L'ospedale di Terni

di F. T.

La lettera dell’azienda ospedaliera di Terni, che non lascia spazio a molti dubbi, è stata recapitata qualche giorno fa: poco prima – non un caso – della fine della sospensione di 60 giorni dall’attività di medico pubblico, imposta dal gip del tribunale di Terni.

Licenziamento in arrivo Per Paolo Ronca, il medico 56enne arrestato lo scorso 23 settembre dalla Digos, si profila il licenziamento dopo 27 anni di lavoro all’interno dell’ospedale. Il professionista – tornato in libertà due giorni dopo il ‘blitz’ degli agenti – era stato sorpreso in flagrante, mentre incassava una mazzetta da 300 euro da una paziente di nazionalità straniera. Soldi che sarebbero serviti a saltare le liste di attesa e ad ‘accelerare’ i tempi di un intervento chirurgico.

LE INDAGINI RACCONTATE DALLA DIGOS

L’ospedale è deciso In base al procedimento disciplinare avviato all’indomani dell’arresto e incentrato sull’episodio di concussione ammesso dallo stesso medico davanti al gip, l’azienda ospedaliera avrebbe infatti deciso di dare seguito al provvedimento più drastico previsto in casi del genere: il licenziamento.

Lettera ‘pesante’ La comunicazione, come detto, è arrivata un paio di giorni prima del termine della sospensione di due mesi dall’attività di medico pubblico, l’unica misura applicata dal gip in seguito all’udienza di convalida dello scorso 26 settembre e per la quale non è stata chiesta alcuna proroga. Senza quella missiva, in pratica, Paolo Ronca sarebbe potuto tornare al lavoro presso la medicina generale del Santa Maria. Ma è facile immaginare l’imbarazzo di fronte a una situazione del genere.

L’avvocato In relazione al licenziamento, il legale del medico – l’avvocato Roberto Spoldi del foro di Terni – parla di decisione «assolutamente fuori luogo e sproporzionata rispetto all’unico fatto contestato dall’accusa. Sarebbe bastata una semplice sospensione – spiega – e la decisione dell’azienda verrà sicuramente impugnata di fronte al giudice del lavoro». Per l’avvocato Spoldi, «per come si va definendo realmente la vicenda, il medico, incensurato, rischia di pagare un conto molto più pesante rispetto all’effettiva consistenza delle contestazioni penali. Una sproporzione evidente che non possiamo che stigmatizzare».

L’ospedale tace Interpellata sulla questione, l’azienda ospedaliera si trincera – almeno per il momento – dietro un ferreo «no comment». In occasione del blitz dello scorso settembre, il direttore generale Andrea Casciari aveva spiegato che l’ospedale si sarebbe «tutelato legalmente come parte lesa nelle opportune sedi giudiziarie».

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