Brunori Sas disegnato da Pampanelli

di M.Alessia Manti

Appunti di vita impressi su agendine. E’ l’essenza della mostra “Blocco Note” di Daniele Pampanelli che verrà inaugurata giovedì sera al teatro Pavone in occasione del concerto di Brunori Sas per la rassegna Gli Incantevoli. Perugino, 38 anni, lavora come art director presso archi’s comunicazione di Perugia. L’abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.

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Di lui dice: «Ho fatto il Liceo Classico, ma scarabocchio da sempre: questo, il fortuito colloquio di mio padre su un treno con una signora sagace e l’Isia di Urbino mi hanno ‘salvato’ da una carriera giurisprudenziale da costituzionalista. Sono così diventato un grafico, formato all’editoria, ho scoperto la fotografia e tanti altri arti visive e i loro maggiori interpreti. Amo e considero la grafica un grande contenitore, e l’opportunità di tenere insieme le cose che più amo fare: disegnare, progettare, scrivere e fotografare, creare e manipolare l’immagine».

Disegnare la musica per?
«Che intendi? Sai, a costo di sembrare superbo, non direi che disegni musica, a meno che non usi questo come metafora per un complimento estremamente lusinghiero, intendendo per musica il ritmo del segno e della composizione. Immeritato complimento invero. Se invece mi stai chiedendo perché disegni su questi blocchetti, non ho una vera e propria risposta. O meglio, non so perché disegni, cosa mi muova. Forse è solo un’urgenza mia. Se mi chiedi perché su agendine ti dico che per un lungo periodo, dopo l’Isia quando ho cominciato a lavorare, non ho mai finalizzato il disegno, e anzi l’ho coltivato sempre meno. Continuavo a scarabocchiare certo, come continuavo a usare il disegno come prima bozza per qualsiasi progetto grafico che poi finalizzavo con il computer.
Poi il corso delle cose della vita e una brutta caduta che mi ha costretto immobile a letto mi hanno fatto prendere in mano un moleskine che mi avevano regalato per la degenza e ho ricominciato.
Le agendine in mostra invece ho iniziato a farmele da sole (perché non ne trovavo in commercio del formato e con la carta che volevo io) per dare un metodo di archiviazione ai miei schizzi. Da quando disegno avrò disegnato migliaia di cose, ma ne avrò conservate una percentuale da partito di sinistra comunista in Italia. Bassissima. Purtroppo. Quindi l’unica cosa che ho pianificato in realtà è di fare agendine per non perdere i miei “appunti visivi”. La caduta che mi ha costretto a letto è arrivata in un momento della mia vita in cui dovevo assolutamente rifare un punto su me stesso, ricapire chi fossi. Ritraendo il mondo intorno e dentro me, ho cercato di farmi un autoritratto. Di ribadire chi fossi. La mia identità.
Il fatto che poi queste agendine siano state compagne fedeli è venuto naturale, così come naturale è venuto disegnare chi vedevo sui vari palchi dei concerti a cui assistevo. Per caso, e molto spesso a caso.

Daniele Pampanelli

Un “disegnatore polaroid”. Ti ritrovi in questa definizione?
Sì, visto che me la sono dato da solo quando mi hanno chiesto due righe di presentazione per la prima mostra di questi sketches che ho fatto a Roma coi ragazzi di “Prodezze Fuori Area” all’inizio del 2011! Al di là di tutto mi ci ritrovo molto, perché amo prendere spunto da quello che vedo in un momento specifico che sto vivendo (ritraendo appunto in diretta quello che ho davanti) e gioca sulla non perfetta affidabilità realistica delle foto polaroid e sul loro essere “subito pronte”, senza sviluppi o stampe come nelle normali foto a pellicola. So da dove parto, ma poi la mano prende il sopravvento e molto spesso l’illustrazione nasce da sé, portandomi in “luoghi” diversi da quelli dai quali sono partito. Come le polaroid, che spesso escono sottoesposte, sovraesposte, sfocate o magari se la carta è vecchia con dominanti di colore inaspettate. Comunque diverse da ciò che uno si aspetta all’inizio. Come nel disegno, chi lo esercita lo sa, la cosa più bella è quando la mano comanda te, quando perdi il controllo e la lasci andare. Vengono fuori cose imprevedibili. E ringrazio dio, ancora in grado di stupire per primo me.

