di Francesca Marruco
Malato di possessione. Morbosamente ossessionato dai possibili tradimenti della moglie tanto da aver assunto anche un investigatore privato per farla seguire. Non nasce dal niente l’ennesimo femminicidio che ancora una volta ha macchiato Perugia del sangue di una donna innocente, che purtroppo non si è sottratta in tempo dal marito criminale che le ha sparato addosso a bruciapelo con un fucile da caccia.
Il racconto dell’amica Ha la voce intrisa di tristezza e rabbia l’amica di Raffaella Presta – uccisa mercoledì pomeriggio con due colpi di doppietta dal marito Francesco Rosi – mentre, al telefono con Umbria24 racconta di quando «lui le ha rotto un timpano». «E’ successo nel giugno scorso, non era la prima volta, ma sicuramente fu la più grave. Raffaella non si fece neanche vedere in ospedale, l’avevano convinta a non andarci perché la famiglia del marito era molto conosciuta». L’amica dell’ultima vittima di un uomo incapace di amare, adesso si rimprovera per non essere intervenuta in maniera più decisa:«una volta mi sono anche arrabbiata con lei, l’ho costretta a dirmi cosa stesse accadendo. Quando ci fu l’episodio del timpano rotto le ho consigliato tanto di denunciarlo, ma lei era tenace e forte, molto riservata anche e ha deciso di fare di testa sua. E anzi, dopo quell’aggressione, per compiacere Francesco decise di non andare neanche più a lavorare. Perché lui non voleva».
VIDEO: LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO FATTA DAI CARABINIERI
Le apparenze ingannano La donna, che ha detto di averle voluto bene come ad una figlia, puntualizza che l’episodio del timpano non fu l’unico. Francesco «l’aveva picchiata anche altre volte. Era dalla fine dello scorso anno che avevo notato qualcosa di strano in Raffaella». E prima di ricevere la confessione dell’amica, le aveva anche detto che il marito sembrava «stupendo». E Raffaella le aveva risposto che «le apparenze ingannano». Raffaella lascia un bambino di sei anni. E’ per lui che Raffaella aveva scelto di lavorare solo di mattina e poterlo seguire nel pomeriggio. Per compiacere il marito alla fine però aveva deciso di abbandonare del tutto il lavoro. Era giugno. Cosa è accaduto in questi mesi che hanno preceduto la sua esecuzione con due colpi di fucile durante l’ennesimo litigio è ancora da stabilire con certezza. Di certo c’è che una vicina di casa li sentiva litigare e urlare praticamente tutte le mattine. Fin quando dalle urla, Francesco non è passato alla più terribile delle azioni: ha imbracciato un fucile da caccia e le ha sparato addosso.
Non c’è comprensione per queste vicende. Non c’è comprensione per chi ammazza, non c’è la comprensione in generale del fatto che il vero pericolo è la violenza in sè e la violenza si sa non alberga o nell’Uomo o nella Donna, ma alberga indistintamente nell’uno o nell’altra. Veronica Panarello la mamma del piccolo Loris è la prova vivente che queste cose avvengono. La cronaca è ricca di dolori molteplici ma è indispensabile fare un passo avanti e comunicare a guardare da un altro punto di vista la violenza familiare che ha molteplici risvolti. Almeno per smetterla di puntare il dito SOLO ed unicamente su una delle due figure genitoriali !!!!
Roberto la invito a contattarmi alla mia mail marrucofrancesca@gmail.com per approfondire il suo pernsiero.
Salve, intanto le lascio la mia mail personale che non so se compariva nell’articolo: r.castelli.posta@libero.it, la contatterò a breve, buona serata
Medioevo
Analizza le statistiche e poi pensa
Solo una cosa, non usate questo termine femminicidio, non si può sentire. La signora che riposi in pace, peccato che non è riuscita a difendersi prima.