di B.M.
Si terrà dal 9 ottobre al 6 gennaio 2016, presso il Guggenheim Museum di New York, la mostra «Alberto Burri: The Trauma of Painting» dedicata al grande Maestro tifernate. Oltre 100 opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani. La mostra è organizzata da Emily Braun, con il supporto di Megan Fontanella e di Carol Stringari, che ha collaborato al catalogo.
L’artista Burri «Alberto Burri: The Trauma of Painting» sarà la prima e più completa mostra mai allestita negli Stati Uniti in oltre trentacinque anni. Una mostra, quella organizzata dal Guggenheim, che elegge Alberto Burri a protagonista della scena artistica del secondo dopoguerra, rivedendo la tradizionale letteratura sugli scambi culturali tra Stati Uniti e Europa negli anni ’50 e ‘60. Burri prese le distanze dalle superfici pittoriche e dallo stile gestuale propri sia dell’Espressionismo astratto americano, sia dell’Arte informale europea, rimaneggiando pigmenti singolari, materiali umili ed elementi prefabbricati. Anello di transizione tra collage e assemblaggio, Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, per citare alcune delle sue tecniche. Ricorrendo a sacchi di juta strappati e rammendati, tele con gobbe in rilievo e plastiche industriali fuse, le opere di Burri alludono spesso a corpi umani, membrane e ferite, ma lo fanno attraverso un linguaggio totalmente astratto. La qualità tattile del suo lavoro anticipa il Post- minimalismo e il movimento artistico femminista degli anni ‘60, mentre i suoi «monocromi materici» rossi, neri e bianchi sfidano i concetti di purezza linguistica e semplificazione delle forme tipici del modernismo formalista americano.
Curatori della mostra Raggruppando oltre 100 opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani, la mostra sottolinea come Burri abbia attenuato la linea di demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, creando una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo, l’Arte Processuale e l’Arte Povera. La mostra «Alberto Burri: The Trauma of Painting» è organizzata da Emily Braun, distinguished professor presso l’Hunter College e il Graduate Center della City University di New York, guest curator del Solomon R. Guggenheim Museum, con il supporto di Megan Fontanella, associate curator per le collezioni e le provenienze del Solomon R. Guggenheim Museum, e da Carol Stringari, vice direttore e conservatore capo della Solomon R. Guggenheim Foundation che ha collaborato al catalogo.
Approfondire la storia di Burri «Attraverso il sapiente lavoro del nostro team, guidato da Emily Braun – ha commentato Richard Armstrong, direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation – stiamo ponendo l’accento su aspetti inediti relativi agli innovativi e sperimentali processi creativi di Alberto Burri. Rianalizzare le mostre e le pubblicazioni del Guggenheim dedicate a Burri nel secondo dopoguerra ci permette di approfondire la nostra storia con questo importante artista. Siamo lieti di poter celebrare il centenario della nascita di Burri attraverso questa importante retrospettiva». La Fondazione Burri ha prestato due opere appartenenti alla propria esposizione permanente: Grande Bianco (1952) e Grande Bianco (1956).
Come è strutturata la mostra L’esposizione si svela al pubblico lungo le rampe del Guggenheim sia cronologicamente sia attraverso le fasi artistiche di Burri, riproducendo il percorso dell’artista attraverso vari supporti, superfici e colori. Nel corso della propria carriera Burri dimostrò infatti un particolare interesse alla storia della pittura, forte di un profondo legame con l’arte rinascimentale dovuto alla sua terra natale: l’Umbria. La mostra sottolinea inoltre il dialogo con il minimalismo americano che ha plasmato le ultime opere dell’artista. Una sezione sarà dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985–89), un memoriale in stile Land Art dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina.
Eventi collaterali L’esposizione sarà accompagnata da una serie di eventi pubblici, tra cui visite alla mostra, film italiani neorealisti e due produzioni di «Theater of War» che prevedono la lettura di opere teatrali della Grecia Classica sul tema della guerra nell’ottica di creare spunti per una discussione sulle ferite visibili e invisibili inflitte dalla guerra. Il 12 novembre presso la Rotunda del museo, il Guggenheim presenterà inoltre una reinterpretazione ad opera della compagnia Tom Gold Dance di November Steps, un balletto del 1973 coreografato dalla moglie di Burri, Minsa Craig, con scenografie e costumi dello stesso artista e musiche di Toru Takemitsu. Tutti i dettagli saranno resi disponibili nei prossimi mesi all‘indirizzo guggenheim.org/calendar.
Prezzi ed orari Gli orari di apertura del museo sono dalle 10,00 alle 17,45, giorno di chiusura il giovedì. Il sabato a partire dalle 17,45 l’ ingresso è a offerta volontaria (formula «Pay What You Wish»). Il prezzo dei biglietti è di 25 dollari per gli adulti, 18 per gli studenti/oltre i 65 anni, gratuito per i soci e bambini al di sotto di 12 anni gratuito.