di Francesca Marruco

Sarà solo l’esame approfondito delle ferite che hanno causato la morte di Anna Maria Cenciarini ad escludere definitivamente l’eventualità, ormai ancor più remota, che la povera donna si sia uccisa da sola infliggendosi circa una decina di coltellate tra il collo e il torace, come sostiene il figlio indagato per omicidio volontario aggravato che dice di aver visto la madre accoltellarsi mentre era in cucina.

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Non risponde ai magistrati Il giovane Federico Bigottti, che martedì pomeriggio ha ricevuto un avviso di garanzia e davanti ai magistrati Antonella Duchini e Carmen D’Onofrio, accompagnato dai suoi legali Vincenzo Bochicchio e Francesco Areni si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha infatti detto di aver provato a disarmare la madre, ma di non esserci riuscito ( nonostante sia un ragazzone alto e robusto) e anzi di essersi messo paura ed essere tornato poi in camera sua.

L’AVVOCATO DI BIGOTTI: «E’ INDAGATO SOLO LUI»

Gli abiti sporchi Quando i carabinieri del reparto operativo di Perugia sono arrivati sul posto perché chiamati dai sanitari del 118, hanno trovato Federico e il fratello Christian con gli abiti ancora sporchi di sangue della madre e glieli hanno sequestrati. Christian dice di aver provato a soccorrere la madre non appena arrivato nella casa di Varesina, Federico invece di avere provato a salvarla da se stessa, ma senza esito.

Prima ricognizione cadaverica  Martedì sera, dopo l’interrogatorio che non c’è stato, i medici legali Laura Panata e il professor Mauro Bacci, insieme al consulente di parte del giovane indagato Sergio Scalise, hanno proceduto ad una prima ricognizione esterna del cadavere, che avrebbe evidenziato tante lesioni sul corpo di Anna Maria. Molto probabilmente davvero troppe e troppo ‘anomale’ per appartenere alla mano di un aspirante suicida. Sempre che poi sia tecnicamente possibile, cosa che verrà stabilità dall’inclinazione e dal tramite delle ferite.

IL FIGLIO INDAGATO ALL’USCITA DALLA PROCURA DI PERUGIA

La ferita al mento C’è quella al mento della donna che è difficilmente spiegabile con un suicidio, mentre invece calza a pennello con la tipologia di ferita di quando un assassino colpisce e la vittima prova a sottrarsi ai colpi. O forse una ferita inferta in segno di disprezzo. Ancora presto per dire con certezza. Di certo la, seppur legittima, decisione difensiva di avvalersi della facoltà di non rispondere non avvalora la versione che il ragazzo ha voluto dare subito. Di certo, l’evidente strategia di attendere di capire se i medici legali escluderanno al cento per cento, o lasceranno un pertugio per l’ipotesi suicidio, verrà debitamente considerata.

Gli accertamenti Ma le indagini, che forse mai come questa volta sono appese – almeno allo stato attuale – alle conclusioni medico legali, vanno avanti a spron battuto. I militari hanno sentito persone per tutta la giornata e certamente stanno portando avanti gli accertamenti tecnici, a partire dall’analisi dell’arma del delitto e degli indumenti dei figli della vittima. Le macchi di sangue infatti, così come un cadavere, possono dire ancora molto.