Nel riquadro Raffaella Presta

di Francesca Marruco

«Quello non è tuo figlio». Sarebbe questa la frase che avrebbe fatto scattare la molla omicida nella mente di Francesco Rosi, il 43enne arrestato per aver assassinato la moglie Raffaella Presta con due colpi di fucile. O almeno questa è la versione che ha dato lui al gip Andrea Claudiani che, nell’ordinanza con cui ne ha disposto la misura cautelare in carcere spiega la versione dell’uxoricida.

La versione di Rosi «Motivo dell’azione – si legge nella sintesi delle risposte rese dall’arrestato– è stato un accesso di ira e dolore di fronte ad una frase dettagli dalla moglie a freddo, mentre lui stava accompagnando il figlio a fare il bagno. La Presta gli aveva detto che quello non era suo figlio, gridando tale farse quando lui era già arrivato in bagno. A quel punto – accecato, aveva preso un fucile che era sotto al letto della camera matrimoniale e aveva sparato». Il fucile, ha spiegato Rosi , era stato messo sotto al letto «insieme ad un altro, carico, anni fa quando la coppia aveva subito dei furti. Ha quindi escluso di essere andato ad hoc a prendere l’arma fuori di casa».

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Gip: «Movente inverosimile» Ma per il giudice che venerdì mattina lo ha ascoltato per quasi quattro ore in carcere, «che l’evento scatenante sia stata la frase riportata da Rosi, detta rabbiosamente e con dileggio dalla moglie» è «inverosimile». Ugualmente, per il giudice, «non è plausibile la tesi difensiva che l’arma – di proprietà del padre – fosse stata tenuta carica per anni sotto al letto, peraltro in presenza di un bambino».

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Fucile era già lì? Secondo il giudice insomma non convince la tesi dell’arma tenuta lì per paura dei ladri, però «non vi sono elementi certi né per negare né per affermare che l’arma fosse sotto il letto», ma il gip Claudiani ritiene invece «altamente verosimile» che «fosse se mai stata prelevata e messa lì senza avvisare il padre e non certo cinque anni prima. E’ quindi desumibile che il fucile era stato preso da sotto al letto o dall’armadio del padre, per commettere il reato».

No premeditazione Non essendo però chiarito quando l’arma è stata presa e quando ha deciso che avrebbe ucciso la moglie, non è configurabile la premeditazione. Anche perché, evidenzia il giudice, è «scarsamente compatibile» con il momento scelto per il reato con il figlio dentro casa. «In caso di premeditazione – rileva il giudice – lo avrebbe verosimilmente allontanato prima del fatto e non dopo, come invece ha fatto».

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Addolorato per il figlio E per quel figlio di soli sei anni che adesso è rimasto praticamente orfano, il padre è «provato e addolorato» e, dice il giudice, «consapevole della gravità del fatto accaduto». Anzi per il giudice, Francesco Rosi nutre anche dei «rimorsi» per il suo gesto. Che per il giudice, in ultima analisi, ha messo in atto con la finalità di «punizione ed estrema sottomisione della vittima, ritenuta da lui infedele».

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