tra le tante messe sul piatto da Claudio Cipolla (Fiom), Riccardo Marcelli (Fim), Nicola Pasini (Uilm), Giovacchino Olimpieri (Fismic) e Daniele Francescangeli (Ugl), appare infatti come «l’ennesima riprova di un atteggiamento contrario a quello auspicato dai sindacati ma anche tutt’altro che in linea con quanto la direzione aziendale aveva promesso di impegnarsi a ricostruire, quindi proprio le relazioni industriali». Su sicurezza, ambiente e appalti, sindacati inascoltati. I temi sono destinati a far parte dell’incontro dell’8 novembre al Mise.

Fiom «Siamo allibiti – comincia ‘il padrone di casa’ Cipolla -, intanto perché tra cariche dello Stato, politici a vario livello, istituzioni e azienda nessuno si è sentito in dovere di coinvolgere i sindacati ed è un fatto probabilmente senza precedenti nella storia dei rapporti territoriali, quindi quelli sindacali, istituzionali, aziendali e industriali. È addirittura paradossale – prosegue – il nostro mancato contributo all’elaborazione di quel protocollo, perché non aver chiamato in causa neppure le Rsu ha significato aver escluso i lavoratori che dovrebbero invece essere i protagonisti anche su questo terreno specifico. Forse non siamo ritenuti all’altezza del tema legalità? Dal 2010 ad oggi abbiamo sollecitato l’azienda a fare luce su innumerevoli questioni poco chiare e abbiamo persino subito minacce di querela. Siamo rimasti quasi sempre inascoltati anche rispetto a proposte di altri protocolli necessari ma nessuno ci ha preso sul serio. Ora siamo prossimi ad un nuovo confronto al Mise e senza dubbio al tavolo denunceremo il mancato rispetto dell’impegno da parte di Ast ad avviare una nuova fase di relazioni».

Fim Sul bersaglio anche Confindustria visto che, come è stato spiegato, è in vigore ad esempio un protocollo sulla sicurezza che in tre rinnovi non ha mai visto la firma delle associazioni datoriali. Dai segretari la richiesta di protocolli su appalti e ambiente ma lo sconforto è unanime: «Siamo stati persino derisi. Che cosa ne pensa la casa madre Thyssen che della partecipazione delle organizzazioni sindacali ha sempre fatto un punto di forza?». Marcelli di Fim senza mezzi termini: «La città rischia il corto circuito, c’è assenza di punti di riferimento a tutti i livelli. Le organizzazioni sindacali che da sempre si sono messe a disposizione per il bene comune città, si ritrovano a margine. Avvertiamo difficoltà di relazioni anche su grandi temi come la Macroregione, c’è dissociazione tra quanto viene detto a Perugia e quanto a Terni. Parlando di siderurgia mondiale, la politica ad esempio su Mes China da che parte sta? Intanto Ast resta al centro dell’economia della città, con lavoratori e sindacati pronti ad accettare la sfida di un cambio di passo ma vanno coinvolti nelle scelte. Per chiudere, fa bene Confindustria a partecipare alla firma per la legalità, ma poi perché si fa rincorrere per le questioni che ci riguardano?».

Uilm «La nostra comunità – attacca Pasini – è piena di contraddizioni anche dal punto di vista politico-amministrativa ma se non sono state coinvolte le Rsu in una partita importante come quella che poteva essere il protocollo di legalità io non credo che sia una contraddizione o una distrazione ma una scelta fatta dalle parti con cognizione di causa, evidentemente si temeva che nella fase preparatoria avremmo inserito altre cose nel documento. Troppo spesso siamo stati derisi e non presi in considerazione se non per ricevere minacce di querela per alcune questioni sollevate; siamo ad un bassissimo livello di relazioni industriali anche su temi di poca rilevanza o problemi di ordinaria quotidianità. Il rifiuto del confronto lascia pensare che ci sia qualcosa da nascondere, basta pensare che per mesi qualcun altro ha lavorato per un protocollo e noi lo abbiamo saputo a firma fatta. Valuteremo il documento nel merito, nel frattempo mi auguro sia vero che, come dice Burelli, le indagini sono acqua passata».

Fismic Olimpieri: «L’aspetto legalità fu trattato dalle Rsu con la Morselli, ci sono dei verbali sottoscritti in passato, gli stessi che avremmo potuto fornire alla discussione per elaborare il protocollo. Invece a me pare che veniamo convocati dall’azienda solo quando serviamo, quando c’è necessità della nostra certificazione. Dal 5 agosto scorso nulla si è mosso per migliorare le relazioni industriali come l’amministratore delegato ci aveva invece assicurato. Ci sono più ombre che luci».

Ugl «C’era persino il sottosegretario di Stato alla firma del protocollo – chiude Francescangeli -, una cosa seria. L’ad mette in campo azioni per favorire trasparenza e legalità ma non coinvolge i diretti interessati e la legalità, sia chiaro, passa attraverso l’ambiente e sono note a tutti le denunce fatte all’azienda su questo versante. Noi cercavamo soluzioni anche in Europa e intanto qui si accavallavano vicende giudiziarie. Ora, che nessuno ci coinvolga per una simile iniziativa è una vera e propria gaffe, un grave errore, qualcuno dovrà risponderne. Di Confindustria va detto che alle sollecitazioni istituzionali risponde prontamente, a quelle sindacali molto meno».

Tk-Ast Nel frattempo è innegabile che alcune positività siano state riscontrate anche dai sindacati: «Ad agosto siamo stati rassicurati sulla fine della ristrutturazione – dice Cipolla -, su mantenimento produttivo e di investimento. Rispetto a tutto questo chiederemo conferma tra un mese al Ministero. Parallelamente però chiederemo risposta sulle criticità, come la gestione degli appalti e gli investimenti sull’area a freddo, chiederemo maggiore attenzione sul commerciale perché sia sempre più efficiente e maggiori riconoscimenti per chi piuttosto che abbandonare la nave con 80 mila euro ha scelto di restare». Ma soprattutto, i sindacati chiederanno come e quando la direzione aziendale intende intraprendere la nuova fase di relazioni industriali che sembrava in parte avviata grazie al lavoro delle Rsu per esempio rispetto allo sblocco delle professionalità, ma evidentemente questo non basta: «I livelli di discussione e interlocuzione sono diversi in un sito così complesso – risponde Pasini – quanto ottenuto dalle rappresentanze sindacali, che lavorano molto bene, era dovuto perché previsto da contratto nazionale (anche se era stato interdetto in fase di accordo ndr). Sulle questioni macro, il confronto è assente. Un ciclo siderurgico articolato come quello di Terni necessita incontri quotidiani, non è mica un magazzino di Superconti e su molte questioni attendiamo ancora risposte, ‘l’amianto’ tanto per dirne una».

@martarosati28

 

 

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