Hai immortalato sulle tua agendine il meglio della nuova musica italiana. Come scegli i tuoi soggetti?
Non li scelgo. Io scelgo di andare a un concerto. Poi di solito mi annoio. O mi diverto molto. In tutti e due i casi spesso tiro fuori l’agendina e disegno. Per passare il tempo. O perché ispirato.
Come dicevo, agendine grandi poco più di un biglietto da visita e che all’inizio mi facevo e rilegavo da solo, sulla mia amata carta copiativa gialla (sono miope e il nero su giallo lo leggo meglio che il nero su bianco).

Qual è stato il primo artista musicale che hai ritratto?
Mirko dei BeeHive forse. Quando ero piccolo. Quella fiamma rossa sui capelli gialli chi non ispirerebbe?

Quale vorresti ritrarre e perché?
Bella domanda! In realtà non so. Tirando fuori dalla gara i gruppi non italiani, ho piuttosto dei rimpianti: non avere visto due o tre concerti che mi sono passati sotto gli occhi (due, Dimartino e Maria Antonietta che ho conosciuto come persone, deliziose, e non ho visto live solo perché mi ha abbandonato il fisico in una gelida serata cosentina!). Ma non è una questione di volere ritrarre. Amo la musica e mi piace vedere dal vivo quello che da disco mi ha interessato. Non ho pianificato i contenuti delle agendine come solo musicali, anzi: chi ha visto i miei scarabocchi sa che la musica occupa una parte grande ma non maggioritaria dei lavori. Ovvio che poi magari questi “ritratti musicali” colpiscano di più, perché lo spettatore conosce quello che vede, e ne apprezza somiglianze e differenze, iperboli e metafore nello schizzo. In più (cosa non da poco) di solito si immedesima con la musica dell’artista, ne diventa fanatico. Quindi restano maggiormente impressi. Quello che con questa mostra vorrei far capire è che queste agendine, questi bloc notes, sono da considerarsi appunti di vita. Non a caso saranno ordinati cronologicamente, dal primo che ho fatto (2008) all’ultimo, ancora non finito. Mi piacerebbe che si vedesse il percorso. A me ancora piace, nel senso che ogni volta che le riordino e risfoglio trovo sfumature diverse e interpretazioni più lucide su determinati passaggi del mio vissuto personale.

Raccontare Gli Incantevoli, da Brunori a Brunori: sappiamo che il cantautore calabrese è stato uno dei primi che hai disegnato nell’edizione del 2009. E’ una coincidenza o un cerchio che si chiude?
Brunori non è stato il primo che ho ritratto per gli incantevoli. Dario (e Dente) sono stati i primi che mi hanno dato un feedback su facebook. Da lì che un po’ è cominciato tutto: si è creato un circolo vizioso/virtuoso che mi ha dato un po’ di visibilità, quantomeno virtuale sui social network.
Chiude un cerchio, sì anche perché come dicevo molto spesso so che diverse persone si aspettano un disegno da me dopo che mi hanno “intercettato” a un concerto e invece, giusto per contrarietà, sto pensando a cose un po’ diverse e di sospendere questo loop (per usare un gioco di parole tra la ripetizione ciclica e il posto in cui ho visto tanti concerti di artisti semisconosciuti). Vorrei non essere prevedibile, almeno per quel che posso.
A Dario però resto molto legato: ho avuto l’occasione di approfondire la sua conoscenza, non mi arrischio a dire amicizia anche se forse sarebbe comunque appropriata come definizione, quella del gruppo che gli sta intorno (Matteo, Dario Della Rossa e Ester, la sua splendida fidanzata Simona e Mirko, Massimo e Stefano) e di lavorare per loro al merchandise che so essere andato molto bene commercialmente.
L’immagine con baffi occhiali e corona di luci di natale/peperoncini che ho creato per loro vedo che la utilizzano un po’ come un logo (vedi ad esempio il bollo sul cd della colonna sonora di “è nata una star”, composta da Dario) e questo nutre il mio già peraltro ipertrofico ego. Purtroppo meno il mio portafoglio!
Mi spiazza questo nuovo tour senza occhiali e baffi: o è un chiaro messaggio di licenziamento nei miei confronti o devo lanciare un appello a Matteo Zanobini di Picicca (detto Iban il Terribile dagli amici) a farmi pensare a nuovo merchandise!
Scherzi a parte Dario è proprio una bella persona, soprattutto fisicamente direi, specie ora che è diventato quasi ascetico nelle scelte enogastronomiche!